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Location 7.5
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Cortesia del personale 7.8
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Sito Web 5.5
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Qualita/Prezzo Vini 7.0
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Emozione 7.5
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Scrivere di vino è la nostra passione, in questo articolo desideriamo raccontarvi di un vino prodotto con vitigni autoctoni e la tecnica dell’appassimento in ossidazione, in locali ombrati e ventilati, su ripiani a castello in metallo zincato, acciaio o legno, e cassettina di plastica o meglio legno, oppure come da tradizione, con i grappoli appesi con lo spago a due a due nel “vecchio” solaio del casale; successivamente dopo la macerazione, avviene la maturazione in botti di legno di varie tipologie e dimensioni, molto simile a quella utilizzata per l’Aceto Balsamico Tradizionale : così nasce il Vin Santo di Vigoleno, sottozona dei vini appartenenti alla Dop Colli Piacentini, dal 2010 considerata la più piccola denominazioni d’origine italiana.

Il viaggio ci porta lungo la via Emilia, esattamente nel comune omonimo, Vigoleno, in Provincia di Piacenza fra la Valle d’Ongina e la Valle dello Stirone.
Grazie all’Associazione Produttori Vin Santo di Vigoleno e alla Pro Loco, il prezioso nettare diventa il protagonista indiscusso della manifestazione “Vinoleno”, che si svolge nel mese di maggio. Quest’anno, grazie al loro contributo, il 7 e l’8 dicembre presso il Borgo Medievale di Vigoleno, all’interno delle sale del Castello, si è svolta la prima edizione “Vinoleno d’Inverno 2019”, in un periodo e location ben adatte per apprezzare questo antico vino da meditazione.
Due giorni dedicati a degustazioni, racconti e incontri con i produttori, con la possibilità di confrontare le sei aziende associate presenti, ma non solo, ascoltare il loro sapere, degustando anche vini passiti di altre tenute, tra cui Albarola, Malvasia di Candia Aromatica e il Vin Santo dei Colli Piacentini (nella sua produzione è consentito l’utilizzo assieme ad altri vitigni anche della Malvasia di Candia aromatica).
Il Vin Santo di Vigoleno è stato premiato tra i 5 migliori vini d’Italia su 50 selezionati, alla Biwa – Best Italian Wine Awards 2019. Si presume con molta probabilità che il vino passito prende origine da “uva passa”, la cui pratica dell’appassimento fu importata dal Medio Oriente e diffusa nella Grecia antica (Omero li considerava “perle dell’antichità) e poi in Italia (magna Grecia).
Una tecnica adottata dai Fenici agli Ebrei, per finire ai Romani, per poter affrontare i lunghi viaggi in nave, costeggiando le coste come era d’obbligo all’epoca, così da evitare le tempeste in alto mare.
Questo antico nettare di Vigoleno è un passito legato al territorio e alla tradizione dei nostri nonni che pigiavano le uve nella Settimana Santa precedente al Natale.
Il nome stesso del borgo di Vigoleno sembra provenire dal latino “Vicus Lyaeo” , ovvero villaggio di Bacco, a conferma dell’importanza dell’antica tradizione viticola.

Le prime testimonianze risalgono al 1539, quando in un estratto dell’inventario del Castello, si cita un consumo di vino pregiato; nel 1578 negli archivi della parrocchia di San Giorgio alcune testimonianze scritte citano ben 1578 pertiche di vigne, pari a circa 120 ettari attuali.
Nel 1804, nell’inventario di Alberto Douglas, vengono menzionate “botti e tini” per contenere il prezioso fermentato; qualche anno più tardi in un libro dell’autore “del dare e dell’avere dei fittabili di Vigoleno” è citato: ricevuta uva del Vino Santo dal massaro (pesi dieci nove e mezzo in prezzo di lire due e soldi dieci).
In un’altra nota proveniente dal fondo Scotti Douglas di Vigoleno si parla dell’affitto di un torchio per la fabbricazione del Vino Santo da parte di Alberto Scotti a Varani Enrico e Sozzi Amato, per l’annua somma di lire 75, per tre anni.
