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Location 5.8
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Cortesia del personale 7.5
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Sito Web 7.0
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Qualita/Prezzo Vini 7.2
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Emozione 7.5
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ANTEPRIMA SAGRANTINO 2016
Lunedi 24 febbraio, un giorno importante sul calendario, in cui la nostra troupe delL? Indovino si è separata per partecipare a due importanti eventi enologici: a Montefalco l’Anteprima Sagrantino 2016, mentre a Faenza, presso Casa Spadoni, l’Anteprima del Romagna Sangiovese. A causa del Corona virus Covit-19, che inizialmente aveva visto colpite solo le regioni del nord (in particolare Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), il Consorzio dei Vini di Romagna, in base all’ordinanza Comunale, con effetto immediato, ha dovuto annullare l’evento già iniziato domenica e il relativo tour del lunedì organizzato per la stampa. Decidiamo quindi di riunirci a Montefalco, ma anche qui si sono organizzati a riguardo, ed è infatti necessario firmare un apposito modulo-autocertificazione (specifico per il Coronavirus) per poter accedere all’Anteprima organizzata dal Consorzio Tutela Vini Montefalco.

Attraversiamo il cuore dell’Umbria per raggiugere gli altri colleghi, pensierosi per quello che sta accadendo, ma arrivati a Montefalco, compilato il modulo, subito ci sentiamo rapiti dall’atmosfera medievale in cui i monaci Benedettini lavorarono queste terre, bonificandole e piantando quei vitigni, considerati autoctoni, che oggi danno un valore aggiunto al territorio. La cittadina, grazie alla sua incantevole posizione, il cui colle si erge maestoso guardando le valli dei fiumi Clitunno, Topino e Tevere, è stata definita dall’anno 1568 “Ringhiera dell’Umbria” per l’incantevole panorama che spazia a 360° da Spoleto a Perugia.
Non si può parlare di questa terra senza citare che nel lontano febbraio del 1240, l’Imperatore del Sacro Romano Impero Federico II di Svevia si fermò a Coccorone (Cors Coronae –antico nome di Montefalco probabilmente deriverebbe dal senatore romano Marco Curione), e in quanto appassionatissimo di Falconeria a tal punto da scrivere il più famoso trattato etologico e di caccia con il Falco denominato “De arti venandi cum avibus”, scrisse a Napoli chiedendo di avere i propri famosi falchi da caccia, seppur poi, visto il breve tempo di soggiorno, non potè utilizzarli; a questo si associ che essendo collina unica che domina la pianura, l’Imperatore ammirò una moltitudine di falconidi librarsi in volo. In onore di questo evento, nel 1249, il paese di Coccorone cambiò nome in Montefalco.

Ma anche la storia locale enologica ha il proprio fascino, in quanto le testimonianze riportano che dall’anno 1088 si scriveva di terre coltivate a vigna, ma è nel 1200 che alcuni documenti citano le viti coltivate negli orti del centro del paese, ed a partire dal 1300, negli Statuti Comunali, appaiono le leggi dedicate alla tutela di queste apprezzatissime colture.
Verso la metà del 1400, nel libro degli statuti, numerosi rubriche si dedicano alla vigna e alla protezione delle proprietà vinicole, vietando di entrare nei vigneti altrui, di vendemmiare uve acerbe, e limitandone anche la produzione specificandone il numero di grappoli per pianta.
Nel 1622 il Cardinale Boncompagni aumentò le restrizioni comunali “pena della forca se alcuna persona tagliasse la vite d’uva”.
Fino a giungere ai tempi più moderni, nel 1925 quando “Montefalco occupa il primo posto nella cultura del vigneto specializzato”, ed il Comune viene definito il centro vitivinicolo più importante della regione durante la Mostra Enologica dell’Umbria, sia per i propri vini bianchi che per i rossi, ed in quest’ultimi si recensivano già i Sagrantini sia secchi che abboccati.
Ed ora alcune brevi ma necessarie informazioni sull’organismo promotore dell’evento e sulle denominazioni territoriali:
il Consorzio nasce nel 1981 per unire le qualità dell’identità e della tipicità dei propri vini, attraverso la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione dell’intero territorio di Montefalco e parte dei Comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria, in Provincia di Perugia. Comuni che legano tra loro le antiche tradizioni vitivinicole che danno vita a svariate denominazioni che andremo ad elencare:
Docg Montefalco Sagrantino nata nel 1992 nella versione secca e passito (100 % Sagrantino con 760 ha/annui totali in produzione) con 2 tipologie:
Montefalco Sagrantino DOCG;
Montefalco Sagrantino Passito DOCG.
DOC Montefalco
La DOC Montefalco (430 ha in produzione), rappresenta tutti quei vini legati al territorio, ma non dipendenti esclusivamente dal Sagrantino e si suddividono in 3 tipologie diverse:
Montefalco Rosso DOC (principalmente il Sangiovese si unisce al Sagrantino);
Montefalco Bianco DOC (a base dell’autoctono Trebbiano Spoletino).
