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Location 7.6
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Cortesia del personale 7.5
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Sito Web 5.0
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Qualita/Prezzo Vini 6.8
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Emozione 7.2
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Le Classificazioni Degli Utenti (0 Voti)
0
28° edizione Benvenuto Brunello 2020 21-24 /02/2020
Dopo un gradevolissimo viaggio attraverso le colline toscane, giungiamo nella medievale Montalcino, cittadina fortificata di origine medioevale (il primo scritto risale al 814 d.c.), posta nel monte dei Lecci, Mons licinus, da cui pare tragga il nome. Saliamo per via Antoni Gramsci, e ci dirigiamo verso l’ex convento Agostiniano di San Filippo e Giacomo, che oggi ospita il Museo Civico e Diocesano di Arte Sacra con verri capolavori dell’arte pittorica fiorentina e senese. Dopo una coda piuttosto lunga, entriamo nei suggestivi chiostri dove dal 21 al 24 febbraio viene ospitata la manifestazione Benvenuto Brunello 2020, con la presentazione in anteprima del Brunello di Montalcino annata 2018 DOCG, Brunello di Montalcino Riserva annata 2014 DOCG, Rosso di Montalcino annata 2018 DOC, nonchè di due vini meno conosciuti ai più, il Moscatello di Montalcino DOC e il Sant’ Antimo DOC.

Una manifestazione sempre molto apprezzata dal pubblico, finalmente quest’anno si poteva muoversi tra i banchi tranquillamente, eccetto domenica pomeriggio, una location suggestiva ed importante, purtroppo non sempre idonea alla “mole” di wine lovers ed esperti del settore, banchetti distanziati e di dimensioni abbastanza adeguate, seppur a nostro avviso sarebbe meglio aumentarne le dimensioni, interessante la sovrapposizione assieme al Brunello di Montalcino e del rosso, anche del Sant’Antimo e del Moscatello di Montalcino, apprezzato e necessario il ricco buffet per spezzare le degustazioni di vini dalle gradazioni importanti, abbastanza appropriato il rapporto qualità prezzo della manifestazione, che seppur dal prezzo importante pari a 60 euro alla cassa, permette di degustare uno dei tre “Re Rossi toscani” dal prezzo a bottiglia di gamma alta, corretto il calice da degustazione, discreto il materiale cartaceo fornito, cortese e particolarmente profesionale il personale specialmente i ragazzi della scuola alberghiera . Come sempre alcune nostre riflessioni per migliorare la manifestazione, che oltre a risolvere la coda esterna, magari programmando ingressi orari, e aumentando lo spazio tra i banchi di degustazione (per quanto possibile) sarebbe da aumentare il numero di servizi igienici che domenica pomeriggio sono risultati sicuramente sottodimensionati rispetto l’affluenza, sicuramente da rivedere il sito del consorzio (magari proponendolo anche in “britannico”), specialmente per l’iscrizione e gli eventi, a nostro avviso poco adeguato ad un’ evento di tiratura internazionale, importante sarebbe anche suddividere la disposizione dei banchi d’assaggio in base al territorio di Montalcino, in modo che il degustatore possa apprezzarne maggiormente le sfumature nei vini. Premetto che personalmente sono molto legato al Brunello di Montalcino, mio primo grande rosso toscano degustato, alla tenera età di 17 anni…fu una folgorazione…sicuramente erano altri tempi ed altri vini, molto strutturati e potenti, con obbligo di attendere adeguatamente il corretto affinamento in bottiglia negli anni, cosa purtroppo che la fretta di oggi ai più non è confacente; mi sembra di rammentare ancora le sfumature e l’evoluzione in bocca di un vino con un’anima ed un cuore molto grandi, dalla persistenza o coda come la chiamiamo noi, lunghissima che anche dopo svariati minuti continua a comunicarti emozionanti sentori fruttati, speziati e di erbe aromatiche. Successivamente scoprii che avevo assaggiato un vino molto conosciuto di un’annata a cinque stelle!
Come consuetudine riteniamo d’uopo delucidarvi alcune informazioni importanti dei rispettivi disciplinari per apprezzare maggiormente la DOCG e le varie DOC presenti nella manifestazione:
Brunello di Montalcino DOCG:
Approvato come DOC con DPR 28.03.1966 GU 132 – 30.06.1966 Approvato come DOCG con DPR 01.07.1980 Modificato con DPCM 04.1.1991 Rettifica Modificato con DM 24.06.1996 Modificato con DM 19.05.1998 GU 314 – 15.11.1980 GU 80 – 04.04.1992 GU 153 -01.07.1992 GU 157 – 06.07.1996 GU 133 – 10.06.1998 Modificato con DM 30.11.2011

Zona di produzione
Confine storico del Comune di Montalcino.
Vitigno
Sangiovese (denominato, a Montalcino, “Brunello”)
Resa massima dell’uva
80 quintali per ettaro
Resa dell’uva in vino
68%
Affinamento minimo in legno
2 anni in rovere
Affinamento minimo in bottiglia
4 mesi (6 mesi per il tipo Riserva)
Colore
rosso rubino intenso tendente al granato per l’invecchiamento
Odore
profumo caratteristico ed intenso
Sapore
asciutto, caldo, un po’ tannico, robusto ed armonico
Gradazione alcolica minima
12,5% Vol.
Acidità totale minima
5 g/lt
Estratto secco netto minimo
26 g/lt
Imbottigliamento
può essere effettuato solo nella zona di produzione
Immissione al consumo
dopo 5 anni dall’anno della vendemmia (6 anni per il tipo Riserva)
Confezionamento
il Brunello di Montalcino può essere posto in commercio solo se confezionato in bottiglie di forma bordolese
Il vino a denominazione di origine controllata e garantita “Brunello di Montalcino” deve essere ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti composti nell’ambito aziendale esclusivamente dal vitigno “Sangiovese” (denominato, a Montalcino, “Brunello”).
Il vino a denominazione di origine controllata e garantita “Brunello di Montalcino” all’atto dell’immissione al consumo deve rispondere alle caratteristiche di seguito esposte: colore: rosso rubino intenso tendente al granato; odore: caratteristico ed intenso; sapore: asciutto, caldo, un po’ tannico, robusto, armonico, persistente; titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,50% vol.; acidità totale minima: 5,0 g/l; estratto non riduttore minimo : 24,0 g/l.
Il vino a denominazione di origine controllata e garantita “Brunello di Montalcino” non può essere immesso al consumo prima del 1° gennaio dell’anno successivo al termine di cinque anni calcolati considerando l’annata della vendemmia. Il vino a denominazione di origine controllata e garantita “Brunello di Montalcino” può portare come qualificazione la menzione “Riserva” se immesso al consumo successivamente al 1° gennaio dell’anno successivo al termine di sei anni, calcolati considerando l’annata della vendemmia, fermi restando i minimi di due anni di affinamento in contenitori di rovere e di sei mesi in bottiglia.