La famiglia Migliavacca conserva antiche bottiglie datate 1848.
Il Vin Santo di Vigoleno, probabilmente il capostipite dei Vin Santi italiani, è sempre stato molto legato al modo della Chiesa, grazie alla produzione per il consumo nelle messe, è riuscito a sopravvivere durante le guerre, le povertà , le carestie. Il suo utilizzo fu anche come medicinale curativo, antifebbrile, rinvigorente, e diuretico.
Dal XIX secolo fino all’inizio del XX secolo, la parrocchia di Vigoleno è stata la custode del Vin Santo, riceveva l’uva dai viticultori del borgo, la faceva appassire nelle cantine del castello e dopo tre anni di invecchiamento, il vino passito veniva donato ai fedeli delle altre parrocchie (Pellegrino, Vernasca, Trinità, Bacedasco, etc). I parrocchiani lo apprezzavano unicamente durante le messe e nelle grandi occasioni, battesimi, comunioni, cresime e matrimoni. Tradizione che svanì negli anni, quando i produttori cominciarono a produrre il loro Vin Santo per le feste di famiglia e cerimonie.
Le uve atte alla produzione devono avere un minimo 40% Santa Maria e Melara, Berverdino bianco e Trebbiano romagnolo; devono inoltre essere vinificate nel comune di Vernasca, frazione di Vigoleno e imbottigliate nella bottiglia renana.
La mancata appartenenza delle uve Santa Maria e Melara al catalogo nazionale dei vitigni fino al 1999 (Data di ammissione al Registro nazionale vite da vino dal 01/03/1999 – Gazzetta ufficiale: G.U. 86 – 14/04/1999), portò come conseguenza la perdita del patrimonio ampelografico causato dall’espianto di barbatelle vecchie e poco produttive, senza la possibilità di reimpianto di viti della medesima varietà, portando negli anni novanta l’apice del calo di produzione.

Per fortuna, un gruppo di quattordici viticoltori trovò il modo di iscrivere le uve nel catalogo regionale delle viti e di collaborare con alcuni vivaisti nella produzione di nuove barbatelle.
Nel 1998, quando il Vin Santo ottiene la Doc Colli Piacentini con il nome “Vin Santo di Vigoleno” otto viticultori costituiscono un Consorzio di Tutela con l’approvazione di un disciplinare di produzione, particolarmente restrittivo rispetto a molti altri inerenti i vini passiti.
Nel 2004 venne approvata una modifica al disciplinare, aggiungendo altre uve atte alla produzione come l’Ortrugo, la Marsanne, il Sauvignon blanc opzionando le uve principali, Santa Maria e Melara, limitando le sensazioni aromatiche varietali. Venne aggiunta la possibilità di integrare l’anidride carbonica e di filtrare dopo il primo travaso (vietato dal disciplinare originale).
L’esigenza di alcuni produttori fedeli alle tradizioni, portò nel 2008 alla fondazione dell’Associazione del Vin Santo di Vigoleno poi Doc dal 21/07/2010 , un organismo di tutela e salvaguardia del prodotto che portò nel 2010 all’ approvazione della modifica del disciplinare, apportando l’uso di Santa Maria e Melara a un minimo del 60% con Berverdino bianco e/o Trebbiano romagnolo e/o Ortrugo per il restante 40%.
La creazione del Vin Santo di Vigoleno viene influenzato particolarmente dal clima che determina il periodo di appassimento in solaio o cantina; manualmente i grappoli poveri di acqua ma ricchi di zuccheri, in alcuni casi ancora raccolti in cesti di vimini come vuole la tradizione, vengono messi nel torchio, dove per tre giorni si effettuano tre torchiature, in modo da ricavare tutto il succo.
Il mosto entra in un tino in legno aperto che successivamente viene coperto da un telo, rimanendo a riposo per circa un mese, finchè inizia la trasformazione dei lieviti, visibile dallo sviluppo di un velo superficiale di muffa nobile, chiamata localmente “la pelle”.