Montefalco Grechetto DOC (a base del gentil Grechetto)
DOC Spoleto (35 ha in produzione), riconosciuta nel 2011 è entrata a far parte del territorio ed è dedicata ai vini bianchi (in particolare a base della varietà autoctona Trebbiano Spoletino in cui, a ragione, la DOC sta investendo molto), con 4 tipologie:
Spoleto Bianco DOC;
Spoleto Trebbiano Spoletino DOC;
Spoleto Trebbiano Spoletino Spumante DOC;
Spoleto Trebbiano Spoletino passito DOC.
Il totale dei viticoltori appartenenti alla DOC e DOCG sono oggi 164, mentre i produttori imbottigliatori sono 75. Dalla denominazione del 1992 a oggi, la Docg Sagrantino (sia secco che passito) ha avuto una forte crescita, sia per gli ettari vitati (da 66 ha nel 1992 sono passati a 760 ha nel 2018), sia nella produzione delle bottiglie aumentate da 660 mila del 1992 a circa 1,5 milioni di oggi. In chiara controtendenza nel mercato rispetto agli altri vini passiti, il Sagrantino Passito ha rappresentato nell’ultimo anno il 7% della DOCG, aumentando la produzione del +17% rispetto al 2018.
L’ incremento nella DOCG ha portato anche ad uno sviluppo positivo nella DOC, infatti nei vini rossi (dati 2019), l’intera produzione ha rappresentato il 90%, con il 5% rappresentato dalla tipologia Montefalco Rosso Riserva.
Nei vini bianchi (dati 2019), la produzione ha rappresentato il 10% (8% Montefalco Grechetto DOC e 2% Montefalco bianco DOC).
Il mercato estero incide il 35%, soprattutto negli Stati Uniti (13%), Germania (5%), Giappone (3%), Inghilterra (3%) Svizzera (3%), Cina (3%) e altri 40 paesi.
Molto interessante l’ultimo progetto elaborato dal Consorzio: con il nome di SmartMeteo ha ideato un sistema basato sul dispositivo DDS (Decision Support System), in cui le cantine della Docg Montefalco Sagrantino possono monitorare i propri vigneti immettendo dati nel server del consorzio al fine di poterli condividere collegialmente, in modo da eseguire una futura programmazione agro-meteorica più mirata, migliorando i fattori produttivi aziendali, razionalizzando le risorse non rinnovabili, prevenendo rischi aziendali e incrementando la sostenibilità ambientale in rapporto al grado d’innovazione delle imprese agricole collegate. Il tutto sicuramente porterà ad un miglioramento collettivo della qualità produttiva e speriamo anche ambientale per tutto il territorio della DOCG.
Ed infine descriviamo i suoli dell’areale produttivo di Montefalco, con le ovvie variazioni sul tema; sono di chiara matrice argilloso – calcarea, a volte più profondi e a volte più leggeri, con presenza di scheletro in genere contenuta. La fascia altimetrica di coltivazione oscilla dai 220 ai 472 metri dei rilievi collinari più elevati, mentre la pendenza degli appezzamenti vitati e l’esposizione generale è variabile, tanto da creare un ampio ventaglio di microclimi e condizioni di coltivazione.
Ma ripartiamo con il nostro cammino e ci dirigiamo presso il Comune, saliamo al piano superiore, ed una gentil signora ci indica alcuni posti liberi nella Sala Consiliare, dove ci attende una degustazione con numerosi giornalisti serviti da altrettanti sommelier.
Al tavolo di degustazione, il sommelier che segue la nostra postazione, ci consegna tre liste, una dedicata ai vini a denominazione del territorio (DOC), una con il Sagrantino di Montefalco Docg 2016 e ultima, ma non per importanza, una lista con i medesimi Sagrantino di Montefalco Docg 2016 ma rigorosamente alla cieca, dove i vini vengono serviti coperti da un panno e numerati singolarmente in ordine progressivo, unico riferimento che alla fine ci svelerà il nome del vino.

Iniziamo con due batterie da sei vini ciascuna, dedicate alla denominazione DOC Spoleto nelle sue varie tipologie
DOC SPOLETO
Nata nel 2011, per dare un ulteriore sviluppo economico alla “Valle Spoletana” è riservata al vino bianco “Spoleto”, nelle sue varie tipologie “DOC bianco”, con l’utilizzo consentito dell’omonimo vitigno Trebbiano Spoletino, che ad eccezione della Spoleto Bianco DOC che prevede una percentuale minima di Trebbiano Spoletino del 50%, le altre tre DOC Spoleto Trebbiano Spoletino DOC; Spoleto Trebbiano Spoletino Spumante DOC e lo Spoleto Trebbiano Spoletino passito DOC ne aumentano la quota all’85%. Citato da Marziale nel 1 secolo d.c. in cui “il vino di Spoleto”, lo paragona al Falerno, si differenzia dalla famiglia dei Trebbiani per l’alta acidità, che si mantiene nel tempo e agli zuccheri che accumula nella maturazione. Le uve destinate alla produzione, devono essere prodotte nell’intero territorio di Montefalco e parte dei Comuni di Campello di Clitunno, Castel Ritaldi, Foligno, Spoleto, Trevi.
