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Location 9.0
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Ambiente 9.0
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Cortesia del personale 8.0
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Competenza del personale 8.0
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Organizzazione 7.0
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Immagine aziendale 6.5
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Qualita/Prezzo Vini 7.0
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Le Classificazioni Degli Utenti (0 Voti)
0
Aspetti Positivi:
la location unica nei prssi dei castelli di Romeo e Giulietta, le grotte dove affinano i vini, la valorizzazione del vitigno pinot bianco in terreni vocati, la volontà di produrre solo metodo classico, i lunghi affinamenti sui lieviti, la scelta senza compromessi di non dosare i propri vini, la cortesia ed ospitalità, la qualità dei vini.
Aspetti Negativi:
la cantina di produzione, in particolare l'ingresso, indicazioni stradali assenti, le etichette da valorizzare e ricercare ulteriormente.
Nome:
Bellaguardia Società Agricola s.s
Vini Bianchi
NO
Vini Rossi
NO
Vini Rosati
NO
Spumanti Metodo Classico
1920 VSQ Pas Dosè (100% Pinot Bianco- 36 lieviti); Extra Brut VSQ (60% Pinot Bianco 40% Durella-48 mesi sui lieviti); Zero VSQ (60 Pinot Binco 40% Durella - 56 mesi sui lieviti) ; Montecchi millesimato pas dosè ( 100% Durella -66 mesi sui lieviti) Romeo il Durello del Castello-Riserva 10 anni-Lessini Durello (100% Durella- oltre 80 mesi sui lieviti) ; Bellaguardia Capuleti Rosè VSQ (100% Pinot Nero -36 mesi sui lieviti)- Bellaguardia Riserva Mario 1995 (60% Pinot Bianco-40% Durella)
Spumanti Metodo Charmat
NO
Ettari Vitati
12 ettari ( 3,5 ha Durella-1,0 ha Pinot Nero 5,50 ha Pinot Bianco, 2,0 ha Cabernet Sauvignon)
n° Bottiglie per Anno
35.000/anno
Ristorazione_:
NO
Pernottamento:
NO
Organizzazione:
7.0
Le Bollicine nelle “Craie” Venete
Dicembre è il mese che scandisce il tempo, l’attesa dell’inverno, attraverso piatti più elaborati e vini più corposi. Sono le bollicine a regnare sulle tavole, indiscusse regine durante i pranzi o le cene a base di pesce, che invitano allegramente a continuare la festa in compagnia. Sono proprio le bollicine, le protagoniste che ci accompagnano nel nostro viaggio, in un panorama incontaminato, quasi impervio, in cui le ripide pendenze e le particolari caratterizzazioni climatiche determinano una stretta simbiosi con un vitigno antico, che cattura i tratti minerali calcarei, l’autoctono Durella.
Vitigno a bacca bianca, la sua spiccata acidità lo rende particolarmente adatto alla spumantizzazione, attenuata da altri due vitigni internazionali come il Pinot nero ed il Pinot bianco; la tenuta si trova nel Comune di Montecchio Maggiore (VI) nelle alte vallate delle ultime propaggine dei Monti Lessini, tra le Province di Verona e Vicenza.
Sono dedicate due Doc ai metodi di spumantizzazione:
Lessini Durello Doc (metodo Italiano o Martinotti )
Monti Lessini Doc (metodo classico – min.24 permanenza sui lieviti- 36 mesi menzione Riserva )
Protagonista del nostro racconto è la Durella metodo classico, in purezza o in uvaggio con il Pinot Bianco, altro vitigno che caratterizza questa singolare cantina … ma con qualche sorpresa.. .controlliamo la batteria dei nostri computer e notebook , saliamo in macchina, la voce gracchiante del navigatore ci comunica che abbiamo mezz’ora di viaggio, componiamo il numero di telefono dell’azienda per comunicare il nostro arrivo …con il nostro usuale preavviso praticamente inesistente al fine di rendere la visita più spontanea…per questo ci scusiamo nuovamente con il produttore!
