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Location 6.6
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Ambiente 7.2
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Cortesia del personale 8.0
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Competenza del personale 7.7
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Organizzazione 7.0
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Immagine aziendale 6.9
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Qualita/Prezzo Vini 7.0
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Le Classificazioni Degli Utenti (0 Voti)
0
Aspetti Positivi:
la vocazione aziendale nel Biologico, la filosofia aziendale, la pulizia dei vini, la valorizzazione dei vitigni a bacca bianca autoctoni, l'uso dei tradizionali "picai" per la produzine del reciotto di gambellara tradizionale, il sito aziendale, la volontà di sperimentare, la cortesia ed ospitalità.
Aspetti Negativi:
l'assenza d'indicazioni stradali per l'azienda, l'ingresso aziendale, a nostro avviso il methodo classico non ha ancora trovato la propria identità.
Nome:
DAVIDE VIGNATO AZIENDA AGRICOLA
Vini Bianchi
Primo Incontro Veneto Igt 2017 (col fondo-100% Garganega); El Gian Gambellara Doc 2017 (100% Garganega); Col Moenia Gambellara Doc 2017 (100% Garganega); Cul d’oro (acini colore oro) Recioto di Gambellara Classico Docg 2011 (100% Gartganega)
Vini Rossi
1950 Merlot Igt Veneto 2018 ( 100% Merlot); Cà Ronchi Passito Rosso 2007 (100% Merlot)
Vini Rosati
NO
Spumanti Metodo Classico
Cuvée dei Vignato V.S.Q. Non dosato Brut 2015 ( 90% Durella – 10% Chardonnay)
Spumanti Metodo Charmat
NO
Ettari Vitati
18
Vitigni:
Garganega, Chardonnay, Glera, Merlot
n° Bottiglie per Anno
35.000
Ristorazione_:
NO
Pernottamento:
NO
Organizzazione:
7.0
Davide Vignato…un ragazzo vulcanico come la sua terra!
Continua il nostro viaggio nei Monti Lessini, ci rechiamo dove l’anima vulcanica prende origine dal Monte San Marco, un cratere oggi spento i cui basalti neri interpretano perfettamente il piccolo territorio di Gambellara.
Davide Vignato, dell’omonima azienda è un giovane produttore che dal 2006 ha “ri”preso in mano l’azienda di famiglia con il progetto di farsi conoscere attraverso la conduzione biologica, ottenendo la certificazione nel 2010, e diventando uno dei primi se non il primo produttore Bio della Doc Gambellara.

A nostro modo, molto impertinente (e ci riscusiamo), suoniamo il campanello, il tempo delle presentazioni, Davide ci chiede se vogliamo fare un giro a vedere alcune vigne poco distanti dall’azienda, ma soprattutto vuole mostrarci la cava del vecchio vulcano del sopracitato Monte San Marco, dove le colate laviche formano il patrimonio ambientale e vitivinicolo locale, fattore importante che ci farà comprendere le caratteristiche organolettiche dei vini che andremo a degustare. Vini ricchi di sali minerali, esaltati da due vitigni la Garganega e la Durella, uve autoctone che creano la perfetta interazione con il territorio di Gambellara.
Arrivati al parco comunale ove si trova la cava, attualmente gestito dalla sede degli alpini della sede di Gambellara, una bellissima vegetazione verde ricopre l’anfiteatro che forma la bocca secondaria del vulcano (il cratere principale si trova sul Monte Calvarina, a Soave, in provincia di Verona a 11-12 km di distanza da dove ci troviamo) dando origine alle colonne laviche pentagonali ed esagonali di basalto, estratte negli anni per costruire le massicciate ferroviarie.
Da qui inizia il racconto del territorio vicentino di Gambellara, al confine con la città di Verona, allo sbocco della vallata del torrente Chiampo, il cui etimo sembra derivare da “Ambeli”, da cui “Ambellaria”, in seguito “Gambellara”, voce dialettale dal significato “terra della vite”.
Altre testimonianze, risalenti all’epoca romana, riconducono il nome dalla “Genus Camillaria”, un ramo che stazionava nel ravennate e che si era trasferita nell’epoca bizantina.

