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Location 8.0
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Ambiente 7.0
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Cortesia del personale 8.0
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Competenza del personale 8.5
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Organizzazione 7.0
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Immagine aziendale 7.5
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Qualita/Prezzo Vini 7.2
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Le Classificazioni Degli Utenti (0 Voti)
0
Aspetti Positivi:
qualità dei vini, filosofia aziendale, sito web, grafica etichette, ottima l'accoglienza, molto cortesi e disponibili i titolari, positiva la scelta di piantare l'autoctono Raboso in sostituzione del Cabernet sauvignon.
Aspetti Negativi:
cantina molto essenziale si sente l'assenza di una barricaia o cantina di rappresentanza che l'azienda meriterebbe, ingresso da valorizzare con nome azienda ricercato e ben visibile.
Nome:
Dalle Ore società Agricola
Vini Bianchi
Chardonnay (100% Chardonnay); Mappale 77 (50% Chardonnay, 45 % Pinot Grigio e 5% Riesling); Garganica (100 % Garganega rifermentata in bottiglia); Riesling (100% Riesling Renano); Pinot Grigio (100% Pinot Grigio);
Vini Rossi
Cabernet Franc (100% Cabernet Franc); Cabernet Sauvignon (100% Cabernet Sauvignon); Pinot Nero (100% Pinot Nero);
Spumanti Metodo Classico
Torque metodo classico millesimato (100% Durella)
Spumanti Metodo Charmat
Metodo Italiano (Martinotti) Lungo: Calesio (100% Durella); Metodo: Rifermentato in Bottiglia: Klos (100% Cabernet Sauvignon);
Ettari Vitati
15 ettari (di cui 4,5 di Durella, 2,0 Cabernet Franc, 1,50 Cabernet Sauvignon-espiantato in autunno il terreno riposerà circa 2 anni prima del nuovo impianto-, 0,70 Riesling, 2,10 Pinot Grigio, 1.5 Chardonnay, 1,0 Garganega, 1.70 Pinot Nero ) di cui 3 ettari tra Durella e Pinot Grigio sono nuovo impianto. Il Nuovo impianto di Raboso Veronese sarà di circa 1,50 ettri
n° Bottiglie per Anno
60.000
Ristorazione_:
NO
Pernottamento:
NO
Organizzazione:
7.0
DALLE ORE …..una realtà felice nelle Colline di Trissino!
La piacevolezza di scrivere recensioni sui vini degustati, spesso consente di tornare ad assaggiare gli stessi delle nuove annate. Una di queste, dedicata a uno spumante a base di Durella (TORQUE Durello Metodo classico Pas Dosé 2014) , uva a bacca bianca (il vino la potete leggere sul nostro sito digitando “vini Metodo classico”, mentre per l’uva digitando “scritti di vino”!!) associata al percorso conoscitivo del territorio della Lessinia, ha dato la possibilità allo staff dell’Indovino di visitare un’azienda biologica certificata dal 2010, con dettami biodinamici, collocata sui Colli di Trissino (VI), in località “La Bertolà”; una realtà che seguiamo da svariati anni, riconoscendone la crescita positiva di anno in anno…ci siamo recati presso l’azienda Dalle Ore di proprietà di Marco, Vittorio e Luciano Margoni Dalle Ore , i pronipoti di Girolamo che nel 1903 acquistò la tenuta.
Trissino, definito ufficialmente dal Consorzio tutela vino Lessini Durello, un Cru (“uno dei 15 Cru della zona”), si trova nell’ultima propaggine dei Monti Lessini, la cui caratteristica geo-pedologica ha una connessione molto forte con la medesima ubicata nei vicini Comuni di Roncà e Monteforte, specialmente verso la parte più alta dei Lessini, ove si trovano rocce vulcaniche effusive, basalti, tufi e terreni argillosi profondi piuttosto compatti. Diversamente nella zone vicine all’azienda Dalle Ore troviamo prevalentemente formazione calcaree alluvionali… potremmo definirla una particella vulcanica nel bel mezzo del territorio calcareo!