Incontriamo Isidoro Maccagnan, proprietario e responsabile commerciale dell’azienda, al parcheggio nei pressi del Castello di Bellaguardia comunemente noto come Castello di Romeo, in uno dei due ingressi della antichissime cave di Pietra di Vicenza, risalenti all’ epoca romana, fra il 2° e 4° sec. d.c. Uno dei due famosissimi castelli che con il Castello della Villa, comunemente chiamato Castello di Giulietta, rappresenta la storia di due famiglie del XIV sec., i Capuleti e i Montecchi. Per generazioni si sono osteggiate, con intrighi e lotte, tanto che nel 1531 il vicentino Luigi Da Porto (Vicenza, 1485 – Vicenza, 10 maggio 1529) scrisse la novella Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti e poi nel 1596 la riprese, donandola all’infinito tempo, l’Inglese William Shakespeare (Stratford-upon-Avon, 23 aprile 1564 – Stratford-upon-Avon, 23 aprile 1616), che compose la tristissima tragedia ” Romeo e Giulietta”. Innumerevoli sono state le opere musicali ispirate ai due “amanti”, come il balletto del 1936 Romeo e Giulietta (Op. 64) del famoso compositore russo Sergej Sergeevič Prokofev (Soncovka 23 aprile 1891- Mosca 05 marzo 1953) o l’Overture fantastica composta nel 1869 dal maestro russo Pëtr Il’ič Čajkovskij ( Kamsko-Votkinsk 7 maggio 1840 – San Pietroburgo 06 novembre 1893), od anche l’opera del 1830 I Capuleti e i Montechi del celebre compositore Vincenzo Bellini (Catania, 3 novembre 1801 – Puteaux, 23 settembre 1835) o il più recente musical dello statunitense Leonard Bernstein, nato con il nome di Louis (Lawrence, 25 agosto 1918 – New York, 14 ottobre 1990) West Side Story. Seppur in quantità minore, a riguardo ricordiamo anche alcuni lavori cinematografici di tutto rispetto come Giulietta e Romeo diretta nel 1968 dal regista italiano Franco Zeffirelli (Firenze, 12 febbraio 1923 – Roma, 15 giugno 2019), ove spiccava la bellissima attrice argentina Olivia Hussey nei panni di Giulietta, il Giulietta + Romeo di William Shakespeare del 1996 del direttore Buz Luhrmann con il bravissimo Leonardo di Caprio nei panni di Romeo, ed infine nel 2013 il più recente Romeo and Juliet diretto dal regista italiano Carlo Carleie. Due castelli ricchi di storia, poesia e molta leggenda, che ora scopriamo in una veste nuova insolita…. rappresentati simbolicamente in un calice di cristallo!
A voi, svelata la sorpresa, la nostra visita è dedicata all’azienda Bellaguardia (il nome ovviamente deriva dall’omonimo castello), che grazie alle sue colline e al suo terreno, ed alla passione per le bollicine d’oltralpe dei proprietari Marco Caltran, Alberto ed Isidoro Maccagnan hanno scelto la strada di produrre esclusivamente bollicine con il metodo classico , e ne hanno fatto una sfida personale e il loro cavallo di battaglia. Una delle pochissime realtà Venete a produrre esclusivamente metodo classico….Complimenti!
La storia aziendale inizia con il fondatore Mario Caltran, che una quarantina di anni fa, acquista alcuni terreni nei pressi del castello di Giulietta, per piantare vigneti selezionati atti alla produzione dello “champagne” (diciamo che tale denominazione è stata ufficialmente protetta dall’unione europea nel 2013, ma è dal 1984 che la Francia ne tutela a livello internazionale l’uso esclusivo) da bere a casa con la famiglia o con gli amici nei momenti di festa; gli stessi terreni vocati che un tempo producevano del buon vino che piaceva tanto alla Parrocchia per la Santa Messa e che negli anni venti del secolo scorso le due vecchie proprietarie, le sorelle Strobele, vincevano premi e riconoscimenti per il loro “Champagne dei Castelli ”alla fiera agricola di Lonigo.