Ma ora passiamo alle nostre degustazioni:
Spoleto Doc 2018 Trebbiano Spoletino – Benedetti e Grigi
(100% Trebbiano Spoletino) – solo acciaio, rimane a contatto con le proprie fecce fini, riposa 3 mesi in bottiglia – prodotte 5.000 bottiglie, gradazione: 12,5°.
L’azienda fondata da Umberto Benedetti e Daniele Grigi, si trova sulle colline di Montefalco. Un connubio di tecniche vinicole innovative con la tradizione di una cultivar dalle origini umbre antiche.
Il colore brillante ravviva la veste tendente al dorato che stuzzica la curiosità, invita a scoprire i profumi che vertono su sensazioni in fase di sviluppo. Delicate note fruttate che variano ad ogni olfazione, mela golden croccante e succosa, cedro, mandarino, fiori di arancio, lasciano un respiro fresco di erbe spontanee che crescono in un suolo minerale. Un mineralità che si converte in sapidità, la protagonista del sorso, che si rivela in un volume materico dal finale dolcemente fruttato. Un vino che non teme il tempo.
“Rosso Mattone” Spoleto Doc Trebbiano Spoletino 2018 – Briziarelli
(100% Trebbiano Spoletino) – fermentazione alcolica in acciaio per i primi giorni, termina in tonneau francesi di primo passaggio – prodotte 6.600 bottiglie – gradazione: 13,5°.
La cantina, fondata nei primi del novecento da Pio Briziarelli, ex imprenditore edile, situata nel Comune di Marsciano, oltre alla coltivazione dei vigneti, l’impresario si dedicava all’allevamento bovino di razza Chianina, ed alla produzione di olio e seminativi . Il successo consente all’azienda di investire in un podere tra Bevagna e Montefalco, a cui si aggiungono cinquanta ettari di vigneti; nel 2012 si edifica la nuova cantina a Bevagna.
L’abito giallo intenso, mostra paillettes dorate che “colorano” l’aspetto olfattivo nella bacca, con profumi di vaniglia che invadono soavemente il nostro naso. Fiori di biancospino, sambuco rallegrano il bouquet, erbe aromatiche di tiglio, menta piperita cercano timidamente di fare capolino. Sensazioni dolci che troviamo anche all’assaggio, troppo presto per dare un giudizio al varietale, che risulta momentaneamente compromesso. Intensa la spina dorsale accompagnata dalla sapidità che tende a coprire la freschezza, che giustamente si propone durante il percorso gustativo.
Spoleto Doc Trebbiano Spoletino 2018 – Le Cimate
(100% Trebbiano Spoletino) – breve macerazione di 18 ore dopo la pressatura -6 mesi in acciaio, 6 mesi riposo in bottiglia – prodotte 4.000 bottiglie – gradazione 13,5°
Sin dal 1800 la Fam. Bartoloni si dedica all’agricoltura, ma è solo nel 2011 che Paolo e la sorella Francesca daranno inizio a un nuovo capitolo basandosi esclusivamente sulla viticoltura. Nel 1993 l’azienda era di proprietà della curia, vescovile di Spoleto, custodiva ventotto ettari di vigneto. Il nome “Cimate” ha origine dalla zona collinare i cui risiede l’azienda, dal panorama che guarda i monti martani e la cittadina medievale di Montefalco.
Il vino, già all’aspetto visivo mostra ancora gioventù, data dai riflessi che ricordano lo smeraldo chiaro della clorofilla. I profumi di pesca appena matura, agrumi di arancia amara, mandarino, fior di sambuco confermano uno spettro olfattivo in attesa della maturità. La nota citrina rinfresca il sorso in un dinamismo scorrevole, la sapidità importante riconduce al terreno limoso- argilloso con inclusioni calcaree, che riportano una leggera nota amaricante nel finale, forse ancora snello il corpo per attenuarla.
“Riserva del Cavaliere Bartoloni” Spoleto Doc Trebbiano Spoletino Superiore 2017 – Le Cimate
(100% Trebbiano Spoletino) – breve macerazione di 18 ore dopo la pressatura – 6 mesi in acciaio, 12 mesi botte di rovere Slavonia nuova – prodotte 1.333 bottiglie – gradazione 13,5°
Nuovo vino aziendale presentato per la priima volta al VinItaly 2018, dedicato al “Cavalier Paolo Bartoloni”, nonno di Paolo e Francesca, in cui compare in etichetta lo stemma araldico famigliare, si differenzia dal vino precedente per l’affinamento in legno nuovo di rovere di Slavonia per dodici mesi.