Regola l’immissione in commercio che avviene il I° gennaio del quinto anno dopo la vendemmia. Durante questo lungo periodo, il vino deve trascorrere almeno due anni in botte di legno e almeno quattro mesi di affinamento in bottiglia. Il periodo di conservazione in bottiglia cresce fino a sei mesi per il tipo riserva che entra in commercio un anno dopo.
Il vino a denominazione di origine controllata e garantita “Brunello di Montalcino” deve essere immesso al consumo in bottiglie di una delle seguenti capacità: litri 0,375; litri 0,500; litri 0,750; litri 1,500; litri 3,000; litri 5,000.
Le bottiglie devono essere di tipo “Bordolese”, di vetro scuro e chiuse con tappo di sughero
Rosso di Montalcino DOC:
Zona di produzione
Confine storico del Comune di Montalcino.
Vitigno
Sangiovese (denominato, a Montalcino, “Brunello”)
Resa massima dell’uva
90 quintali per ettaro
Resa dell’uva in vino
70%
Immissione al consumo
1° Settembre dell’anno successivo alla vendemmia
Colore
rosso rubino intenso
Odore
profumo caratteristico ed intenso
Sapore
asciutto, caldo, un po’ tannico
Gradazione alcolica minima
12% Vol.
Acidità totale minima
4,50 g/lt
Estratto secco netto minimo
24 g/lt
Imbottigliamento
può essere effettuato solo nella zona di produzione
Confezionamento
il Rosso di Montalcino può essere posto in commercio solo se imbottigliato in confezioni di tipo bordolese
Il “Rosso di Montalcino” DOC dimostra la versatilità del territorio di Montalcino che, con lo stesso vitigno Sangiovese, è in grado di produrre anche un vino adatto per essere bevuto più giovane. Infatti il Rosso di Montalcino può entrare in commercio dal 1° settembre successivo alla vendemmia. E’un vino DOC a partire dalla vendemmia 1984 ed è prodotto con sole uve di Sangiovese. I
Già apprezzato e conosciuto con varie denominazioni, il Rosso di Montalcino ha acquisito precisa identità ed ufficiale riconoscimento con il passaggio alla DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA (D.P.R. 25/11/83 e successive modificazioni)
Valida alternativa per il cantiniere, lo è anche per il consumatore esigente. Il Rosso di Montalcino è armonico, elegante, sapido, non di grande impegno ma di piacevole abbinamento.
Il Rosso di Montalcino all’aspetto è brillante e limpido, con colore rubino composito; all’olfatto ha buona intensità e fragranza , si riconoscono profumi di frutti freschi.
Sant’Antimo DOC:
(DOC dal D.M. 18/1/1996 – G.U. n.26 del 1/2/1996; ultima versione D.M. 7/3/2014)

Zona di produzione
Confine storico del Comune di Montalcino
(con esclusione di una piccola zona).
Vitigno
tutti quelli autorizzati in Toscana, con specifiche limitazioni per le tipologie con nome di vitigno e per il Vin Santo
Resa massima dell’uva
90 quintali per ettaro per i bianchi e per il Sant’Antimo Rosso, 80 quintali per ettaro per gli altri rossi
Resa dell’uva in vino
70%, 31,5% per il Vin Santo
Colore, odore, sapore, gradazione alcolica, acidità totale minima, estratto secco netto minimo
variabili secondo le diverse tipologie
Imbottigliamento
può essere effettuato solo in provincia di Siena
Si precisa che le informazioni sotto riportate sono tratte dal disciplinare rettificato con il DM 02.07.1996 e Modificato con DM 30.11.2011.
La zona di produzione delle uve dei vini DOC “Sant’Antimo” comprende, in provincia di
Siena, la località Sant’Antimo parte del territorio amministrativo del comune di Montalcino. Il territorio di produzione del vino Sant’Antimo, che corrisponde all’area del comune di
Montalcino in provincia di Siena, si trova nella Toscana sud-orientale a 40 chilometri a sud della
città di Siena. Il territorio di produzione, che ha una superficie complessiva di 243,62 chilometri
quadrati, è delimitato dalle valli dei tre fiumi Orcia, Asso e Ombrone, assume una forma quasi
quadrata, i cui lati misurano mediamente 15 chilometri.
La denominazione trae origine da uno dei monumenti simbolo di Montalcino in provincia di
Siena, l’abbazia romanica di Sant’Antimo, ed è stata voluta dai produttori per valorizzare tutti quei
vitigni di qualità che hanno raggiunto gradimento tra i consumatori.
Molte notizie storiche testimoniano la produzione di vini da parte dei Monaci dell’Abbazia
di Santa’Antimo, la quale si trovava sul percorso della via Francigena, sulla quale transitavano
molti pellegrini provenienti dal Nord Europa e diretti verso Roma. Sant’Antimo è stata fondata da
Carlo Magno nel IX secolo e pertanto ha rappresentato da sempre un punto di riferimento per la
produzione agricola e quindi anche vitivinicola del territorio.
La DOC “Sant’Antimo” comprende 11 tipologie diverse, e precisamente: “Sant’Antimo” Rosso; “Sant’Antimo” Bianco; “Sant’Antimo” Vin Santo ; “Sant’Antimo” Vin Santo Occhio di Pernice; Sant’Antimo Chardonnay; Sant’Antimo Sauvignon; Sant’Antimo Pinot Grigio; Sant’Antimo Cabernet Sauvignon; Sant’Antimo Merlot; Sant’Antimo Pinot Nero; nonché Sant Antimo Novello.
La denominazione di origine controllata “Sant’Antimo” Rosso è riservata al vino ottenuto
dalle uve dei vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione nell’ambito della Regione Toscana.
Per la produzione della sola tipologia del vino a DOC “Sant’Antimo” Rosso è previsto, nel
rispetto dei relativi disciplinari di produzione il passaggio dal “Brunello di Montalcino” e dal
“Rosso di Montalcino”, ferme restando comunque le rese del prodotto dal quale il vino proviene.
Sant’Antimo Rosso, deve rispettare la gradazione alcolica totale volumica minima di 12,00% vol;
La denominazione di origine controllata “Sant’Antimo” Bianco è riservata al vino ottenuto
dalle uve dei vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nell’ambito della Regione Toscana.
Sant’Antimo Bianco, deve rispettare la gradazione alcolica totale volumica minima 11,50 % vol;
La denominazione di origine controllata “Sant’Antimo” Vin Santo è riservata al vino
ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti aventi nell’ambito aziendale, la composizione
ampelografica appresso specificata: Trebbiano toscano e Malvasia bianca lunga, da soli o
congiuntamente, minimo 70%. Possono concorrere altri vitigni idonei alla coltivazione nell’ambito
della Regione Toscana per non oltre il 30%.