Dopo la scomparsa del fondatore nel 1997, l’azienda rimane latente sino al 2006, quando Marco riprende in mano le redini grazie anche al contributo di Isidoro e Alberto Maccagnan. L’obbiettivo è la produzione di vini esclusivamente nella versione tradizionale, una sfida personale legata anche all’amore incondizionato per le bollicine, realizzata in un terreno e con dei vigneti che si sposano perfettamente all’ eleganza del Metodo classico.
Ma ora addentriamoci nei cunicoli delle grotte in pietra bianca calcarea, buie ed umide, ma sapientemente illuminate, con particolari giochi di luce ed ombre che ne impreziosiscono i colori nelle pareti; lunghe 1475 m, di cui 300 m dedicati esclusivamente all’affinamento delle bottiglie, poste entro nicchie a seconda dei mesi di riposo, all’annata ed all’etichetta che ovviamente verrà applicata solo dopo la sboccatura.
Alle cave si accede mediante due ingressi opposti, il primo ubicato nel parcheggio sotto il castello di Giulietta, ove vi accede anche il pubblico visto che le cave sono di proprietà comunale, mentre la seconda entrata è ad esclusiva dipendenza della cantina. Sopra quest’ultima si può legger l‘incisione dell’anno 1302, che testimonia che nel Basso Medioevo veniva estratta la pietra (conosciuta come “Pietra di Vicenza” o “Pietra tenera”) ed utilizzata per costruire ed abbellire i castelli e successivamente nel XVI sec rivalorizzata per l’edificazione delle bellissime ville venete create dal noto architetto Andrea Palladio; mentre nei tempi più recenti, come durante la seconda guerra mondiale diventarono rifugio anti aereo per la popolazione locale ed infine negli anni ottanta adibite a fungaia.
Il colle dei castelli ove sono adagiati i vigneti si presenta con ricchi colori autunno-invernali, si apre ai nostri occhi un paesaggio multicolore che ricorda i quadri dei pittori impressionisti, visitiamo alcuni filari sotto il castello di Giulietta, nella parte alta che circondano la cantina. Allevati ad altitudine media di circa 250-270 m s.l.m., travono spazio i 12 ettari aziendali, alcune pergole veronesi, altre trentine oltre ai nuovi impianti a guyot, che identificano l’età delle vigne di Durella (3,50 ettari), del Pinot bianco (5,50 ettari), mentre il Pinot nero (1,00 ettaro) è coltivato nella particolare forma (per il vigneto) a pergola trentina. Chiude l’estensione aziendale un vitigno di Cabernet Sauvignon (2,00 ettari) le cui uve vengono vendute a terzi, come il 60% dell’intera produzione.
Il Pinot bianco , coltivato a pergola trentina nella parte meridionale del colle, è uno dei vitigni che negli anni ottanta viene prescelto da Marco Caltran per le sue notevoli performance, acquistandone alcuni cloni provenienti dall’Istituto Laimburg , con lo scopo di creare vini di grande qualità, freschezza ed eleganza, nonostante le difficoltà di lavorazione in vigna (buccia sottile, soggetta a marciumi e malattie e ad una resa che vuole molto bassa); un’idea innovativa per un vitigno poco conosciuto nel mondo delle bollicine, anche in terra di Champagne ove solo rare Maison dell’Aube lo producono in purezza.
Le vigne di Durella, invece si trovano nella parte sommitale, l’età varia dai 25 anni ai 90 anni, sono allevate a pergola veronese (le più vecchie) e a guyot. Per molti anni è stata considerata un’uva da taglio dovuta all’acidità affilata, talvolta tagliente ma dal potenziale di grande longevità, con la possibilità di avere vini che durano anche 30 anni, con profumi minerali calcarei intensi miscelandosi con le note eleganti di fioriture primaverili.