L’antagonista del vino classico Trebbiano Spoletino dell’azienda, che si pone già al colore, giallo intenso dai riflessi dorati. Al naso è tropicale, papaja, alchechengi, pesca nettarina dolce e matura, Aloalo Pua (Hibiscus brackenridgei), il fiore giallo simbolo delle isole Hawaii (chiamato localmente Ma`o-hau-hele), bacca di vaniglia, in ricordo dell’uso del legno. Sensazioni minerali si avvertono in sottofondo, come a voler disturbare il degustatore. E sono proprio le sensazioni vanigliate e sapide, quasi salate a imporsi durante l’assaggio, donano uniformità iniziale che fortunatamente viene interrotta dalle percezioni fruttate che ci concedono un sorriso. Interessante la struttura, morbida e glicerica, con l’alcol ben integrato. Da riassaggiare fra qualche mese per apprezzarlo nella sua veste più completa.
Spoleto Doc Trebbiano Spoletino 2019 – Fratelli Pardi
(100% Trebbiano Spoletino) – Pressatura soffice delle uve intere. Fermentazione a temperatura costante (18°) per 20 giorni in acciaio inox- affinamento solo acciaio- prodotte 7.000 bottiglie – gradazione 13,5°.
Nel 1919 i fratelli Alfredo, Francesco, Alberto Pardi fondano l’azienda sulle basi del rispetto del territorio attraverso le interpretazioni dei vini, soprattutto il Sagrantino, raccontate nelle diverse annate, libere di esprimere emozioni uniche. All’epoca la cantina era situata al piano terra dell’ospedale San Marco, appartenente al complesso di San Francesco a Montefalco. Le uve erano di proprietà ma venivano anche acquistate dai vari conferitori per poter accontentare un mercato che grazie anche alla medaglia d’argento, ricevuta nel 1925 alla mostra Oli e Vini Umbro –Sabina, stava incrementando sempre di più le proprie vendite. Negli anni, alla morte dei fondatori, Rio Pardi , figlio di Alberto continua la tradizione di famiglia, nella piccola cantina sotto casa di via Mazzini a Montefalco, producendo un Sagrantino Passito mentre i cugini aprono un azienda di tessuti. Dal 2002, la terza generazione formata dai pronipoti Francesco, Gianluca Rio ed Alberto Mario, con l’aiuto dei genitori Agostino ed Alberto, ristrutturano lo stabile di Via Giovanni Pascoli a Montefalco per ricostituire l’antica azienda mantenendo la stessa filosofia dei bisnonni.
Il colore paglierino mostra riflessi ancora verdolini, la cui gioventù si conferma anche al naso. Sottile e vibrante nelle note di frutta a polpa bianca appena raccolta, le soffuse erbe aromatiche in sottofondo, lemongras, cetriolo, accompagnano il degustatore all’assaggio. Un sorso che non ci si aspetta, la nota fruttata appare gialla e matura, nespola, prugna bianca, pesca. La morbidezza, supportata dall’alcol che non risulta fastidioso, avvolge il palato rendendo il corpo quasi in equilibrio, grazie alla freschezza e alla sapidità che allungano la nota fruttata.
Spoleto Doc Trebbiano Spoletino “Selezione del Posto” 2018 – Perticaia
(100% Trebbiano Spoletino) – 12 ore di macerazione a freddo a 8 gradi, per circa 24 ore, successiva pressatura dei grappoli, illimpidimento statico del mosto e successiva fermentazione in acciaio- affinamento 12-18 mesi solo acciaio a contatto con fecce fini- gradazione 13,5°.
Guido Guardigli, nei primi anni novanta, arriva in Umbria alla ricerca di un’azienda agricola da acquistare per conto del titolare presso cui lavora. Acquista alcune bottiglie di Sagrantino, le assaggia con i suoi collaboratori, insieme decidono che la zona può essere presa in considerazione soprattutto per investire nel Sagrantino, un vino ancora sconosciuto ai mercati internazionali, considerato buono ma non eccellente. La sua esperienza nel campo vitivinicolo, fatta di ricerca e di investimenti nelle realtà semisconosciute, pronte per essere portate alla ribalta, lo aiuta nella scelta di acquistare una piccola azienda appena va in pensione. Affondato nel terreno un vecchio aratro, “perticaia” nel dialetto umbro, Guido decide di dare il nome all’azienda, simbolo della terra d’origine, al frutto della vite.
Subito ci colpisce il bel giallo paglierino dai riflessi luminosi, che al naso si sfuma in note di fiori di gelsomino, salvia, ma anche spezie come lo zafferano ed il pepe bianco. Ma è in bocca che ci fa partecipare alla vivacità del varietale che ci permette di degustare una struttura di media intensità, con tocchi di vaniglia, cipria, timo, per evolversi con una spalla acida sinuosa ed avvolgente che si riequilibra subito nella sapidità minerale, portando il sorso ad allungarsi mantenendo una freschezza giovane e scalpitante.