Un territorio di grande vocazione per la viticoltura, ma che dai primi dell’800 è stata abbandonata, come tutta l’agricoltura della zona, quando il Conte Marzotto ha aperto la prima fabbrica di tessitura e laniera a Valdagno con annesso quartiere, un borgo sito al fondo di una vallata a 10-15 km da Trissino, richiamando tutta la manodopera locale, attirata da stipendi fissi, contributi e sanità pagate. Nelle vecchie foto, si possono ancora vedere le centinaia di persone a piedi o in bicicletta che alle 6.00 di mattina e di sera, formavano lunghissime code, nella strada statale per Valdagno.
Una zona agricola abbandonata che ha rischiato di perdersi anche nei testi, nelle testimonianze enologiche ma, come ci racconta Marco, ha dato il vantaggio di ritrovare nel tempo, un territorio vergine, incontaminato ricco di vecchi boschi e prati stabili.
Quando arriviamo è già buio, all’orizzonte riusciamo a intravedere il paese sottostante in cui le costruzioni e le nuove fabbriche sono nate come satelliti all’avvento di Marzotto, mentre attorno a noi, a 300m s.l.m di altitudine, troviamo la pace, un angolo di Paradiso, dove il bosco e i prati si fondono assieme ai 23 ettari aziendali di cui 15 interamente vitati.
Le uve coltivate sono in prevalenza Durella (4 e 1/2 ettari), Garganega, Chardonnay, Riesling renano, Pinot grigio, Pinot nero, Carmenere e Cabernet Franc, quest’ultimo piantato 4 anni fa in sostituzione di vecchie vigne miste, con una selezione massale derivante dalla Valle della Loira, oggi in affinamento in cisterna per il primo anno.
ED ORA UNA NOVITA’ ASSOLUTA PER VOI: Marco ha estirpato recentemente un’ettaro e mezzo di Cabernet Sauvignon con l’idea di piantare “l’autoctono” Raboso Veronese ( esclusivamente per selezione massale* ) , un vitigno a bacca nera resistente che consente pochi trattamenti, ma soprattutto un vitigno autoctono dalla maturazione tardiva e acidità meno vigorosa del Raboso Piave, peculiarità che dona vini “particolari”, molto apprezzati e richiesti dal mercato nel mondo dei vini naturali. Cosa potrà sostituire? MAh?….lo scopriremo tra qualche tempo! Un’ultima vigna storica di Raboso Veronese piantata ancora dal nonno di Marco, trova dimora nel colle sottostante la cantina, ed è stata in parte utilizzata come selezione massale. Lo stesso non ha espiantato il vitigno Raboso perchè dal vitigno non si creavano vini interessanti, anzi se vedete l’etichetta “antica” l’indicazione del vitigno RABOSO è a caratteri cubitali; è stato il consorzio dell’epoca , che come tanti altri, specialmente in Provincia di Vicenza, spingeva per la sostituzione degli autoctoni con vitigni francesi (in particolare il Raboso che maturava troppo tardi per i tempi stretti della cantina consortile), al fine di soddisfare il mercato…non critichiamo con troppa facilità…allora andava così…era sopravvivenza, necessità!
*La selezione massale prevede la riproduzione per talea , utilizzando una selezione delle migliori piante della vigna stessa, , con lo scopo di mantenere la massima variabilità genetica all’interno della stessa varietà di vite. Il risultato è avere piante con diverse caratteristiche fisiologiche e produttive: dalla resistenza allo stress idrico, alla resistenza alle malattie, al periodo di maturazione dell’uva, fino alla dimensione e caratteristiche del grappolo.