Successivamente il nettare viene trasferito nelle botti, normalmente barrique o tonnox usate, iniziando la fermentazione e il suo invecchiamento, senza rabbocchi, perdendo una piccola parte del proprio volume iniziale, viene poi trasferito in botti sempre minori per arrivare anche a piccoli caratelli da circa 100 litri. Infine dopo cinque anni il vino deve essere imbottigliato nella bottiglia renana, normalmente da 0,50 litri, tipica per questo passito e chiusa con tappo in sughero a raso, si precisa che da disciplinare è vietata l’aggiunta di solfiti.

Ma passiamo alla manifestazione del 7 e 8 Dicembre, posta in una bellissima location che sono le ex cantine del Castello di Vigoleno, roccaforte medioevale del 1100 merlata dai caratteristici disegni ghibellini, oggi dedicate a ristorazione ed eventi, formate da splendide volte in mattoni a vista. Nelle due sale principali erano disposti una ventina di banchi di assaggio, ben distanziati, ove produttori o sommelier mescevano, articolando con aneddoti e racconti la degustazione. Dopo l’apertura con le autorità più rappresentative del territorio, tra cui l’organizzatore e presidente della pro loco di Vigoleno Pietro Berelli ed del vicepresidente Enrico Bassanini, il Sindaco di Vigoleno Giuseppe Sidoli e il presidente del Consorzio vini DOC Colli Piacentini Marco Profumo. Sicuramente interessanti e particolari i vini assaggiati, con prevalenza di passiti, non solo di Vin Santo di Vigoleno, ma anche di Malvasia di Candia Aromatica, Albarola e Malvasia rosa, con degustazioni a tema come quella incentrata sulla cantina Visconti ben organizzata anche dal sommelier Matteo Cordani di Fisar Piacenza; probabilmente poco emozionale e non molto coinvolgente la relatrice regionale Fisar, che non trasmetteva l’esclusività e storicità di questo particolare vino legato a questo bel territorio ancora tutto da scoprire. Apprezzamento invece per le tre annate in degustazione che partivano da una 2012 vellutata ed avvolgente per passare ad una 2011 mielosa e fruttata per finire con una 2008 dalla lunghissima persistenza e dolce speziatura. Corretto il rapporto qualità-prezzo della manifestazione che con 10,00 euro proponeva libera degustazione ai banchi d’assaggio, sempre nell’ottica di una conoscenza dei prodotti proposti, ben organizzati i banchi correttamente distanziati e distribuiti, la tracolla porta-vino, i biscottini in sostituzione del pane (seppur in degustazione siano preferibili sapori più neutri come grissini o crocchetti), cortese e disponibile il personale di servizio, peccato la media affluenza legata sicuramente alla prima edizione e relativa poca pubblicità sui medi regionali. Come nostra abitudine alcuni “consigli” costruttivi al fine di migliorare l’organizzazione, come la scelta del calice, a nostro avviso poco appropriato per la degustazione di vini passiti, la quasi assenza di sputacchiere, e punto forse più dolente la scarsa pubblicità fornita all’evento e il sito web da rivedere; a nostro avviso la manifestazione meriterebbe maggior attenzione avvisando media provinciali, e regionali, in modo da far conoscere un prodotto così interessante ma ancora troppo legato al passa parola del territorio, interessanti a nostro avviso sarebbero anche dei gemellaggi annuali con consorzi di passiti extraregione.