Ma non può mancare anche la storiella divertente delle “gambe all’aria” per l’effetto che il vino può dare dopo avere bevuto diversi bicchieri. Davide ci racconta che sino al 1935, sullo stemma comunale erano raffigurate delle gambe, ora sostituite dal cippo situato sul colle di Sorio in ricordo dell’omonima battaglia dell’8 aprile 1848 (dove i Corpi Franchi della Repubblica di San Marco affrontarono l’invasore Austriaco), e da un grappolo d’uva, simbolo dell’economia locale.
Ci rechiamo nel vigneto storico di famiglia (circa 3 ha) vicino alla cantina, un anfiteatro esposto a sud, le cui piante dai bellissimi colori autunnali, nel 1930-1935 sono state messe a dimora dal nonno di Davide. In cima alla collina, in mezzo ai filari di Durella e Garganega, si trova la sua “vecchia casetta” in cui aveva trovato rifugio in tempo di guerra. Possedeva un ’azienda agricola, con animali, cavalli, mucche, e pochi filari per produrre un po’ di vino per la famiglia e gli amici; il figlio Gian Domenico, il papà di Davide, non volendo proseguire la vita agricola, vende gli animali per dedicarsi completamente alla produzione di vino, amplia i vigneti per ottenere una produzione maggiore, “l’uva verde paga i debiti!”,

frase ricorrente in quegli anni; vende il vino sfuso in damigiana e distribuisce un pò di bottiglie per gli amici e parenti, sino alla chiusura temporanea negli anni novanta, sino a quando nel 2006 si ricomincia a imbottigliare come Davide Vignato, il figlio che crede più di ogni altro nel proprio territorio, a nostro avviso vocato ma non sufficientemente valorizzato; ma cosa servono i giovani produttori se non a far rinascere il modo attorno a loro!

Davide vuole fare qualcosa di diverso, inizia con un pezzetto di terra, la coltiva in Bio, dopo 4-5- anni ottiene risultati molto lusinghieri, alcuni amici produttori di Soave gli chiedono l’uva per la sua buona qualità, e questo lo convince ad iniziare con la nuova StarTap.
Oggi, l’azienda coltiva 18 ettari, suddivisi in vigneti di Glera, Chardonnay (quest’ultimo, fino al 2015 è stato utilizzato in assemblaggio per “ammorbidire” la Durella) e Merlot, tutti situati in pianura e utilizzati per la vendita di vino sfuso conto terzi, ad esclusione di parte del Merlot; mentre i vigneti di Durella e Garganega coltivati sulle morbide pendenze collinari (circa 7-8 ha), vinificati per la vendita del vino bottiglia con etichetta vignato. La Garganega si trova tra i 150 m e 380 m s.l.m. mentre la Durella a 450m s.lm. altitudine che consente una maturazione lenta e graduale. .
La produzione annuale è di circa 35.000 bottiglie, con l’obbiettivo di arrivare in futuro a 50-60.000.
Davide è in continuo fermento, sperimenta in base all’esperienza maturata sin da bambino quando giocava in vigna, attraverso gli insegnamenti generazionali ma con l’obbiettivo di ottenere una qualità maggiore delle sue uve e dei vini; inizialmente, le prime viti piantate provengono da cloni selezionati in vivaio, negli anni adotta la selezione massale al fine di mantenere l’integrità genetica, cambia i sistemi di allevamento della Garganega e Durella, sostituendo gradualmente il guyot con la pergola alta al fine di ottenere una superficie fogliare e fotosintesi maggiori.

Notiamo che le piante presentano colorazioni diverse, Davide ritiene essere la conduzione biologica, le varie lavorazioni come il sovescio a filari alterni, smuovere la terra, a trasformare la vigna, rende vivo il suo verde, mutando incredibilmente nelle varie stagioni.
Parliamo della Garganega Verde (grappoli piccoli, poco produttiva, grado zuccherino alto) citata nei testi antichi per la produzione di Recioto, oggi purtroppo espiantata; Davide ricorda di un vigneto oggi estirpato, dove c’erano delle vigne di oltre 100 anni; un’amico e noto produttore di vini naturali della zona è venuto ne ha ricavato alcune marze per aggiungere un’altra varietà nei propri vigneti. Rammenta che i grappolini piccoli, rossi, arancioni, viola quando erano maturi divenivano talmente dolci che stancava mangiarli.
Un breve cenno alla Garganega, che si suddivide principalmente in quattro sotto-varietà, la Garganega (Garganega tipica, comune o Perez bianca) , la Garganega Dario (o Grossa secondo il Marzotto) , la Garganega Agostega e la Garganega Verde:
La Garganega Verde ha un grappolo relativamente piccolo e molto bello, sia perché la sua ala è delicata, sia per la densità dei chicchi che è così rada da renderlo spargolo, l’acino è più piccolo, che sovra-maturando diventa dapprima giallo, poi ambra fino a divenire quasi viola. E’ la Garganega più tardiva, per questo probabilmente il nome Verde, in quanto spesso non arrivava a completa maturazione, restando in parte Verde. Ideale per gli appassimenti e quindi per la produzione di Reciotto di Gabellara o il Vin Santo di Gambellara; infatti la sua vocazione privilegia erano le zone occidentali di Soave e parte del territorio di Costeggiola (frazione di Soave). Oggi quasi scomparsa.