La denominazione di origine controllata “Sant’Antimo” Vin Santo Occhio di Pernice è
riservata al vino ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti aventi nell’ambito aziendale, la
composizione ampelografica appresso specificata: Sangiovese dal 50 al 70%, Malvasia nera dal 30
al 50%. Possono concorrere altri vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione nell’ambito della
Regione Toscana per non oltre il 30%.
Nella vinificazione dei vini a denominazione di origine controllata “Sant’Antimo” Vin Santo
e “Sant’Antimo” Vin Santo Occhio di Pernice, il tradizionale metodo di vinificazione prevede
quanto segue: l’uva, dopo aver subito un’accurata cernita, deve essere sottoposta ad un appassimento naturale e può essere ammostata non prima del 1° dicembre dell’anno di raccolta e non oltre il 31 marzo dell’anno successivo. la conservazione e l’invecchiamento delle tipologie di vini “Sant’Antimo” Vin Santo e “Sant’Antimo” Vin Santo Occhio di Pernice, deve avvenire in recipienti di legno (caratelli) di capacità non superiore a cinque ettolitri;
L’immissione al consumo del “Sant’Antimo” Vin Santo e del “Sant’Antimo” Vin Santo Occhio di Pernice, non può avvenire prima del 1° novembre del terzo anno successivo a quello di produzione delle uve.
Per le tipologie “Sant’Antimo” Vin Santo e “Sant’Antimo” Vin Santo Occhio di Pernice è
prevista la menzione riserva.
Al termine del periodo d’invecchiamento del “Sant’Antimo” Vin Santo e “Sant’Antimo” Vin Santo Occhio di Pernice, il prodotto deve avere un titolo alcolometrico volumico totale minimo del 16,00% vol di cui 14,00% vol svolto (titolo alcolometrico volumico totale minimo: 16,00% vol di cui: per il tipo secco: almeno il 14,00% vol svolto e un massimo del 2% vol da svolgere; per il tipo amabile: almeno il 13,00% vol svolto ed un minimo del 3,00% vol da svolgere);
La denominazione di origine controllata “Sant’Antimo” seguita dalle seguenti
specificazioni: “Chardonnay”, “Sauvignon”, “Pinot Grigio”, “Pinot nero”, “Cabernet Sauvignon”,
“Merlot”, è riservata ai vini ottenuti dalle uve provenienti dai vigneti composti dai corrispondenti
vitigni per almeno l’85%. Possono concorrere alla produzione di detti vini le uve dei vitigni a bacca
di colore analogo idonei alla coltivazione nell’ambito della Regione Toscana fino ad un massimo
del 15%.
Sant’Antimo con indicato il vigneto prevalente permesso, deve rispettare la gradazione alcolica volumica totale minima:
Sant’Antimo Chardonnay…………. 11,50% vol;
Sant’Antimo Sauvignon………….. 11,50 % vol;
Sant’Antimo Pinot Grigio………… 11,50% vol;
Sant’Antimo Cabernet Sauvignon… 12.00% vol;
Sant’Antimo Merlot……………… 12,00% vol;
Sant’Antimo Pinot Nero…………. 12.00% vol.
Il vino rosso DOC “Sant’Antimo” può utilizzare in etichetta la menzione “Novello”, se
prodotto nel rispetto delle vigenti normative per i vini novelli.
Sant’Antimo Novello deve rispettare la gradazione alcolica totale volumica minima 11,00 % vol;
Vitigni idonei alla produzione del vino a DOC Sant’Antimo
- 1. Abrusco N. ● 2. Albana B. ● 3. Albarola B. ● 4. Aleatico N. ● 5. Alicante Bouschet N. ● 6. Alicante N. ● 7. Ancellotta N. ● 8. Ansonica B. ● 9. Barbera N. ● 10. Barsaglina N. ● 11. Biancone B. ● 12. Bonamico N. ● 13. Bracciola Nera N. ● 14. Cabernet Franc N. ● 15. Cabernet Sauvignon N. ● 16. Calabrese N. ● 17. Caloria N. ● 18. Canaiolo Bianco B. ● 19. Canaiolo Nero N. ● 20. Canina Nera N. ● 21. Carignano N. ● 22. Carmenere N. ● 23. Cesanese d’Affile N. ● 24. Chardonnay B. ● 25. Ciliegiolo N. ● 26. Clairette B. ● 27. Colombana Nera ● 28. Colorino N. ● 29. Durella B. ● 30. Fiano B. ● 31. Foglia Tonda N. ● 32. Gamay N. ● 33. Grechetto B. ● 34. Greco B. ● 35. Groppello di Santo Stefano N. ● 36. Groppello Gentile N. ● 37. Incrocio Bruni 54 B. ● 38. Lambrusco Maestri N.● 39. Livornese Bianca B. ● 40. Malbech N. ● 41. Malvasia Bianca di Candia B. ● 42. Malvasia Bianca lunga B. ● 43. Malvasia Istriana B. ● 44. Malvasia N. ● 45. Malvasia Nera di Brindisi N. ● 46. Malvasia Nera di Lecce N. ● 47. Mammolo N. ● 48. Manzoni Bianco B. ● 49. Marsanne B. ● 50. Mazzese N. ● 51. Merlot N. ● 52. Mondeuse N. ● 53. Montepulciano N. ● 54. Moscato Bianco B. ● 55. Müller Thurgau B. ● 56. Orpicchio B. ● 57. Petit manseng B. ● 58. Petit verdot N. ● 59. Pinot Bianco B. ● 60. Pinot Grigio G. ● 61. Pinot Nero N. ● 62. Pollera Nera N. ● 63. Prugnolo Gentile N. ● 64. Pugnitello N. ● 65. Rebo N. ● 66. Refosco dal Peduncolo rosso N. ● 67. Riesling Italico B. ● 68. Riesling Renano B. ● 69. Roussanne B. ● 70. Sagrantino N. ● 71. Sanforte N. ● 72. Sangiovese N. ● 73. Sauvignon B. ● 74. Schiava Gentile N. ● 75. Semillon B. ● 76. Syrah N. ● 77. Tempranillo N. ● 78. Teroldego N. ● 79. Traminer Aromatico Rs ● 80. Trebbiano Toscano B. ● 81. Verdea B. ● 82. Verdello B. ● 83. Verdicchio Bianco B. ● 84. Vermentino B. ● 85. Vermentino Nero N. ● 86. Vernaccia di San Gimignano B. ● 87. Viognier B.