Il Pinot nero è allevato a pergola trentina, dal 2006 viene vinificato in purezza solo nella versione Rosè; il Cabernet Sauvignon è allevato a guyot e cordone speronato, ma come detto viene interamente venduto a terzi.
Vigne che si trovano perfettamente in simbiosi con le colline composte da un substrato di carbonato di calcio (epoca mesozoica) alternato a depositi marini (epoca terziaria) ricchi di fossili; traggono vantaggio dal microclima delle piccole Dolomiti che apportano aria fresca e forti escursioni termiche tra il giorno e la notte.
L’agricoltura è di tipologia sostenibile, non si utilizzano concimi né diserbanti, solo irrigazione indispensabile, nonostante vengono adottati trattamenti tradizionali con lieviti internazionali attentamente selezionati.
L’azienda vinifica solo il 30% delle uve di proprietà, le restanti sono vendute a terzi; sono prodotte 7 etichette per un totale di 35.000 bottiglie in commercio, vendute prevalentemente in Veneto, per dare valore alla terra dove vivono; dati che riassumono l’obbiettivo preposto, ovvero lavorare sulla qualità e di crescita nel tempo, senza aver fretta , con lunghi affinamenti dei vini che riposano nelle grotte almeno per 30 mesi.
Grotte buie e fresche, la temperatura è costante sia in estate che in inverno, caratteristiche molto simili alle Craie francesi , le cave di gesso della Champagne, che consentono maturazioni ottimali e veloci in cui le bollicine si fanno sempre più sottili e morbide, nonostante i dosaggi di zucchero siano sempre molto bassi con 4 prodotti Pas dosè e 3 extra brut, nella volontà di creare vini con la massima esaltazione territoriale e varietale.
Riscendiamo lungo la strada denominata “strada del Durello” , un viottolo nascosto dalla vegetazione che termina davanti al cancello d’ingresso della grotta della cantina. Rimaniamo nuovamente affascinati dalle lunghe gallerie avvolti da una temperatura costante di 11°; numerose cataste di bottiglie si ergono davanti ai nostri occhi, mentre in una grande apertura, oltre alle pupitre (invenzione di Antoine Muller, responsabile di Veuve Clicquot, che nel 1818 inventò questo sistema di due tavole fissate a V rovesciata munite di fori per l’inserimento delle bottiglie mediante il collo delle medesime. Strutture lignee tipiche dello champagne ove si svolge il remuage– giro manuale di 1/8 della bottiglia- i professionisti ne girano anche 40.000 al giorno, al fine di riattivare e muovere i lieviti, portandoli, con inclinazioni sempre più verticali, verso il collo della bottiglia al fine della sboccatura. Oggi pratica prevalentemente turistica, o di maison a conduzione familiare denominate Récoltant Manipulant, poichè sostituita dai giro pallet, macchine che automaticamente girano gabbie metalliche con 500 bottiglie), un tavolo ospita i calici e le bottiglie per la degustazione. C’innoltriamo all’interno delle gallerie, mentalmente proiettati nelle craie della Champagne. Un’esperienza unica, sicuramente da fare per ogni amante della bolla e non solo!
Isidoro camminando trasmette la sua passione in ogni parola che racconta, non si stanca di rispondere alle nostre domande raccontando storie ed aneddoti, comunicando il suo sapere mentre ci versa il primo spumante…
Le sboccature vengono svolte più volte all’anno per consentire maggior fragranza ai vini; l’annata 2014 è andata completamente persa per il mal tempo, e l’azienda, a nostro avviso con molto serietà, non ha prodotto nemmeno una bottiglia, ma a breve, metterà “in punta” il millesimo 2015, pronto a sostituire il 2013 in commercio e quasi esaurito.