Sette etichette proposte ad un mercato che sino a due anni fa era esclusivamente regionale, ora in espansione negli Stati Uniti, Canada e Giappone, merito di tutta la famiglia ma anche dell’enologo Franco Giacosa che ha dato importanza all’azienda, trasmettendo le sue esperienze, ed il suo credo alle persone che hanno saputo ascoltarlo, soprattutto Benedetta, il probabile futuro…. pardon,… il proseguimento aziendale come ci suggerisce la figlia.
La trentenne Benedetta, oggi iscritta all’Agraria, non ha mai valutato di affiancare il padre, decidendo di trasferirsi all’estero per fare tutt’altro lavoro. Recentemente, durante le ferie, tornata a Trissino, trascorre il suo tempo in vigna, aiuta i collaboratori durante le potature, la vendemmia, le vinificazioni, sino alla ripartenza; dopo qualche tempo, telefona al padre comunicandogli le proprie intenzioni, lasciandolo stupefatto positivamente in quanto non avrebbe mai pensato che l’azienda sarebbe continuata con la quinta generazione.
Una cultura enologica basata sul rispetto dell’ambiente, grazie anche alla situazione “privilegiata” di un territorio spontaneo, in cui il bosco è in equilibrio con gli organismi viventi, in particolare il mondo degli insetti; quando si mette a dimora una vigna, che in percentuale non ha una pressione monoculturale importante, riesce a comunicare in simbiosi con l’ambiente che la circonda, una situazione in cui vi è un interazione naturale e di sostentamento reciproco.
L’azienda è certificata biologica, anche se Marco è un pò critico con parte di questo mondo, ritiene infatti che ci sia stata un evoluzione negativa, in cui troppe persone sono entrate in questa realtà senza un etica precisa, supportate dalla grande industria enologica che ha creato loro una serie di prodotti di origine organica atti a consentire la certificazione, di fatto permettendo di operare con i metodi bio nello stesso modo in cui lavoravano in convenzionale, mantenendo di fatto la loro medesima mentalità. Il Biologico, deve essere uno stile di vita, una particolare sensibilità verso l’ambiente, un rispetto della natura in senso ampio che rapporta l’intero ciclo produttivo-vitale dell’intera filiera produttiva, un po’ di Amore per chi berrà il tuo Vino!.
I sistemi convenzionali, spesso impoveriscono le piante, mediante continue concimazione dei terreni, che contenendo minerali, assorbono sempre più acqua, che gonfiando gli apparati delle vigne, le rendono maggiormente soggette a funghi e batteri. Conseguentemente saranno necessari interventi con prodotti sistemici per i trattamenti fogliari, che di fatto sterilizzeranno i terreni, portando le piante a meri palcoscenici sostentati artificiosamente.
Invece di ammettere colpe, di ritornare sui propri passi, di portare le piante a ricreare una capacità autonoma e di sviluppare naturalmente delle maggiori difese immunitarie, la grande industria vivaistica, ha creato i così detti “Piwi” o vitigni resistenti; piante dal DNA modificato resistenti in particolare alle malattie crittogame (fungine), che producono una nuova tipologia di uva, con varietà create in laboratorio dall’uomo dai nomi più svariati e bizzarri, dando origine a vini dai sapori non riconoscibili, e rischiando di far estinguere l’identità genetica naturale, in quanto tali vitigni resistenti spesso non sono sterili, e quindi con capacità ibridativa spontanea.
Marco e Benedetta considerano la loro cantina come un reparto di ostetricia enologica, non un reparto di produzione qualunque, ma di avere la possibilità di far “partorire naturalmente l’uva” che giunge in cantina, generando il proprio essere più intrinseco, esprimendo fino in fondo tutte le potenzialità. Convinzioni nate anche dal rapporto con l’enologo Franco Giacosa, considerato un amico, il quale ha trasmesso le proprie esperienze enologiche oggettive e pratiche, senza troppe poesie.