Moscatello di Montalcino DOC:
Approvato con DPR 13.11.1984; Modificato con DM 02.08.1993; Modificato con DM 28.09.1995
Modificato con DM 26.05.2010; G.U. 139 – 14.06.1985; G.U. 200 – 26.08.1993 ;G.U. 2 – 03.01.1996; G.U. 146-25.06.2010; Modificato con DM 30.11.2011
Il vino a denominazione di origine controllata “Moscadello di Montalcino” deve essere
ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti composti nell’ambito aziendale dal vitigno “Moscato
Bianco” . La zona di produzione delle uve comprende l’intero territorio amministrativo del comune di Montalcino in provincia di Siena.
Possono concorrere alla produzione di detto vino anche le uve provenienti dai vitigni a bacca
bianca, idonei alla coltivazione nella Regione Toscana fino ad un massimo del 15%.
Le uve destinate alla vinificazione sottoposte, se necessario, a preventiva cernita, devono assicurare
ai vini un titolo alcolometrico volumico minimo naturale di 10,00% vol per i tipi “Tranquillo” e
“Frizzante”. Le uve destinate alla produzione della tipologia “Vendemmia Tardiva”, ammesse nelle
condizioni richieste debbono assicurare al vino un titolo alcolometrico volumico naturale minimo
non inferiore al 15,00% vol.
Il vino a denominazione di origine controllata “Moscadello di Montalcino” può essere
prodotto nelle tipologie “Tranquillo”, “Frizzante” e “Vendemmia Tardiva”, alle condizioni previste
dal presente disciplinare
I vini a DOC “Moscadello di Montalcino” all’atto dell’immissione al consumo devono rispondere
alle caratteristiche di seguito esposte, secondo le diverse tipologie:
Tipologia “Tranquillo”
colore: giallo paglierino;
odore: caratteristico, delicato, fresco e persistente;
sapore: aromatico, dolce, armonico, caratteristico dell’uva moscato;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,50% vol di cui almeno un quarto ancora da
svolgere;
titolo alcolometrico volumico svolto minimo: 4,50% vol;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 17 g/l.
Tipologia “Frizzante”
colore: giallo paglierino tenue, con spuma fine e vivace;
odore: caratteristico, delicato, fresco e persistente;
sapore: aromatico, dolce, armonico, caratteristico dell’uva moscato;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,50% vol di cui almeno un quarto ancora da
svolgere;
titolo alcolometrico volumico svolto minimo: 4,50% vol;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 17,0 g/l.
Tipologia “Vendemmia Tardiva”
colore: dal giallo paglierino al giallo dorato;
odore: caratteristico, delicato e persistente;
sapore: aromatico, dolce ed armonico;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 15,00% vol di cui almeno 11,50% svolti e un
minimo da svolgere di 3,50% vol in alcol potenziale;
acidità totale minima: 4,0 g/l;
acidità volatile massima: 25,0 millequivalenti/l;
estratto non riduttore minimo: 24,0 g/l.La presa di spuma per il tipo “Frizzante” deve avvenire solo attraverso fermentazione naturale.
La resa massima dell’uva in vino finito non deve essere superiore al 65% per i tipi “Tranquillo” e
“Frizzante” e al 45% per il tipo “Vendemmia Tardiva”.
Il vino a DOC “Moscadello di Montalcino” qualificato “Vendemmia Tardiva” deve essere
sottoposto ad un periodo di affinamento di almeno un anno, calcolato dal 1° gennaio dell’anno
successivo alla vendemmia e non può essere immesso al consumo prima del 1° gennaio del secondo
anno successivo alla vendemmia.
I vini a denominazione di origine controllata “Moscadello di Montalcino” possono essere immessi
al consumo in bottiglie di una delle seguenti capacità: litri 0,375; litri 0,500; litri 0,750; litri 1,500,
litri 3,000, litri 5,000.
Le bottiglie devono essere di vetro e chiuse con tappo di sughero.
Dopo questa leggera e scorrevolissima lettura di alcuni estratti dei vari disciplinari, ovviamente ironizziamo, ci spiace molto ma per capire appieno questi vini, a nostro avviso, non possiamo non conoscere gli aspetti fondamentali dei vari disciplinari, ci addentriamo nelle più goliardiche degustazione dei vini da noi maggiormente apprezzati:
Rosso di Montalcino Doc 2017 – Celestino Pecci
(100% Sangiovese grosso o Brunello o Prugnolo gentile)- Diraspatura e pigiatura soffice, fermentazione alcolica 28/30°C, 12 giorni di macerazione sulle bucce. Affinamento in legno per 8 mesi in botti di legno da 10 hl oppure un anno in botti di legno Slavonia da 35 hl. Affinamento in bottiglia: Almeno 6 mesi . Gradazione 15°. Bottiglie prodotte 6.400
‘Azienda Pecci Celestino prende il nome dal suo titolare che, seguendo il richiamo della terra che tanto ti dà ma anche tanto pretende, acquistò i due casali ed il terreno di ca 40 ha. andando contro quello che era il “progetto” ideato per lui.
Celestino nasceva in un casale vicino alla suggestiva Abbazia romanica di Sant’Antimo a circa 5 km da Montalcino. Erano altri tempi e per lui, ultimo di 6 figli, i genitori Guido e Maddalena avevano sognato un lavoro da impiegato; erano anni in cui la gente fuggiva dalle campagne per seguire il sogno della città; erano gli anni del dopo-guerra, dove tutto andava conquistato; erano gli anni in cui Celestino decise di riscrivere la sua storia.
Era il 1968 quando ebbe inizio la storia dell’Azienda Pecci Celestino, una storia di difficoltà e sacrifici ma circondata da amore e passione e con un lieto fine…
Celestino non affrontò da solo questo cammino: al suo fianco sono sempre rimaste la sua famiglia e quella della moglie Idria, in grado di trasformare in festa le giornate di mietitura e vendemmia.
Un vigneto prende il nome di Maddalena, madre di Celestino, spentasi nel 2000 ma ancora presente nei ricordi delle giornate trascorse insieme tra stornelli e racconti di gioventù.
Oggi, l’Azienda è ancora quella di allora ma a guidarla è Tiziana Pecci seguita dallo sguardo attento ed orgoglioso di suo padre Celestino, che rivede in lei la passione per la terra che fu ed è ancora sua.
Un rosso di tutto rispetto, ove il prugnolo gentile in purezza è ben rappresentato in una veste elegante e strutturata. Già il rosso rubino intenso con riflessi granato luminosi colpisce subito il nostro sguardo, che inviata il naso ad avvicinarsi al calice per sentire note di mora, noce moscata, vaniglia, chiodo di garofano. Alla bocca si presenta ampio, di struttura con una spalla acida in leggera evoluzione, sapido, dai tannini leggermente graffianti ma non fastidiosi, direi rappresentativi del varietale, per prolungare la propria coda dritta, di media intensità con sentori di marasca, wasabi, lievemente terroso (terra rossa), mandarino cinese per finire con tocchi di nocciola leggermente tostata.