Il packaging delle bottiglie negli anni è cambiato, i primi anni, l’idea era di esprimere semplicità e sfatare il mito della bottiglia molto elaborata dello Champagne, attraverso etichette chiare e pulite con il disegno stilizzato del castello, il nome del vino, un collare semplice e corto; un esempio troppo simile al mondo del Prosecco. Decidono quindi di creare un’etichetta leggermente più ricca che rappresentasse il prodotto unendo il legame storico delle grotte del Castello con l’aspetto storico della Basilica di San Felice Fortunato, una delle più antiche della città di Vicenza, le cui pietre di costruzione provengono dalle Priare (cave) dei castelli dove ci troviamo. Al suo interno si trova uno splendido mosaico del IV sec. di epoca paleo cristiana i cui decori sono stati copiati e disegnati nelle etichette, riportando un simbolo diverso a ognuna di esse. Il new style ha inserito la capsula più lunga, un collarone colori differenti per identificare le varie tipologie di prodotto. A nostro avviso siamo sulla strada giusta, con qualche ulteriore modifica, siamo sicuri che le etichette identificheranno appieno l’eleganza dei vini che rappresentano.
Un’anteprima si prospetta nel futuro poco lontano, si tratta della “Riserva di Mario”, l’interpretazione personale di una cuvée di Durella e Pinot Bianco che affina 20 anni sui lieviti…in fase di valutazione, si proporre la versione extrabrut o pas dosé.
Ma adesso iniziamo la degustazione…
EXTRA BRUT V.S.Q. 2015
60% Pinot bianco (leggera surmaturazione)– 40% Durella – Vigneto Galantiga a sud della collina dei castelli di Romeo e Giulietta – 200 m sl.m. – pergola trentina – 48 mesi sui lieviti – senza alcuna aggiunta di zuccheri, ha svolto la fermentazione malolattica solo in parte, sboccatura novembre 11/2019 – 12,0 % vol. – prima annata di produzione: 1996
Il primo spumante di Mario Caltran, uno spumante che merita attenzione già alla vista, le bollicine fini vertono in superficie e regalano profumi intriganti che ricordano le grotte sotterranee in cui prendono vita. Sensazioni agrumate di cedro e pompelmo rosa si intervallano nell’intreccio composto e affusolato di crosta di pane e pietra calcarea, si concedono al sorso nella verticale freschezza, protagonista di un assolo che volteggia nell’equilibrio gustativo di chi non teme il tempo. Emozioni floreali che si ripetono a ogni calice, mentre giocose sensazioni di acidità della Durella e l’eleganza del Pinot bianco si intervallano e riempiono il palato sino a finire la bottiglia.
ZERO V.S.Q Pas dosé
60% Pinot bianco – 40% Durella – senza alcuna aggiunta di zuccheri e solforosa in sboccatura – vigneto Galantiga a sud della collina dei castelli – 200 m s.l.m. – pergola trentina – prima annata: 2009 – 56 mesi – sboccatura 11/2019 -12,0 % vol. – non millesimato (blend annate 2011 e 2012)
La veste paglierina intensa, mostra nuances che tendono all’oro , esaltate da un perlage fine e persistente. I profumi meno complessi ma più intensi, mostrano un carattere duro della pietra focaia, mentre la frutta gialla matura evidenzia un’evoluzione in divenire. L’ingresso al palato si pone gentile, educato nell’espressivo Pinot bianco ma sferzante nella freschezza precisa e attenta che ci si aspetta dalla Durella. Il percorso cerca l’equilibrio dalla suadenza che in punta di piedi termina nel frutto della pesca e ananas matura, mentre la pietra bagnata si fonde nella sapidità finale, creando una struttura dinamica, stuzzicata dal perlage che non smette di sorprendere. Un vino che da emozioni.
1920 V.S.Q Pas dosé
100% Pinot bianco – vigneto Belvedere a sud della collina dominata dai due castelli – prima annata: 2016 – svolge la fermentazione malolattica – rifermentazione con mosto di Durella – 30 mesi sui lieviti – sboccatura 12/2019 – 12,0% vol.