Chiediamo a Davide se la denominazione Doc Gambellara e il suo vino a base di Garganega vivono un pò nell’ombra della Doc Soave: ci risponde che la zona non ha nulla da invidiare all’importante vicino di casa, la qualità dell’uva non manca, come le condizioni pedoclimatiche e di terroir .
Tornati in cantina, entriamo nelle vecchie stalle del nonno, dove alcune barrique e botti grandi (una nuovissima Garbellotto in rovere di slavonia si presenta splendente ai nostri occhi) che dal 2019 Davide dedica maggiormente per la maturazione dei tagli dei vini bianchi; per il momento non utilizza contenitori di cemento, ma in futuro potrebbero arrivare in cantina.

Davide ci spiega che ha anche la certificazione vegana ma non la inserisce in etichetta per evitare troppa confusione al cliente; a nostro avviso una scelta che non paga commercialmente.
Saliamo nel solaio del rustico…è spettacolo…. Tre vecchie sedie di legno impagliate e i “Picai” (Il termine Picai deriva dall’espressione veneta “picar via”, ovvero appendere. I grappoli d’uva vengono infatti legati ed appesi verticalmente ai travi attraverso dei cordini o gavetta) di uva Garganega sono il simbolo che rappresenta l’immagine dell’appassimento del Recioto di Gambellara!
L’uva di Vignato viene raccolta leggermente in anticipo rispetto alla tradizionale vendemmia, appesa ai Picai sino a metà febbraio quando viene pigiata e fermentata in acciaio; il nettare ottenuto sosta in barrique esausta per 7-8 mesi sino all’affinamento finale in damigiana per 2-3- anni; inizialmente quest’ultime mantenute scolme per ottenere un’ossidazione maggiormente controllata rispetto al legno; Davide ci spiega che l’aria che procura l’ossidazione si trova solo nel collo della damigiana mentre la barrique essendo un contenitore rotondo di legno, ossida in tutte le sue parti, con il risultato di avere meno controllo.