Eccoci addentrarci nel cuore vitivinicolo dell’Umbria …
MONTEFALCO DOC
Approvata la denominazione d’origine nel 1979, modificato recentemente il disciplinare, presenta le due DOC per i vini Bianchi Montefalco Bianco DOC (min. 50% Trebbiano Spoletino – max. da 0% al 50% altre uve a bacca bianca autorizzate), Montefalco Grechetto DOC (min. 85% Grechetto – max. da 0% al 15% altre uve a bacca bianca autorizzate) ed una per i vini rossi Montefalco Rosso DOC (min. dal 60 all’80% Sangiovese- – max. da 0% al 15% altre uve a bacca nera autorizzate); anche nella versione Riserva.
La zona geografica autorizzata sono: l’intero territorio di Montefalco e parte dei comuni di Bevagna, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo, prevalentemente in collina.
Montefalco Bianco Doc 2018 – Colle Ciocco
(Trebbiano spoletino 70% – Viognier 20% – Chardonnay 10%)- acciaio – maturazione sulle fecce fini in acciaio per 4 mesi- riposa 3 mesi in bottiglia- prodotte 5.000 bottiglie – gradazione 14,4°.
Colle Ciocco è il nome del toponimo del colle dove è ubicata l’azienda fondata nel 1935 da Settimio Spacchetti. Attualmente, i figli Lamberto ed Eliseo conducono ventidue ettari vitati, sia a bacca bianca che a bacca nera, soprattutto uve Sagrantino. Interessante anche la produzione di olio EVO a base di cultivar Moraiolo.
Vivace paglierino intenso, la veste convince a portare il calice all’olfazione, per scoprire i profumi fruttati di macedonia matura tropicale, pesca, papaya, nespola, albicocca, spicchi di mandarino. Sentori che proseguono in prima fila, seguiti dai fiori d’arancio, mentre la freschezza delle erbe aromatiche chiudono la scena per dedicare al sorso una struttura decisa, importante. La sapidità calca la scena, accompagna il suo pubblico nella scia fruttata riscontrata nell’olfatto, prosegue il suo lungo atto nell’avvolgenza morbida e bonariamente alcolica che arricchisce l’estratto.
Montefalco Bianco Doc 2018 – Scacciadiavoli
(Trebbiano Spoletino 50% acciaio con le bucce- Grechetto 30% acciaio – Chardonnay 20% botte di legno) maturazione in acciaio sulle fecce fini e botte di legno per 9 mesi, riposa 9 mesi in bottiglia- prodotte 20.000 bottiglie – gradazione 13°.
Il nome molto particolare deriva dall’ esorcista che abitava vicino all’attuale azienda, il quale utilizzava il vino per i suoi rituali contro gli impossessati. Nel 1884, il Principe Ludovisi Boncompagni acquista la proprietà e fonda lo “stabilimento” del vino, come era definito all’epoca. Nel 1954, all’età di 71 anni, Amilcare Pambuffetti acquista la tenuta, dove da ragazzo aveva lavorato come garzone di bottega.
Il colore giallo paglierino con riflessi vivaci tendenti ai raggi del sole, anticipa un ventaglio olfattivo inizialmente timido e delicato. Nel tempo si pone speziato, anice, liquirizia, leggeri sbuffi di vaniglia, mentre il frutto emerge nella dolce pesca e nell’agrumato di bergamotto. La sapidità si avverte in sottofondo. Al palato, la rinfrescante acidità del Trebbiano Spoletino viene a tratti coperta della sapidità del Grechetto, quasi amaricante, ma il corpo morbido avvolge la spina dorsale, facendo credere di perdurare nel tempo, mentre purtroppo inciampa a metà percorso.
“Sperella” Montefalco Bianco Doc 2018 – Tenuta Bellafonte
(uve aziendali a bacca bianca provenienti da vigne giovani di 5 anni con prevalenza di Trebbiano Spoletino) fermentazione spontanea con illimpidimento naturale senza filtrazioni – 5 mesi acciaio –- prodotte 6.300 bottiglie – gradazione: 12,5°.
L’azienda, il cui nome, è la scomposizione del nome della famiglia della proprietà di origine tedesca, “ Heil”, (benessere, bellezza in senso lato) e “Bron” (fonte), si trova a Bevagna, vicino al Borgo di Torre del Colle: Undici ettari vitati, secondo la filosofia del rispetto della natura e dei suoi figli: concime organico, letame, vecchi vigneti uniti ai più recenti, fermentazioni spontanee, nessuna chiarifica o filtrazione, la cantina sotterranea a stretto contatto con la roccia, con un sistema di canalizzazione per fare entrare l’aria naturalmente dall’esterno, evitando l’uso di ventilatori elettromeccanici, risparmiando energia, sono alcuni esempi di filosofia della proprietà.
Il vino appare sorridendo nell’aspetto piacevole, elegante nella veste paglierina piuttosto intensa dai riflessi d’orati, dai toni olfattivi agrumati di bergamotto e lime, ma anche cenni di erba di campo coccolata dalla rugiada mattutina. Al sorso appare fresco e dalla mineralità calcarea, con una spalla acida non eccessiva ed una chiusura abbastanza lunga ove riemerge la sapidità iniziale.