Ma teletrasportiamoci al vivo della degustazione, incentrata nel passito di Vigoleno ma non solo:
le sette Aziende dell’Associazione Produttori Vin Santo di Vigoleno
Azienda Agricola Perini
Associazione Produttori Vin Santo di Vigoleno
Colli Piacentini Vin Santo di Vigoleno DOC 2007;
60% Santa Maria 10 % Melara 15% Berverdino 10% Trebbiano romagnolo e 5% Ortrugo 8 anni di affinamento su botti scolme usate di varie dimensioni. Circa 200 bottiglie /anno
Come sempre il Vin Santo di Perini ci lascia piacevolmente sorpresi nella degustazione, con un color ambrato scuro che colora il trasparente calice, si presenta al naso con ampie ricchezze olfattive che risultano intense e speziate, per passare ad un sorso pieno, caldo, ricco, con sentori di uva passa, amaretto, caldarrosta, e tocchi di cannella e mandorla tostata che sofficemente ci accompagnano fino alla fine.
Sessenna Giuseppe
Associazione Produttori Vin Santo di Vigoleno
Colli Piacentini Vin Santo di Vigoleno DOC 2009;
50% Santa Maria, 20 % Melara, 20% trebbiano romagnolo e 10% Ortrugo 5 anni di affinamento in barrique usate scolme, di cui 1 anno finale in carato da 150 litri. Circa 300 bottiglie /anno
un vino che mostra la sua evoluzione già al colore ambrato scuro velato, il naso è “essenza” di amaretto e cannella puri, un vino di grande struttura, con una lieve spalla acida che sopraggiunge piacevolmente al centro del sorso, per poi trasportarti nella lunga persistenza, con sentori di miele di acacia, pasticceria, cannella e tocchi di vaniglia.
Azienda Agricola Lusignani
Colli Piacentini Vin Santo di Vigoleno DOC 2008;
80% Santa Maria e Melara 20% Trebbiano romagnolo, Ortrugo, Berverdino, 7/8 anni di affinamento in barrique usate e botticelle di minor capacità scolme. Circa 2500 bottiglie /anno
Subito colpisce il colore, un’ambra scuro ma luminoso, che cattura l’occhio per vivacità, al naso scopriamo note di caffè , cioccolato e amaretto che sono elegantemente rappresentate e continuano al sorso, denso ed ampio, con una coda spessa e lunghissima, con presenza di una spalla acida tardiva, che si trasforma in cedro candito, cannella ed amaretto nel finale.
Azienda Agricola Erede Corsini
Associazione Produttori Vin Santo di Vigoleno
Colli Piacentini Vin Santo di Vigoleno DOC 2010;
70% Santa Maria e 20% Melara 10% Trebbiano romagnolo, Ortrugo, 5/6 anni di affinamento in barrique usate e botticelle di minor capacità scolme. Circa 200 bottiglie /anno
L’ambra scuro subito ci riconduce ad un’annata non recente, per poi trasportarci nelle note di caffè , cannella ed uva sultanina, mentre in bocca il denso ed avvolgente sorso viene contaminato da una spalla acida presente ma che dona eleganza al vino, smorzando le note mielose e di pasticceria secca, la persistenza lunga ci solletica con sensazioni speziate di vaniglia, cannella e cioccolato, ma nello stesso tempo continuano le note citrine che s’ intrappongono, rendendo dinamica e giocosa la piacevole beva.
Azienda Vitivinicola “Massina”
Associazione Produttori Vin Santo di Vigoleno
Colli Piacentini Vin Santo di Vigoleno DOC 2008;
50% Santa Maria e 50% Melara, circa 8 anni di affinamento in barrique usate scolme, con travasi biennali. Circa 150 bottiglie /anno
Una piccola realtà che produce Vin santo di Vigoleno, con poche attrezzature, tra cui un torchio a mano, un’ appassimento per 5 mesi in graticci metallici delle uve, portano a scoprire un vino ampio, zuccherino, con note di caffè, miele di arancio, pasticceria, cedro caramellato e amaretto nel finale.
Società agricola vitivinicola Visconti Massimo & C.
Associazione Produttori Vin Santo di Vigoleno
Colli Piacentini Vin Santo di Vigoleno DOC 2012;
70% Santa Maria e 30% Melara, circa 5 anni di affinamento in barrique usate scolme. Circa 250/300 bottiglie /anno.