Rosso di Montalcino Doc 2017 – Podere Brizio
(100% Sangiovese grosso o Brunello o Prugnolo gentile)- (100% Sangiovese grosso o Brunello o Prugnolo gentile)- Vinificato tradizionalmente con una fermentazione spontanea condotta da lieviti indigeni. L’invecchiamento avviene in botti di rovere francese non tostato da 54Hl per 12 mesi. Affinato in bottiglia per almeno 3 mesi. Gradazione 13,5°. Bottiglie prodotte 10.000
Stando a numerosi ritrovamenti archeologici, la vocazione vitivinicola della zona era già importante in epoca etrusca. Se nel Medioevo e in epoca moderna non mancarono mai testimonianze legate alla produzione di vino di qualità, è solo con l’Ottocento che si dette inizio alla produzione di un rosso da uve autoctone chiamate “Brunello” o “Brunellino”, poi riconosciute come una delle varianti del Sangiovese. Alla seconda metà dello stesso secolo risalgono i primi tentativi di vinificare in purezza questo nobile vitigno, capace di produrre vini di altissimo pregio da lungo invecchiamento.
Conosciuto per anni solo da intenditori sopraffini, fu nella seconda metà del Novecento che il Brunello di Montalcino iniziò a diventare uno dei simboli del migliore Made in Italy a livello mondiale, tanto da ricevere nel 1980 la prima Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Nel territorio si affiancò poi la produzione del Rosso di Montalcino, DOC nata nel 1984.
Pur essendo un’azienda giovane, Podere Brizio posa quindi le sue radici su un territorio ricco di storia, evocata anche sulle nostre etichette, raffiguranti la Parpagliola da 10 quattrini. Coniata nel 1556, negli anni terminali delle Guerre d’Italia franco-spagnole, questa moneta fu simbolo della repubblica di Siena nell’anno in cui circa 600 famiglie di nobili senesi si rifugiarono nella fortezza di Montalcino con lo scopo di mantenere viva la Repubblica Senese. La moneta è in argento e simboleggia la resistenza, la tenacia, la forza di un luogo la cui storia è un vero e proprio romanzo.
A Podere Brizio il terreno sabbio-limoso, di origini marine, poggia su marne e calcari di oltre cento milioni di anni, rendendo il luogo ideale per allevare le nostre vigne seguendo una filosofia produttiva sostenibile, rispettosa dei suoli e del ciclo naturale della vite. Podere Brizio, una perla tra le colline di Montalcino, vanta trentatré ettari di superficie totale, di cui oltre undici coltivati a Sangiovese e due ad oliveta.
Il vino presenta un colore rubino limpido tendente al granato, i profumi si liberano nel calice, con sensazioni fruttate poste in un cestino di paglia di culmi d’orzo; marasca, mora di rovo. Il sorso è generoso, abbastanza ampio in apertura nella testa, mantenuto dall’alcol, che avvolge e si mescola alla morbidezza che viene contrastata dal tannino, educato ma astringente per gioventù, con una coda persistente, sottile dalle note di speziate di noce moscata, pepe nero, ma anche rabarbaro e mora di rovo.
Rosso di Montalcino Doc 2018 – Mastrojanni Winery
(100% Sangiovese grosso o Brunello o Prugnolo gentile)- Diraspatura e pigiatura soffice, 5 settimane fermentazione su tini tronco conici in cemento, e Affinamento di 6 mesi in botti rovere Allier da 54 hl. Affinamento in bottiglia: Almeno 3 mesi . Gradazione 14°. Bottiglie prodotte 56.400
L’azienda agricola Mastrojanni nasce nel 1975 nell’area di Castelnuovo dell’Abate nei Poderi Loreto e San Pio, colline di vedetta su un fondamentale sentiero di collegamento, che hanno visto lo scorrere della Storia dagli Etruschi ai Romani. La strada di Roma era la strada per il centro della cristianità, un luogo dove chiunque fosse qualcuno prima o poi doveva andare. Da Carlo Magno in poi ogni imperatore del Sacro Romano Impero ha mangiato nelle nostre taverne e re, nobili, papi, cardinali e personaggi di ogni tipo hanno camminato nelle nostre strade.
“Passata l’Orcia, Caterina da Siena – religiosa, teologa e filosofa italiana – nel 1300 risaliva con le sue dilette l’antica via passando per i poderi Loreto e San Pio (chiamati allora “il castrum Laureti”, che già nel 1208 era inserito nel sistema difensivo della Repubblica senese) per recarsi dal suo caro padre spirituale in Sant’Antimo, dove è stata eretta la nota Abbazia di cui la leggenda fa risalire la fondazione al IX secolo, all’epoca del Sacro Romano Impero, guidato dall’imperatore Carlo Magno”.
Nell’età moderna, fino al tardo Settecento, il podere Loreto è stata prospera proprietà agricola dell’ospedale di S. Maria della Croce.
Nel 2011 iniziano i lavori a cura del Gruppo Illy, un complesso recupero architettonico che in pochi anni ha portato a nuova vita l’antico borgo. Nel 2019 con l’apertura del Relais Mastrojanni, terminano i lavori di ristrutturazione.
Il Colore nel calice è una Granato medio con riflessi rubino luminosi, mentre al naso percepiamo sentori di viola mammola, timo, cipria e pepe di Sichuan. Ma è alla bocca che troviamo le maggiori soddisfazioni, con ampiezza e struttura dal frutto rosso che si sprigiona fin nel profondo del nostro palato, con una spalla acida e dei tannini ancora in evoluzione ma non invasivi, per concludersi con una coda sinuosa di media struttura piuttosto lunga, con note di tabacco Kentucky, cacao, cuoio nuovo, mora e pepe nero. Un vino giovane ma dalle grandi aspettative.
Brunello di Montalcino Poggio al Carro Docg 2015 – Celestino Pecci
(100% Sangiovese grosso o Brunello o Prugnolo gentile)- Diraspatura e pigiatura soffice, fermentazione alcolica 28/30°C, 20 giorni di macerazione sulle bucce. Affinamento in legno per 40 mesi in botti di legno Slavonia da 35 hl. Affinamento in bottiglia: Almeno 12 mesi . Gradazione 15°. Bottiglie prodotte 4.666
L’abito granato dal tono intenso, risulta luminoso, mentre l’aspetto olfattivo piuttosto delicato denota profumi di ginestra, mirra, pepe bianco che penetrano soavemente nel nostro naso.. Sensazioni che nell’assaggio, vengono sicuramente marcate con eleganza, mediante un’ampia apertura, una struttura importante ma elegante, caldo, con spalla acida e tannini in evoluzione ma nello stesso tempo non invasivi, per completarsi con una coda sinuosa lunghissima, dai sentori di prugna, mandarino cinese, timo, noce moscata, cannella con finale ammandorlato leggermente tostato.