“Giusy Moretti Sui Lieviti” 2019 – Moretti Omero
(50 % Trebbiano Spoletino, 40% Grechetto e 10% Malvasia di Candia)- decantazione naturale di 3 mesi in acciaio inox, non filtrato -imbottigliato con mosto e lieviti indigeni nel settembre del 2019 – gradazione: 12°.
Azienda familiare sviluppata su complessive 35 ha di cui 14 ha a vigneto a prevalenza Sagrantino, Trebbiano Spoletino, Grechetto e 17 ha ad uliveto secolare con cultivar moraiolo, frantoio, leccino e san felice (quest’ultima è una cultivar autoctona di Giano dell’Umbria), con agriturismo certificata Biologica dal 1992.
Un vino insolito per il territorio, ma degno di essere recensito, poiché a nostro avviso la commistione di Trebbiano Spoletino e Grechetto trovano in questo metodo “surlì, col fondo o sui lieviti” (dove i lieviti autoctoni naturali vengono immessi e lasciati in bottiglia) una valida e “nuova” espressione varietale, compresa quasi per gioco dalla giovane proprietaria Giusy, ma che in realtà ritorna alle origini della “spumantizzazione locale” pre-filossera ( periodo posto alla fine della seconda metà del 1800, quando i vigneti erano ancora a piede franco –non innestati su vite americana- e non era ancora arrivata la “pandemia” dell’afide nord-americano Filossera della Vite (Daktulosphaira vitifoliae) che distrusse il 95% delle viti europee colpendo inesorabilmente il sensibile apparato radicale).
Un vino leggermente torbido come questa tipologia deve essere, dal bel color paglierino medio, che al naso presenta fiori bianchi di gelsomino, lievito, mandorla tostata e pepe bianco. Al sorso si percepisce la fresca mineralità calcarea, con una media struttura dalla spalla acida interessante ma equilibrata dalla gentile sapidità, che si prolunga nella coda abbastanza lunga ove il vino esprime piacevole bevibilità espressa anche dalle note agrumate di mandarino cinese, limone di sorrento, rabarbaro e timo limoncello, con una delicata e piacevolissima nota ammandorlata tipica della Malvasia di Candia.
Montefalco Rosso Doc 2015 – Adanti
(Sangiovese 70% – Sangiovese 15% – Barbera 5% – Merlot 5% – Cabernet Sauvignon 5%) – macerazione in vasche di acciaio inox a temperatura controllata a 28°C, per 15 gg con rimontaggi giornalieri e delestage- (tecnica di rimontaggio mediante svuotatura della vasca senza rottura del cappello superficiale). Macerazione post-fermentativa per 4-5 gg. – 12 mesi botte grande di rovere- prodotte 50.000 bottiglie- gradazione: 13,5°.
“Il Sagrantino entrò nell’età moderna sul finire degli anni Settanta, quando Domenico Adanti, assunse Alvaro Palini, come capo cantiniere della tenuta di famiglia di Arquata” scriveva Burton Anderson nel libro “101 Grandi vini rossi d’Italia” nel 2000. Una realtà, tra le più antiche del territorio, che inizia nel 1970, quando Domenico acquista la tenuta e porta con sé il suo vino all’amico Alvaro, proprietario di una sartoria a Parigi, il quale avendo affinato il palato su vini eccellenti, a ogni visita, lo buttava nel lavandino. Dopo un chiarimento reciproco avvenuto una notte, davanti ad alcune bottiglie di vino degustate, i due decidono di lavorare insieme. Alvaro aveva imparato dal nonno che aveva la vigna. Nel 1980 il loro primo vino Sagrantino.
Il vino esprime piacevolezza già al colore intenso di colore rubino; il ventaglio olfattivo suggerisce note fruttate di ciliegia, lampone, fragola, seguite da violetta di campo, pepe di Sichuan, foglie di tè verde. Al sorso un carattere giovane ma non esuberante, direi scorrevole nella freschezza che viene accompagnata dalla sapidità e da un tannino educato. La spina dorsale si rivela in equilibrio, dosata dalla nota alcolica integrata nella parte morbida del vino.
Montefalco Rosso Riserva 2014 Doc – Adanti
(Sangiovese 70% – Sagrantino 15% – Merlot 15%) – macerazione in vasche di acciaio inox a temperatura controllata a 28°C, per 21-28 gg con rimontaggi giornalieri e delestage- (tecnica di rimontaggio mediante svuotatura della vasca senza rottura del cappello superficiale). Macerazione post-fermentativa per 4-5 gg – 30 mesi botte grande di rovere- riposo in bottiglia per 12 mesi- prodotte 10.000 bottiglie – gradazione: 14,0°.
La veste rubina con vivaci sfumature granate, ci accompagna all’esame olfattivo che vira fin da subito alle note eteree; macedonia di frutta rossa e nera, viola, rosa rossa ibrido di Tea, seguono vibrazioni balsamiche, mentolo, resina di pino. Una successione complessa che ritroviamo al sorso, una fase di evoluzione primaria in cui l’alcol si avverte mentre il tannino cresce nella fittezza nobile che ha bisogno di maturare nel tempo, in cui la fruttosità lascia nel finale spazio alle note sapide e balsamiche.