Abbiamo fatto una degustazione in verticale ascendente guidata da Fisar, partendo dall’annata 2012 passando per la 2011 per finire con la 2008, ma tra tutte abbiamo voluto selezionare l’annata più recente, con un color ambra medio che nel calice sembra Cognac, con un naso di mela candita e uva passa, ed in bocca si presenta avvolgente e vellutato, con un piacevole sentore di tostatura, di miele di castagno, caffè, con una coda lunghissima di cioccolato, mandarino cinese e cannella.
Ed ora come accennato vi proponiamo anche altri tre passiti…ma non di Vin Santo di Vigoleno…..
Barattieri Azienda Vitivinicola
Albarola val di Nure – Colli Piacentini Vin Santo DOC 2002;
100% Malvasia Aromatica di Candia, circa 10 anni di affinamento in barrique usate. Circa 350 bottiglie /anno.
Un ambra media dall’unghia luminosa coglie il nostro sguardo, ci avviciniamo e chiediamo di degustarla, e con piacere scopriamo un prodotto ricercato, fatto con passione, ove la frutta candita lascia spazio ai fichi secchi, alla nocciola tostata, per una beva non impegnativa, ma morbida ed elegante con finale di mandorla tostata e cedro candito.
La Conchiglia – Terzoni Claudio Società Agricola 2018 –
Sensazioni D’Inverno – Passito Colli Piacentini Malvasia Aromatica di Candia DOC 2014;
100% Malvasia Aromatica di Candia, circa 2 anni di affinamento in barrique non tostate usate. Circa 350 bottiglie /anno.
Un’insolita etichetta in stile liberty coglie il nostro interesse, scopriamo poi che l’azienda produce questo passito dal lontano 1893 ma solo per consumo familiare, e dopo l’insistenza dei vari avventori in azienda, nel 2003 il produttore decide di commerciare il proprio passito.
Una vendemmia tardiva che lascia incantato il degustatore già al colore dorato intenso, naso divertente in cui la nota fruttata di dattero e fico secco si contrappongono fondendosi a a quella di frutta secca come mandorla e nocciola, per evolversi in una speziatura di cannella e cardamomo. Ingresso pulito, scorrevole in cui la percezione fruttata emerge e accompagna l’atto finale senza eccedere nella persistenza gustativa che giocosamente si divide tra sentori di pesca gialla sciroppata e mandorla tostata.
Mossi 1558
Le Solane – Colli Piacentini Vin Santo DOC 2003;
100% Malvasia Aromatica di Candia, circa 4 anni di affinamento in carati da 300 litri. Circa 1000 bottiglie /anno da 0,.50 l.
Un passito antico con una veste troppo nuova, un color ambra luminoso che ricorda l’oro giallo delle collane delle nobili dame, ricco di emozioni olfattive, fico secco, frutta candita, ma anche zafferano ed eucalipto, al palato mostra la dolcezza fruttata di marmellata di pompelmo rosa, cedro candito, con una inaspettata spalla acida che dona equilibrio al sorso che con delicata persistenza si evolve piacevoli sentori leggermente ossidativi, di caffè, caramello e delicata mandorla tostata, tipica di questo straordinario varietale amato e coltivato anche dal grande Genio Leonardo Da Vinci.
– Alcuni i vini sono recensiti in dettaglio sul nostro blog www.lindovino.it alla voce vini –
E dopo avervi presentato questa piacevolissima panoramica di vini passiti, ringraziando gli organizzatori per l’accoglienza e l’ospitalità, attendiamo il prossimo maggio per Vinoleno 2020 e Dicembre per Vinoleno D’Inverno 2020 dove potremmo apprezzare le nuove annate, nella speranza di una maggior divulgazione ed apertura, anche extraregione di questo particolare ed interessante evento dedicato ad un vino tanto antico quanto ormai purtroppo poco ricordato “Il Vin Santo di Vigoleno”. Ma siamo sicuri che in futuro, con la giusta tenacia dei produttori, si sentirà sempre più parlare di questo…….raro passito!
Per L?Indovino Maura Gigatti e L?Indovino