Approfittiamo della piacevole chiacchierata per sentire cosa ne pensano dell’utilizzo dell’anfora: loro considerano questa filosofia una forma di sperimentazione, in cui non è possibile estrarre le caratteristiche migliori dei vini, a causa anche di probabili ossigenazioni scorrette, non a caso continua Marco dopo l’epoca romana, i contenitori in cotto sono stati sostituiti con quelli in legno e poi con in cemento, vetroresina e acciaio.
E l’amico Dalle Ore continua… non bisogna seguire le mode, fare i fenomeni quando in realtà bisognerebbe seguire i concetti di enologia fatta di corretta gestione biologica del vino dall’inizio alla fine; i vini “naturali” sono tali attraverso le conoscenze importanti apprese in vigneto e cantina negli anni di esperienza, per cercar di ottenere il miglio risultato possibile.
Dall’uso delle anfore ai vini macerati…Benedetta parla degli orange wine per noi definiti più correttamente Ambra Wine, i suoi vini preferiti, in particolare il Klos, un rifermetato in bottiglia aziendale di Cabernet Sauvignon….esaurito…anche per noi ..sigh..sigh. Quest’ultimo “modo” d’interpretare il vino, si potrebbe definire una creazione della nuova corrente “giovanile” (seppur spesso è più una riscoperta della vinificazione dei nostri bisnonni) che sovente ha portato a divergenze di vedute tra generazioni, in cui quella del padre e del nonno hanno vissuto esperienze del vino rustico del fattore, arrivando (i più avveduti) poi negli anni duemila nell’abbracciare la filosofia innata del Biologico. Al contrario le nuove generazioni, con l’aumento dei piccoli produttori dei vini naturali, sovente non figli d’arte e improvvisati, che sperimentano più per moda che per conoscenza, hanno subito molta confusione, soprattutto nell’interpretare e non riconoscere i difetti nei vini, come la riduzione, l’acetica, il brett, interpretandoli spesso come caratteristiche peculiari del vino stesso e non come reali problemi, anzi definendoli in modo ganzo “vini funky”.
Lei stessa, nonostante figlia di un produttore Biologico, ha avuto inizialmente alcune difficoltà nell’approccio verso la comprensione della filosofia dei vini naturali; successivamente Benedetta ha realizzato che anche in quel modo esistono realtà molto molta valide, realtà emergenti e realtà astratte….definite impropriamente Anarchiche ! Impariamo così due nuovi termini utilizzati dai giovani d’oggi: vini “funky”, definizione oggettiva del vino, in cui lo stesso ha problemi, soprattutto di riduzione e acetica o brett; spesso utilizzato come termine cool per nasconde un vino riuscito male; vini “pop”, definizione che indica che stai “trincando” un vino considerandolo però come una semplice bevanda, magari dai toni colorati particolarmente accesi.
Un cin cin, inaugura la nostra degustazione nella piacevolissima sala della vecchia casale restaurato:
TORQUE Durello Metodo classico Pas Dosé 2015
100% Durella – 45 mesi sui lieviti – sboccatura 25 novembre 2019
Utilizzo del protocollo apportato da Franco Giacosa (enologo aziendale) inerente alla preparazione dei mosti fiore di Bordeaux – massima attenzione al momento di raccolta in cui l’acidità è elevata (valore 10) e il Ph basso (valore 2,9) – uva selezionata direttamente in vigna – maturazione ottimale – pressatura soffice con grappolo interro- fermentazione spontanea senza solforosa aggiunta – sosta sulle fecce fini per 6 mesi – tiraggio – rifermentazione nei cestoni , minimo 36 mesi.
Luminosa veste oro in cui il perlage si mostra armonioso ravvivato da bollicine di grande finezza. I profumi delicati e intensi di fiori bianchi, pompelmo rosa, timo e toni sulfurei, si concedono al sorso fruttato. Avendo degustato l’annata 2014, come precedentemente accennato (potete trovarla sul nostro blog nella sezione vini metodo classico), notiamo una spalla acida maggiore che dona piacevolezza e una bevibilità inizialmente timida ma che sprigiona ampiezza e struttura durante il percorso gustativo. La persistenza si fa via, via più elegante, mantiene l’armonia di un vino gastronomico che se togliessimo l’effervescenza apparirebbe come un vino bianco fermo di tutto rispetto.