Montefalco Rosso Doc 2017 – Antonelli
(Sangiovese 70% – 15% Sagrantino – 15% Montepulciano) – prima annata 1979 – vinificazioni separate, poi l’assemblaggio dei vini, fermentazione sulle bucce con macerazione di circa 2-3 settimane, maturazione 9 mesi botte grande di slavonia ed illimpidimento statico in cemento, prodotte 90.000 bottiglie- gradazione: 13,5°.
Filippo Antonelli, oltre a essere uno dei produttori storici del Sagrantino, è l’attuale Presidente del Montefalco Consorzio Tutela Vini. Il territorio dell’azienda era una corte longobarda, chiamata “San Marco de Corticellis”. Nel 1881 l’acquisto da parte del bisnonno Francesco, di professione avvocato, alleva una viticoltura promiscua con le viti maritate agli alberi come in uso a quei tempi, le cui uve servono prevalentemente alla produzione famigliare di Sagrantino Passito. Nel 1981, dopo la denominazione della DOC nel 1979, si inizia a produrre anche la versione secca. L’ingresso di Filippo, nel 1986 porta importanti sperimentazioni sul vitigno Sagrantino; vengono utilizzate tecniche innovative per domare la forte tannicità tipica del varietale; vengono inserite botti più piccole di rovere francese da 350-550l ma senza cedere alle tentazioni delle barriques tanto in voga in quegli anni, e rinnovate le botti grandi, con nuovi elementi austriaci di rovere di slavonia, dalla capacità di 25,29,45 hl. La costruzione di una nuova cantina su due piani per utilizzare la forza di gravità in modo da poter stressare meno le uve e il vino in caduta durante le varie vinificazioni. Nel 2012 è ottenuta la certificazione Biologica certificata delle uve proprie suddivise nei cinquanta ettari vitati.
Il vino presenta un colore rubino limpido, i profumi si liberano nel calice, con sensazioni fruttate poste in un cestino di paglia di culmi d’orzo; marasca, fragolina di bosco, lampone, albicocca. Profumi di fiori rossi in pot-pourri seguono una leggera nota mentolata che scompare e lascia il tabacco nella spezia dolce, leggermente piccante dall’uso del legno. Il sorso è generoso, largo, mantenuto dall’alcol, complice dell’annata calda, che avvolge e si mescola alla morbidezza che viene contrastata dal tannino, educato ma astringente.
Ed ora le versioni Montefalco Rosso Riserva Doc:
Montefalco Rosso Riserva Doc 2016 – Antonelli
(Sangiovese 70% – 15% Sagrantino – 15% Montepulciano) – prima annata 1998 – vinificazioni separate, poi l’assemblaggio dei vini, fermentazione sulle bucce con macerazione di circa 3-4 settimane, maturazione 18 mesi botte grande di slavonia ed illimpidimento statico in cemento, riposo in bottiglia per 6 mesi- prodotte 20.000 bottiglie- gradazione: 14,5°.
Una Riserva che viene prodotta solo nelle migliori annate. Un vino che comunica classe e stile. Al naso l’uso del legno si avverte nel palcoscenico che accoglie numerosi attori. La nota fruttata di ciliegia in macerazione, fragoline di bosco, lamponi, confettura di prugna lascia la scena ai protagonisti floreali di viola e iris appassiti, mentre i chiodi di garofano e la liquirizia si avvicinano al cambio di scena. Il sorso si mantiene scuro come i suoi profumi fruttati e floreali, la sua pulizia integrata dall’equilibrio è esalta dal tannino nobile ma ancora non perfettamente maturo. L’ultimo atto si conclude nella persistenza fruttata.
Montefalco Rosso Doc 2017 – Arnaldo Caprai
(Sangiovese 70% – Sagrantino 15% -Merlot 15%) prima annata 1975 -12 mesi legno rovere di Slavonia e barriques di rovere francese – riposo in bottiglia per 4 mesi – prodotte 300.000 bottiglie- gradazione: 13,0°.
Nel 1971, Arnaldo Caprai acquista un bianco casale che si erge sulla cima del colle di Montefalco, intuendo fin da subito le potenzialità del Sagrantino, all’epoca prodotto solo nella versione passito; prima di piantare i vitigni sperimenta la miglio forma di allevamento per il Sagrantino, a cordone speronato, guyot e spalliera; dopo tale esperienza pianta alcuni ettari del vitigno con una maggiore densità degli impianti, tradizionalmente coltivati a “palmetta” (guyot a tre doppi palchi sovrapposti). Nel 1973 la sua prima vendemmia avviene nella cantina Tardioli, oggi non più esistente. L’arrivo del figlio Marco nel 1989, apporta ulteriori modifiche, sempre più innovative, per dare maggior qualità ai vini. Grazie al successo del vino Sagrantino ottenuto nel 1995 e 1996 premiato dal Gambero Rosso con i tre bicchieri, Marco inizia un processo di studio clonale e di zonazione prima con l’Università di Milano poi con l’Istituto San Michele all’Adige (TN), dove si stabilisce che il vitigno non ha parenti nel mondo del Dna, è unico! Marco è riuscito a interpretare un vitigno dalla forte personalità e tipicità in un vino potente ma elegante.