Uno spumante che nasce per celebrare i 100 anni di storia dei vigneti e di quei vini delle sorelle Strobele che vincevano numerosi premi e riconoscimenti a livello nazionale. Abituati alla versione ferma che matura in legno, siamo molto incuriositi da questo metodo classico vinificato in acciaio. Le aspettative non deludono, il perlage fine e composto, illumina la veste paglierina. I profumi si intervallano nella variegata composizione, mela golden, pera, pompelmo rosa, zenzero, fiori bianchi; sensazioni che si ritrovano al sorso, mentre la freschezza invita al secondo bicchiere. Il tempo è prezioso, non bisogna avere fretta al cospetto di chi affina per tanto tempo; riponiamo il naso nel bicchiere, sbuffi di erbe aromatiche fanno capolino, mentre la pietra calcarea ricorda il territorio marginale della Lessinia. La degustazione prosegue nell’elegante e fine suadenza , l’effervescenza stuzzica le papille gustative mentre la persistenza fruttata si dilunga nelle chiusura sapida con cenni di mandorla.
Montecchi Pas dosè 2013 V.S.Q.
40% Chardonnay-60% Pino bianco- Vigneti posti sulla sommità della collina dei castelli di Giulietta e Romeo a 250 metri slm -prima annata: 2012— 66 mesi sui lieviti, senza alcuna aggiunta di zuccheri e solforosa in svolge la fermentazione malolattica, sboccatura 11/2019 – 12,0% vol.
Accattivante veste luminosa giallo/oro ravvivato da delicate bollicine che danzano armoniose e incessanti nel calice. Espressioni di crosta di pane, grano saraceno si alternano a effusioni di pietra focaia e zagara che scivolano nella freschezza agrumata di cedro e salvia e pepe bianco al palato. Il sorso si mantiene scorrevole, la sapidità è protagonista di un assolo che termina nell’eleganza di un vino ancora giovane ma dalle grandi promesse.
Romeo il Durello del Castello -Riserva 10 anni- Lessini Durello-
100% Durella – Vigneti posti sulla sommità della collina adiacenti al castello di Romeo esposti a sudsud-est, altimetria 270 metri s.l.m, prima annata: 1992, oltre 80 mesi sui lieviti, senza alcuna aggiunta di zuccheri e solforosa, svolge la fermentazione malolattica, sboccatura 11/2019 – 12,0% vol.
Il colore oro bianco è stuzzicato da una bollicina fine e persistente enfatizzando la cremosità nel bicchiere. Il quadro olfattivo espone un’evoluzione che racconta i suoi anni trascorsi in bottiglia attraverso la crosta di pane e pan brioche, ma anche giovialità nel frutto croccante di pesca, mandarino e fresche di timo, sesamo, finocchio. Il sorso al contrario, è maturo, il connubio tra acidità e sapidità contrappone la morbida struttura che avvolge il palato nella pienezza gustativa; l’eleganza segue tutto il percorso terminando nella scia sapida quasi amaricante. Un vino che racconta la sua anima senza presentazioni.
Un’anteprima particolarmente interessante si prospetta nel futuro poco lontano, si tratta della “Riserva di Mario” 1995, l’interpretazione personale di una cuvée di Durella e Pinot Bianco che affina 20 anni sui lieviti…in fase di valutazione la data di uscita da parte dell’azienda, si proporrà nella versione extrabrut o pas dosé; sarà sicuramente il nostro futuro incontro aziendale.
Mentre terminiamo la degustazione, il buio della sera cala dinnanzi ai nostri occhi, saliamo in macchina per visitare la cantina di vinificazione, dove tutto nasce; ci congediamo con il ricordo delle affascinanti “craie” venete dai toni chiari della pietra , dalla moltitudine degli effetti cromatici multicolore esaltati dai giochi dei chiari scuri delle luci sapientemente posizionate.
Ringraziamo dell’ospitalità Marco Caltran , Alberto e Isidoro Maccagnan, per la bellissima esperienza, nel ricordo di bollicine che migliorando negli anni, propongono vini particolarmente eleganti e dalla spiccata freschezza gustativa.
24-01-2021
Per L’Indovino Maura Gigatti e L?INDOVINO