Brunello di Montalcino Docg 2015 – Casanova di Neri
(100% Sangiovese grosso o Brunello o Prugnolo gentile)- Selezione manuale dei grappoli prima della diraspatura e selezione degli acini con selettore ottico. Segue fermentazione spontanea senza l’uso di lieviti aggiunti e macerazione coadiuvata da frequenti follature. Il tutto avviene in tini troncoconici in acciaio a temperatura controllata per 25 giorni. Affinamento in Botte grande slavonia da 80 hl per 43 mesi e 6 mesi in bottiglia. Gradazione 14.5°. Bottiglie prodotte 80.000.
Fondata nel 1971 da Giovanni Neri che con grande visione e passione capì le grandi potenzialità vinicole del territorio di Montalcino. Passa nelle mani del figlio Giacomo nel 1991.
Casanova di Neri infatti significa l’Azienda Casanova della Famiglia Neri.
La produzione iniziata nella zona est di Montalcino si è espansa poi in altre posizioni.
Per prima la vigna di Cerretalto dove oltre ad un terroir unico inserito in un anfiteatro naturale sul torrente Asso trova nel vecchio vigneto anche un Sangiovese diverso dagli altri,
con grappoli piccoli e spargoli, dal quale è stata ricavata una selezione massale successivamente utilizzata per gli altri nostri vigneti, in particolare il Tenuta Nuova.
All’acquisizione della vigna di Cerretalto segue quella de Le Cetine, Pietradonice e poi il Podernuovo.
La prima vendemmia prodotta del Brunello è stata la 1978. Segue poi Cerretalto 1981, il Rosso di Montalcino 1982, Tenuta Nuova 1993, PietradOnice 2000, IrRosso di Casanova di Neri 2006 e ultimo Il Bianco 2011. Attualmente l’azienda si estende su una superficie di circa 500 ettari di cui 63 a vigneto, 20 di oliveto e il resto seminativo e boschi.
Buona l’interpretazione dell’annata, il colore che vira tra il granato e il rubino ci porta a considerare una corretta maturazione delle uve. Al naso la classica viola mammola, la mora e note floreali di Ginestra, l’apertura in bocca risulta importante, con un corpo di struttura, una spalla acida citrina in equilibrio con la sapidità, i tannini risultano giovani ma non invasivi, la coda lunga abbastanza spessa, con note menta piperita, choccolate, timo, citrino da mandarino cinese, e speziate da noce moscato. Un vino ampio elegante e piuttosto morbido nella propria giovinezza.
Brunello di Montalcino Docg 2015 Tenuta nuova – Casanova di Neri
(100% Sangiovese grosso o Brunello o Prugnolo gentile)- Selezione manuale dei grappoli prima della diraspatura e selezione degli acini con selettore ottico. Segue fermentazione spontanea senza l’uso di lieviti aggiunti e macerazione coadiuvata da frequenti follature. Il tutto avviene in tini troncoconici in acciaio a temperatura controllata per 24 giorni. Affinamento in Botte grande Slavonia da 80 hl e tonnox da 500 l usati per 18 mesi e 12 mesi in bottiglia. Gradazione 14.5°.
Una veste dai riflessi luminosi rubini che si fondono con il granato nel calice, accompagna verso un ventaglio olfattivo, che si presenta intrigante con timo, mora e sentori dii cuoio nuovo. La testa media ci accoglie nel sorso, con un’acidità citrina in evoluzione legata alla giovane età, tannini non invasivi, sapidità pronunciata ma non fastidiosa, con una coda molto lunga di media struttura, con note di timo limoncello, pepe bianco, mandarino cinese e finale leggermente terroso. Un vino giovane, citrino dalle note speziate.
Brunello di Montalcino Vigna la Casa Docg 2015 – Caparzo
(100% Sangiovese grosso o Brunello o Prugnolo gentile)- Fermentazione alcolica 28/30°C, 7 giorni di macerazione sulle bucce, cui seguono delestage e rimontaggi. Essendo in presenza di bucce particolarmente pregiate viene allungato il periodo di contatto con le stesse per altri 10/15 giorni. Affinamento in legno per 24 mesi in botti di legno slavonia da 50 hl e 10 mesi in tonneux in legno da 500 l. Affinamento in bottiglia: Almeno 12 mesi . Gradazione 13,5°. Bottiglie prodotte 35.000
Ancora oggi si sperimentano innovativi sistemi di allevamento ed, in particolare, diverse selezioni clonali nei terreni di proprietà, che si estendono su una superficie di circa 200 ettari, 90 dei quali coltivati a vigneto, 4 a oliveto, 87 a bosco e 19 attualmente a seminativo e resedi. Sono passati più di quarant’anni dai primi filari di vigne e dalle prime esperienze di cantina. I vigneti di Caparzo occupano circa 90 ettari nel comune di Montalcino. In località Caparzo, nell’area collinare, ad un’altitudine di 220 metri, esposta da sud a sud-est, sono coltivati circa 9 ettari a Brunello, 3 ettari a Chardonnay, Sauvignon e Traminer, 2,5 ettari a Cabernet Sauvignon, 3 ettari a Rosso di Montalcino, 1 ettaro a Sangiovese Sant’Antimo e 1,5 ettari a Moscadello. Il terreno è di formazione pliocenica, sedimentaria, sabbioso-argillosa. In località La Casa, a 275 metri, con esposizione da sud a sud-est, sono situati 5 ettari a Brunello. Il terreno è di formazione scistico-argilloso, noto con il nome di galestro. Nella zona ovest, denominata La Caduta, ad una altezza di 300 metri, sono localizzati 7,5 ettari a Brunello su un terreno di matrice scistoso arenacea, sciolto e ricco in scheletro. Da sud a sud-est di Montalcino, si trova il vigneto Il Cassero, ad un’altezza di 270 metri, dove si trovano circa 6 ettari a Brunello, 4 a Sangiovese, 1 a Syrah, 1 a Colorino e 3 ettari a Rosso di Montalcino, su un terreno di formazione pliocenica a matrice sabbioso-pietrosa o scistico-argillosa. Infine, a sud-est di Montalcino, nel vigneto San Piero-Caselle, ad un’altezza di 250 metri sono coltivati 2,5 ettari a Brunello, 15 a Sangiovese, 2,5 a Merlot, 2 a Cabernet Sauvignon , 2,5 a Syrah, 1,5 a Petit Verdot e 2 ettari a Colorino.
L’origine del nome LA CASA deriva dal fatto che in passato questo era uno dei poderi dove abitavano alcuni contadini alle dipendenze dei proprietari del Palazzo Montosoli, situato a poche centinaia di metri. La prima annata prodotta del Brunello di Montalcino Vigna La Casa è stata il 1977.