Secondo Marco la Durella ha un carattere indipendente, e da la massima espressione se vinificata in purezza, nonostante il disciplinare consente l’utilizzo del 15% di altre uve bianche sia locali che francesi; infatti se tagliata, è come se si offendesse, se facesse la preziosa e si concedesse solo in parte, come una dama bianca, per poi non esprimersi al meglio nel Metodo classico. Prosegue aggiungendo che non è certo un’uva facile da vinificare, specialmente se in purezza, ma dona grande soddisfazioni quando riesce la quadratura del cerchio…
MAPPALE 77 Igt Veneto 2019
50% Chardonnay – 45% Pinot grigio – 5% Riesling – vigna identificata dal mappale 77 di età 10 anni allevate a doppio guyot – 12,5% vol. – imbottigliato a fine febbraio 2020 – vigne di 10 anni – guyot – acciaio
Colpisce subito il naso che si mostra intrigante nelle varie espressioni varietali; l’eleganza agrumata e la dolce nocciolina dello Chardonnay avvolge i frutti rossi del Pinot grigio. Ma è il Riesling che cattura la nostra attenzione, nonostante la sua discreta presenza, esprime i sentori evolutivi di idrocarburo, pietra focaia. La gioventù del vino, si avverte al primo sorso, le note alcoliche sono in cerca di equilibrio come la struttura che si avverte potente, in fase crescente, in prospettiva, mantenendo lo stile di eleganza e pulizia durante il percorso, concedendo naturale espressività alle sue uve.
RIESLING Igt Veneto 2016
100% Riesling renano – Acciaio – ultima annata prodotta; il primo vigneto è stato piantato da Girolamo Dalle Ore, seguito da un’attenta selezione massale che lo ha reso il più importante della Bertola. è stato espiantato per flavescenza dorata; recentemente sono state posizionate nuove barbatelle che daranno i loro frutti fra qualche anno.
Osserviamo la luminosa veste paglierina con sfumature verde oro, anticipa sensazioni fresche e giovani che si scopriranno nel tempo. L’aspetto olfattivo si presenta nel suo essere un Riesling renano, note agrumate di pompelmo rosa, cedro, mandarino svelano sensazioni di pietra focaia pronte a comunicare l’evoluzione, mantenendo note di erbe aromatiche fresche, le stesse che ritroviamo al palato. L’ingresso è verticale per l’acidità irruente, ma è la prima impressione, diminuisce durante il percorso, attenuata da una morbidezza che accoglie il degustatore nel perfetto equilibrio e armonia, donando grande bevibilità. Un vino camaleontico, che muta a ogni olfazione ma soprattutto nella degustazione gustativa.
PINOT NERO Igt Veneto 2018
100% Pinot Nero da selezione massale francese di Guillame – vigne di 5 anni su una collina ventilata che mantiene le uve asciutte soggette a oidio – rese 40q/ha – pigia diraspatura – fermentazione nei tini tronco conici acciaio – 12 mesi di maturazione in botte di Slavonia di 10 anni da 30 hl – 4000 bottiglie
La soddisfazione di Marco e anche la nostra, mentre con il calice in mano, il ricordo della Borgogna si esprime all’olfatto. L’eleganza del Volnay* si pone nel fiore della viola, mentre percorriamo attraverso la ciliegia, ribes, fiori rossi la strada che conduce a Pommard*. Ed è a Pommard* che ritroviamo il sorso strutturato, quasi sanguigno, la freschezza della marasca avvolge il palato nell’avvolgente e morbida armonia che il tannino fine e setoso mostra al degustatore, mentre la chiusura fa ritorno a Volnay*, verso la lunga persistenza. Un Pinot Nero dalla struttura corposa ed elegante come un uomo di classe.