Il Recioto di Gambellara non è da confondere con il Vin Santo Doc Gambellara, che fa un appassimento molto più lungo, fermenta nei caratelli, bloccandosi durante il periodo estivo e invernale per l’abbassamento della temperatura ambientale; con il risultato di un colore molto scuro, con un gusto più ossidato e dolce anche del Vin Santo di Toscana.
Entriamo nella sala di degustazione, il camino acceso ci scalda le anime mentre Davide inizia ad aprire alcune bottiglie:
la batteria in degustazione partendo con i vini da sinistra verso destra
Primo Incontro Veneto Igt 2017 (col fondo o rifermentato
in bottiglia)
100% Garganega – 11° vol. – svolge la fermentazione malolattica –
Il vino della convivialità e del “primo incontro” tra l’uva passita e il vino fermo – tappo a corona per identificare la tipologia del vino rifermentato in bottiglia e per evitare il passaggio di ossigeno come può accadere con gli altri tappi. – la seconda fermentazione avviene con il mosto di uva passita del Recioto appena pigiato per evitare sia l’uso di anidride solforosa sia dei lieviti aggiunti – prime prove nel 2014, prima annata 2015 – 7.500 bottiglie prodotte.
Il vino si presenta leggero e leggiadro, nonostante l’aspetto leggermente velato dovuto alla presenza dei lieviti, la bollicina è cremosa e stuzzica l’olfatto; la Garganega è frutto e agrume, pompelmo rosa e mandarino mentre la mineralità si pone in sottofondo.
La cremosa effervescenza si ritrova nella semplicità iniziale del sorso, la struttura del varietale emerge nella freschezza quasi salata, attenuata dalla pietra focaia che accompagna la mente al territorio. Un vino che non ha fretta di porsi sul mercato, mentre il tempo delle chiacchere scandisce l’apertura del vino che libera i suoi profumi nel bicchiere….
El Gian Gambellara Doc 2017
100 % Garganega – Prima annata 2009 – 12° vol. –
Dedicato al padre Gian Domenico; il leone di San Marco è il simbolo aziendale riportato sull’ etichetta è in ricordo e in onore delle stesse che utilizzava il papà quando guidava l’azienda – le righe verticali in bianco e nero dell’etichetta, rappresentano la mineralità vulcanica e il sale del terreno, la mineralità e verticalità del terreno locale – allevamento a pergola e spalliera – vigne di 17-25 anni – acciaio ( nel 2018 ci sarà un po’ di legno) .
La luminosità dei riflessi ravviva il colore giallo paglierino trasparente; il profumo vulcanico delle note sulfuree virano nella dolcezza fruttata della pera, giocandosi alla pari il ruolo di protagonista, stuzzicati dal pepe bianco. La degustazione ci fa capire la differenza con il terreno di Soave, dai profumi intensi , marcati all’olfatto, mentre il terreno di Gambellara è meno esplosivo, delicato, ma che in bocca sprigiona la sua vulcanicità, la stessa che persiste nel percorso fruttato di mela, pera, mandarino cinese e timo fresco. Sorsi maschili, di struttura… Oplà, la bottiglia è finita!!!
Col Moenia Gambellara Doc 2017
100% Garganega -Vino di punta dell’azienda – Primo vino prodotto da Davide nel 2006 – 12,5° vol. –selezione delle uve migliori delle vigne più alte, dove le radici devono cercare le sostanze nutritive dovuto al terreno sassoso con scarsa presenza di terra – da 200m s.l.m. a 350m s.l.m. – piante 45 anni allevate a pergola
L’intenso colore giallo paglierino ci fa capire il carattere deciso che la Garganega vuole mostrare al degustatore. Autorità che si trasforma in eleganza olfattiva, giocosamente fruttata, mela cotogna, pera William, stuzzica le narici con spezie piccanti di curcuma ma al contempo delicate di pepe bianco. Il frutto dona una morbida rotondità, l’estratto è materico, sembra che i grappoli abbiano fatto un surmaturazione in pianta, ma è lei, la Garganega che è fatta così!!!
Cuvée dei Vignato V.S.Q. Non dosato Brut 2015
90% Durella – 10% Chardonnay – prima annata 2007 – sboccatura marzo 2019 – 32-34 mesi sui lieviti selezionati – 7,5 gr di zucchero, non dosato ma si arrestata la fermentazione – malolattica parziale in bottiglia – la prossima annata sarà prodotta solo con uva Durella .Un vino che racchiude le due anime dell’azienda, Gian Domenico,il papà che ha sempre creduto e allevato l’uva Durella e Davide che ne ha curato l’aspetto tecnico.
Osserviamo le bollicine del metodo classico che si muovono sinuose, rallegrano la veste paglierina, chiedendo attesa nella scoperta dei suoi profumi. Le sensazioni di crosta di pane coprono il ventaglio olfattivo, una soffusa nota di nocciolina si presenta al cospetto mentre la mela renetta si eleva a testa alta. Se al naso non convince, il sorso è preciso; la bolla accarezza il palato ed esalta lo Chardonnay nel suo assolo di presentazione, delicatamente fresco e agrumato del pompelmo giallo poi se ne va in punta di piedi assecondando la sapidità vulcanica, la Durella sprigiona la carica acida del suo essere, si allunga nella pienezza di una piacevole mandorla tostata finale.
La Sera 2019 (ANTEPRIMA – non ancora etichettato, uscirà in anteprima primavera/estate 2021)
100% Garganega leggermente surmatura – macerata 120 giorni con le bucce . Negli ultimi 6-7- anni si sono svolte molte prove, come lavorando sulla cessione dei tannini dei vinaccioli durante la fermentazione, inizialmente lasciando le bucce in macerazione per 5 giorni; nel 2015 per 20 giorni, l’anno successivo 1 mese, sino ad arrivare alla vendemmia 2019 con 120 giorni di macerazione, in cui avviene un processo inverso, ovvero le bucce dell’acino riassorbono le sostanze inizialmente cedute i primi giorni di contatto con il mosto. 12,5% vol. Ultima uva Garganega che viene vendemmiata – prima dell’imbottigliamento, il vino fa un passaggio sulle fecce fini del Col Moenia Doc Gambellara – per il momento 750 bottiglie, uscirà in cantina 20-25 euro.
Davide si ritiene un bianchista, ama i vini che si lasciano bere e in questo macerato se ne ha la conferma già al colore ora brillante, meno intenso di un classico amber wine; al naso sembra un vino rosso, un naso che evolve a ogni olfazione, pera, fieno, tè nero, un floreale in sottofondo che è il filo conduttore di tutti i vini Vignato, mentre le note sulfuree si attenuano nel tempo. In bocca sbalordisce, il frutto fa il suo ingresso accompagnato da un tannino discreto mentre la freschezza alimenta e si alimenta durante il percorso gustativo, un ritorno di astringenza che scivola nella morbida nota alcolica virando nella dolcezza sino al finale leggermente affumicato. Interessantissima percezione impattante di un vino dalla bevibilità estrema che fa finire la bottiglia e ti porta immediatamente ad aprire la seconda.
1950 Merlot Igt Veneto 2018
100% Merlot – il numero 1950 è riferito all’ anno impianto del vigneto situato in pianura allevato a tendone e pergola definita da Vignato pergola vicentina)- 2% di Cabernet (un filare geneticamente non identificato) – acciaio – 12,5% vol.
Il colore rubino pieno mostra una media struttura che si muove sinuosa durante la roteazione del bicchiere. Al naso è giovane e croccante, ciliegia di Vignola, mora, eucalipto, pepe di Sichuan , sensazioni che mantengono la bevibilità fresca e morbida durante il percorso gustativo. Un Merlot apparentemente semplice, la struttura e l’avvolgenza si rivelano nella persistenza finale che invita al secondo bicchiere.
Cul d’oro (acini colore oro) Recioto di Gambellara Classico Docg 2011
100% Garganega – 15,5° vol- Uve raccolte prima di metà settembre, per preservare l’acidità- appassimento in solaio, sino febbraio, appesi ai picai – per la felicità della mamma, che ama l’ordine in casa, iniziando la lenta fermentazione nelle damigiane senza usare lieviti, collocate in ogni spazio della casa per la “felicità” della mamma – fermentazione in acciaio , travaso, barrique per 1 anno, barrique colmo poi in damigiana per 3-4 anni prima scolme per controllare meglio l’ossidazione, poi ricolmate – gomma lacca sul tappo per dare preziosità al nettare.
Il nome prende vita dal colore degli acini che quando vengono raccolti, brillano di colore oro, quell’oro che ritroviamo nel calice mentre osserviamo la sua consistenza materica. Il naso è intrigante, si discosta dal classico frutto di agrume candito e fico secco, la sua variegata composizione mostra un fiore bianco di acacia e note fumè; l’ossidazione si pronuncia lentamente come tutto l’aspetto olfattivo. In bocca si conferma l’essere un Recioto di Gambellara, l’anima minerale decisamente vulcanica e balsamica, dolce di miele di castagno, caramello tostato, lasciano spazio alla scorrevolezza equilibrata del sorso, un sorso che si lascia gustare sino alla fine.