Il vino esprime piacevolezza già al colore granato medio luminoso; il ventaglio olfattivo suggerisce note fruttate di ciliegia marasca, fragola di bosco, seguite da violetta di campo, pepe di Sichuan. Al sorso un carattere giovane ma non esuberante, direi scorrevole nella freschezza che viene accompagnata dalla sapidità e da un tannino educato. La spina dorsale si rivela in equilibrio, dosata dalla nota alcolica integrata nella parte morbida del vino, con una spalla citrina piacevole, ed una coda lunga dai tocchi di pompelmo rosa, timo limoncello, pepe verde e nocciola leggermente tostata.
Brunello di Montalcino Docg 2015 – Azienda Agricola Patrizia Cencioni Solaria
(100% Sangiovese grosso o Brunello o Prugnolo gentile)- intensi rimontaggi iniziali con controllo della temperatura massima a 33°; lunga macerazione quiescente sulle vinacce con svinatura a temperatura in fase calante. Affinamento di 30 mesi in botti di rovere di Slavonia di media grandezza e poi subito in bottiglia. Gradazione 14.5°. Bottiglie prodotte 20.000.
L’azienda Agricola Patrizia Cencioni Solaria è a conduzione familiare e si trova nel fianco sud est della collina di Montalcino, la superficie totale è di circa 50 ha dei quale 8 ha di vignieto a Brunello di Montalcino, 1.5 ha S. Antimo Doc, 7 ha di oliveto.
I vigneti risalgono al 1989, anno in cui è nata Solaria, che trae le sue origini da un antica azienda di Montalicino creata negli anni 50 dal nonno Giuseppe Cencioni, uno dei fondatori del Consorzio del Brunello di Montalcino.
Un’accurata selezione manuale delle uve e un processo di invecchiamento in botti grandi da 25 e 40 Hl. rigorosamente in rovere di Slavonia e in legni piccoli.
Granato all’aspetto visivo, esprime i suoi profumi nelle note, foglie di tabacco, cioccolato fondente, pepe nero seguite dalle tipiche note fruttate mora di rovo. In bocca è divertente, si muove sinuoso durante il percorso, nonostante l’alcol esce leggermente dal coro, mentre il tannino risulta piuttosto delicato nella sua eleganza sbarazzina, con una spalla acida citrina ricca di sentori che si chiudono nella coda lunga di media struttura dai toni di mandarino cinese, mora di rovo e tabacco da pipa.
Brunello di Montalcino Biologico Docg 2015 – Col d’Orcia
(100% Sangiovese grosso o Brunello o Prugnolo gentile)- Raccolta manuale, con rigorosa scelta dei grappoli migliori in vigneto e successivamente sul tavolo di cernita in cantina. Fermentazione sulle bucce della durata di 18-20 giorni, a temperatura controllata inferiore ai 28° C, in vasche di acciaio da 150 hl basse e larghe, appositamente realizzate per estrarre efficacemente ma delicatamente tannini e colore. Affinamento di 4 anni di cui 3 in botti di rovere di Allier e di Slavonia della capacità di 25 – 50 e 75 hl e successivo affinamento in bottiglia di almeno 12 mesi in locali a temperatura controllata. Gradazione 14,5°. Bottiglie prodotte 240.000
Col d’Orcia letteralmente significa collina che si affaccia sul fiume Orcia, il quale segna il confine Sud Ovest del territorio di produzione del Brunello di Montalcino, il nome dell’azienda è intrinsecamente legato alla posizione dove sono piantati i vigneti. A partire dal 2010 l azienda ha preso la decisione di iniziare il processo di conversione per ottenere la certificazione biologica e perciò diventare la più grande azienda vinicola biologica di tutta la Toscana. Dal 24 Agosto 2010, l’intera tenuta inclusi vigneti, oliveti, seminativi, e persino il parco ed i giardini sono condotti esclusivamente con pratiche agronomiche di tipo biologico.
Stefano Franceschi chiamò la sua azienda Col d’Orcia (collina sull’Orcia) dal nome del fiume che scorre attraverso la proprietà. Più tardi Stefano Franceschi s’imparentò tramite matrimonio con la famiglia reale dell’allora futuro Re di Spagna Juan Carlos. Lui e la moglie non ebbero figli, e nel 1973 Stefano Franceschi vendette la sua proprietà alla famiglia Cinzano originaria del Piemonte. La famiglia Cinzano era già attiva nel commercio dei liquori, e usufruì della già estesa rete di vendite per immettere nel mercato primi i millesimi (annate, vendemmie) di Col d’Orcia. Al tempo dell’acquisto da parte dei Cinzano, Col d’Orcia coltivava anche una varietà di colture, tra le più comuni, inclusi grano, tabacco, olive e uva. A testimonianza di questo, uno dei principali edifici è infatti il mulino della vecchia Fattoria di Sant’Angelo in Colle. Nel 1973 vi erano appena pochi ettari dedicati all’uva, che vennero estesi durante quest’epoca sotto la disposizione del Conte Alberto Marone Cinzano e raggiunsero i 70 ettari ai primi degli anni 80. Nel 1992 il figlio del Conte A. Marone Cinzano, Francesco prese la presidenza dell’azienda continuando a estendere le viti fino a raggiungere i 140 ettari odierni, i di cui 108 destinati alla produzione di Brunello, fanno di Col d’Orcia il terzo produttore di Brunello a Montalcino. In questi ultimi anni, il Signor Francesco Marone Cinzano ha supervisionato una graduale e quieta conversione all’agricoltura biodinamica, un esempio di molti decisioni dettate dalla qualità che separano Col d’Orcia da altri grandi produttori di Montalcino.
Un Brunello che ci ha particolarmente colpito, lo abbiamo definito un giovane puledro purosangue. Sicuramente la strada della conversione aziendale nel Biologico ha dato i propri frutti, che si osservano immediatamente nel calice, con un rosso rubino di media gradazione ma dai riflessi granato particolarmente vivaci. Il profumo che esce arricchisce il nostro olfatto di sentori delicati dai toni di viola mammola, mora di rovo, te rosso e pepe rosa. Ma è il sorso che convince maggiormente, con una media apertura, che poi si allarga avvolgendo l’intero palato fino a coprire ogni zona, rilasciando note fruttate, sapidità, e tannini ancora in evoluzione, per prolungarsi in una coda molto lunga di media struttura, con pennellate di vaniglia, pepe verde, rabarbaro, mandorla leggermente tostata.
Brunello di Montalcino Selezione Madonna delle Grazie Docg 2015 – Il Marroneto
(100% Sangiovese grosso o Brunello o Prugnolo gentile)- vinificazione in tini di rovere di allier rimanendo completamente fermo per i primi due giorni; sale in temperatura molto piano per arrivare ai 30 gradi dopo circa 5 giorni. La fermentazione dura circa 20/22 giorni.