*famose località in Borgogna nella Ccote de Nuits, particolarmente vocate per il Pinot Nero.
CABERNET SAUVIGNON Igt Veneto 2018
100% Cabernet Sauvignon – pigia diraspatura – fermentazione nei tini tronco conici acciaio – 12 mesi di maturazione in botte di Slavonia di 10 anni da 30 hl
La concentrazione materica del nettare di colore rubino, mostra carattere e struttura. Le note di marasca e mora di rovo alzano il sipario in cui pepe nero, maggiorana, noce moscata sono gli attori principali mentre un sottofondo balsamico chiude l’atto. Il sorso si pone fresco ed erbaceo, esprime gioventù attraverso i tannini ancora spigolosi. Il corpo mantiene il suo equilibrio grazie alle morbidezze dell’estratto che si fondono nella corretta parte alcolica. La lunga persistenza dalle note pepate ed erbacee, lascia il ricordo tannico di gioventù.
Un giro in cantina è d’obbligo…posto in adiacenza alla vecchia casa di famiglia restaurata, un grande capannone accoglie tutto il ciclo di produzione dei vini; davanti a noi, i recenti tini troncoconici di acciaio in cui fermentano i vini rossi (in sostituzione degli storici tini troncoconici in rovere), una scelta consapevole del materiale, per consentire una sana e maggiore pulizia del vino e del contenitore, ed a parola di Marco, che risultano maggiormente performanti nelle vinificazione rispetto ai precedenti i legno. Vicino, alcuni fermentini ospitano i vini che stanno affinando e ….glu glu glu la Garganega macerata 2020 finisce nel nostro bicchiere!!! Ma non vogliamo svelarvi nulla, questa degustazione sarà una futura sorpresa per voi……..
Ci congediamo, entusiasti dei racconti e degli scambi di opinione che abbiamo avuto con Marco e Benedetta, soprattutto nel trovarci d’accordo su molti temi….a noi particolarmente cari..e per la gentile accoglienza riservataci nonostate la nostra classica improvvisata. Ci ha colpiti positivamente, osservare il rapporto tra padre e figlia, nel constatastare lo scambio d’indee, d’insegnamenti reciproci tra due generqazioni molte diverse, che si trovano a confronto mantenendo l’analoga filosofia ed il proprio credo.
13-01-2021
Per L’Indovino Maura Gigatti
e L?INDOVINO
La fortuna e cieca…e proprio ieri L?Indovino ospite presso l’enoteca Il Vigneto chiamato Italia a Vicenza (ringraziamo il titolare Jacopo Cattin per la gentile accoglienza), ha causalmente degustato il vino ultimo nato in casa Dalle Ore e preferito da Benedetta:
KLOS 2019
100% Cabernet Sauvignon – macerazione a freddo sulle bucce per 48 ore, fermentazione senza uso di lieviti selezionati in acciaio inox, spumantizzazione sui lieviti in bottiglia, senza aggiunta di anidride solforsa, senza lieviti di rifermentazione, non filtrato.
Il granato medio velato dai riflessi luminosi rotea nel calice, il mio naso scopre note di fragola di bosco matura, che poi evolvono in marasca con tocchi di rosmarino, le labbra si adagiano nel bordo del calice, il vino score avvolgendo lingua e palato esprimendo un ingresso di testa piccola, per poi ampliarsi nel bel corpo, con una bollicina sottile, spumosa, fresco e dal frutto rosso delicato come la ciliegia ferrovia, con velati sbuffi tannici, con una coda spessa da rosso e lunghissima piuttosto sinuosa, dai sentori di uva spina rossa, carruba, pepe bianco e zenzero.
Un rifermentato piacevole, fresco… un beverino Rosso di Rosso!
13-01-2021
L?INDOVINO