Cà Ronchi Passito Rosso 2007
100% Merlot – il nome deriva dal nome della località “Ronchi” – vecchio clone di circa 70 anni, grappolo spargolo e grande – raccolta inizio settembre, appassimento in cassetta, a Natale pigiatura, passaggio in legno, affinamento in damigiana – lungo affinamento in bottiglia per alleviare le sensazioni erbacee tipiche del Merlot -14° vol.
Tredici anni in bottiglia e percepire la sua evoluzione in fase di transizione, adolescenziale attraverso il colore granato dai riflessi vivaci e maturo nell’aspetto olfattivo di macedonia di frutta sotto spirito, ciliegia, mora, cioccolato e caffè, ci fa capire quanto la passione, la dedizione di Davide è trasmessa in questo passito. In bocca, conferma le nostre considerazioni, le note terziarie del cacao, tabacco, la polverosità magmatica, il sale riconducibile al terreno, sono sostenute dalla freschezza ancora vibrante che supporta ogni singolo momento della degustazione, rendendo scorrevole la struttura del nettare leggermente tannico. Una freschezza che si rivela essere il filo conduttore di tutti i vini.
Davide Vignato è un ragazzo giovane che ha avuto la volontà di mettersi in gioco e trasformare con coraggio l’azienda di famiglia, confrontandosi e scontrandosi con il padre, apprendendo il suo sapere e convertendolo nel suo credo, ovvero dare personalità ai suoi vini grazie anche un territorio unico come Gambellara.
Un’interpretazione ben riuscita, i vini sono corretti, puliti, di grande bevibilità, nonostante il metodo classico non ha catturato la nostra attenzione, non siamo riusciti a percepire l’anima che Davide vuole trasmettere con questo vino; giustamente sta cercando il percorso corretto e noi dell’Indovino, entusiasti della sua crescita personale, siamo pronti a tornare per assaggiare le future nuove annate.
Ringraziamo Davide per averci accolto e di essersi messo a nostra disposizione nonostante il nostro usuale mancato preavviso, ma soprattutto per avere raccontato attraverso l’emozione la sua grande passione.
12 Marzo 2021
Per L’ Indovino
Maura Gigatti