Invecchiato in botti di rovere da 25 quintali per 41 mesi. Diviene Brunello dopo 5 anni, considerando anche 10 mesi di affinamento in bottiglia. Gradazione 14,5°. Bottiglie prodotte 7.040
La storia de Il Marroneto comincia nel 1974, in due piccole stanze di un edificio storico del 1246. Un antico essiccatoio per marroni (castagne), dove la famiglia Mori inizia, un po’ per gioco e un po’ per passione, a produrre il suo Brunello. Poche bottiglie, il cui scopo era tradurre in profumi e sapori quella cultura di “fare vino”, che ancora non era appannaggio di bussines, ma soltanto espressione di una terra, di una tradizione e di una natura magnificamente generosa.
Ecco che il “giocare col vino” diventa più che un gioco: una passione profonda, un filo conduttore che guida le scelte di Alessandro. Lui decide, negli anni ’90, di ampliare la cantina de Il Marroneto, realizzando quell’idea che rifugge da logiche dettate dall’estetica tout-court ma che si lega saldamente a quei principi, in realtà molto semplici ed immediati, che la “buona pratica” di fare vino impone.
Un ambiente ampio e austero, inserito in un declivio sassoso, custodisce al suo interno botti grandi di rovere di Allier e di Slavonia, dove i Brunelli de Il Marroneto stagionano pazientemente ed un piccolo cuore, nascosto nel profondo, in cui le bottiglie storiche attendono pazientemente il trascorrere del tempo.
Le vigne de Il Marroneto si estendono sul declivio nord della collina, a circa 350m di altezza, nelle immediate vicinanze della cinta muraria di Montalcino.
I primi 3000 metri di vigna furono piantati nel 1975, poi, nel 1979 altrettanti ed infine nel 1984 gli ultimi 9.000.
Grande attenzione è stata posta all’impianto, finalizzando ogni lavoro all’ottenimento della massima qualità dell’uva. Per questo motivo le vigne de Il Marroneto sono disposte in modo che ciascuna pianta abbia a disposizione 3,6 metri quadrati, permettendo alla vite di Sangiovese, che si alimenta in superficie, di avere lo spazio per un buon radicamento.
La conduzione della vigna, poi, si basa su una filosofia tradizionale e minimalista che mutua pratiche e sistemi usati nel rispetto delle piante, trattando le viti il minimo indispensabile ed evitando produzioni intensive. Da qui la pratica dell’inerbimento naturale, che consente di controllare la vigoria delle viti, con tempi di impollinazione più lunghi, e delle potature nel mese di marzo, per lasciare alle piante il tempo necessario per riposare.
Momento fondamentale è la vendemmia: il grappolo viene raccolto solo quando il raspo comincia a virare sui colori bruciati, indice che i vinaccioli hanno raggiunto la giusta maturazione.
Un Brunello che rappresenta appieno la propria identità e storia, senza compromessi, senza moda , solo sostanza ed emozione. Fin dal suo colore: rubino intenso con riflessi granato, possiamo piacevolmente aggradare i nostri sensi, che si sviluppano maggiormente nell’olfatto con eleganti profumi di lampone giallo, terrosi, ferrosi, ciliegia marinella matura, eucalipto. Poi avviciniamo il calice in parte incolore alle labbra, e facciamo scorre il fermentato d’uva nella lingua ove ci stupiamo subito per la complessità, ampia testa e corpo di struttura, grande spalla acida giovanile ma in fase di equilibratura con la sapidità, potente, ferroso, armonia dei tannini, coda media molto lunga, sinuosa, con note di noce moscata, pepe nero, salvia, timo e finale di nocciola tostata. Una grande emozione potenza unicità!
E’ il sorso che da ragazzo mi ha fatto innamorare del Brunello di Montalcino!
(vino recensito nel nostro blog www.lindovino.it alla voce vini-rossi)
Ed ora cambiamo completamente degustazione ed assaggiamo un’interessante:
Moscatello di Montalcino vendemmia tardiva Doc 2016 – Capanna
(Moscato bianco 100% da cloni autoctoni a grappolo spargolo (selezione massale)- Macerazione delle bucce per ca. 2 gg., fermentazione in acciaio a bassa temperatura (14-16 °C). Affinamento in botti di rovere da 5-10 hl per circa 1 anno, seguito da un affinamento in bottiglia per minimo 6-12 mesi. Gradazione 14°. Bottiglie prodotte 990.
L’azienda agricola Capanna, proprietà della famiglia Cencioni dal 1957, è situata nella zona di Montosoli, a nord di Montalcino. Fondata da Giuseppe Cencioni, coadiuvato dai figli Benito e Franco, è stata una delle prime aziende dell’epoca moderna del Brunello; già negli anni ’60 ha iniziato ad imbottigliare i propri vini e, dopo il riconoscimento del Brunello di Montalcino DOC avvenuto nel 1966, Giuseppe fu uno dei 25 fondatori del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino. La produzione, inizialmente di poche migliaia di bottiglie, è andata successivamente aumentando con l’impianto di nuovi vigneti. Nel 1975 è iniziata l’esportazione del Brunello di Montalcino DOC – Capanna 1970 – verso la Germania; negli anni successivi sono stati raggiunti nuovi mercati: Stati Uniti d’America, Canada, Svizzera, Belgio, Olanda, Giappone, Austria, Polonia, Danimarca ed altri (ca. 20 in totale). L’azienda Capanna viene ancora oggi condotta a livello esclusivamente familiare, sia sotto il punto di vista agronomico che sotto quello enologico, avvalendosi inoltre della collaborazione dell’enologo Paolo Vagaggini.
Il nostro calice è pervaso da un color oro giallo intenso e luminoso, con sentori olfattivi di uva spina bianca, miele di acacia, e fiori di acacia, che donano al palato avvolgenza e un corpo fruttato di albicocca e uva sultanina. La spalla acida è lieve, la beva è sagace e intrigante, con una coda lunga e sottile dalla sinuosità dinamica, perché impreziosita dal giusto equilibrio che un buon Moscatello di Montalcino deve avere.
E dopo questa lunga carellata di disciplinari e degustazioni dobbiamo passare ai dovuti ringraziamenti, in primis al Consorzio Vino Brunello di Montalcino e alle 143 aziende aderenti per averci dato la possibilità di partecipare a questa storica manifestazione, agli organizzatori, agli sponsor, ed alle autorità, specialmente in un momento economico sociale così complicato che sta colpendo tutti;

siamo sicuri e fiduciosi che le nostre grandi eccellenze vitivinicole italiane sapranno superare questo momento, con lo spirito di come sono riusciti i nostri nonni a superare situazioni passate molto più drammatiche. Un augurio per il 2020 che già presentandosi potenzialmente molto interessante, possa concludersi come un’annata memorabile… specialmente per i vini rossi!
L?INDOVINO
11 Luglio 2020