Il tono rubino intenso, sussurra dolci profumi fruttati di colore rosso, lampone, fragola, che al sorso diventano scuri, ribes, mora, mirtillo. Sentori mediterranei di timo, cappero, erba medica si intervallano al tabacco biondo, al cioccolatino gusto caffè a base arabica. L’ingresso fruttato prosegue nell’avvolgenza morbida, dal tannino fitto supportato dalla fresca acidità che asseconda la piuttosto lunga chiusura di bocca che ci rammenta la giovinezza di questo vino.
Montefalco Rosso Riserva Doc 2016 – Arnaldo Caprai
(Sangiovese 70% – Sagrantino 15% -Merlot 15%) prima annata 1993 -20 mesi legno barriques di rovere francese- riposo in bottiglia per 6 mesi – prodotte 15.000 bottiglie- gradazione: 14,0°.
Proseguiamo con la Riserva dell’azienda in cui la veste rubina intensa propone sfumature granate. Frutta matura in sotto spirito, prugna disidratata, funghi, tartufo, rabarbaro si dilungano in un concerto in cui il sorso è il suo maestro. La freschezza è lo strumento principale che accompagna l’estratto, la sinfonia, nell’ampiezza del coro. Il tannino si pone in un assolo, mentre le morbidezze, la glicerina, l’alcol si uniscono in coro alla ricerca del finale perfetto. Un vino che abbiamo voluto paragonare a un’orchestra giovanile che si esibisce davanti a una platea attenta e pretenziosa.
Montefalco Rosso Doc 2015 – Perticaia
(Sangiovese 70% – Sagrantino 15% – Colorino 15%)- macerazione separate da una a due settimane
a seconda dei vitigni; – 12 mesi affinamento in acciaio e 6 in bottiglia- prodotte 30.000 bottiglie- gradazione: 13,5°.
Guido Guardigli, nei primi anni novanta, arriva in Umbria alla ricerca di un’azienda agricola da acquistare per conto del titolare presso cui lavora. Acquista alcune bottiglie di Sagrantino, le assaggia con i suoi collaboratori, insieme decidono che la zona può essere presa in considerazione soprattutto per investire nel Sagrantino, un vino ancora sconosciuto ai mercati internazionali, considerato buono ma non eccellente. La sua esperienza nel campo vitivinicolo, fatta di ricerca e di investimenti nelle realtà semisconosciute, pronte per essere portate alla ribalta, lo aiuta nella scelta di acquistare una piccola azienda appena va in pensione. Affondato nel terreno un vecchio aratro, “perticaia” nel dialetto umbro, Guido decide di dare il nome all’azienda, simbolo della terra d’origine, al frutto della vite.
Il colore si presenta rubino, intenso al cuore, invade il calice, mentre i profumi si liberano e formano un bouquet intenso dalle discrete sfumature. Il sottobosco appare nei pensieri, piccoli frutti di ribes, lampone, mirtillo, che nascono nella vegetazione boschiva primaverile, in cui le erbe spontanee invadono l’ambiente con i loro profumi freschi. Il sorso si apre con lo stesso scenario, in cui fa capolino la trama tannica, ancora giovane, ma sufficiente per contrastare l’alcol, che invade il palato. Un vino di corpo, in cerca dell’equilibrio che non tarderà molto ad arrivare.
Doc Montefalco Rosso Riserva 2015 – Perticaia
(Sangiovese 70% – Sagrantino 15% – Colorino 15%)- macerazioni separate da una a due settimane
a seconda dei vitigni; – 18/24 mesi affinamento in barrique e 12 in bottiglia- prodotte 6.000 bottiglie- gradazione: 14,5°.
Intrigante il colore rubino con riflessi che virano al granato, mantenendo la vivacità di chi esprime ancora gioventù. I profumi virano al terziario, frutti piccoli, mora, ribes, cassis maturi, timo essiccato, spezia piccante del pepe verde, dolci note di vaniglia seguono il percorso olfattivo. La degustazione inizia con spirito nobile, i tannini seppur ruggenti, si oppongono alla nota alcolica. La freschezza che si aspettava, non smentisce l’analisi del colore, è vibrante, come la sapidità che non manca di farsi notare. Il corpo è generoso, ricco di estratto, mantiene sfumature ancora vegetali. Una Riserva che potrà convincere in futuro, ma ora si consiglia di seguire la sua evoluzione, alla ricerca di maggior armonia.
Montefalco Rosso Doc 2016 – Romanelli
(Sangiovese 65% – Sagrantino 15% – Merlot 10% – Cabernet Sauvignon 10%)– fermentazione
con le bucce per 30/40 giorni; – 12 mesi affinamento in barrique di legno francese da 225l e 2500l e 6 mesi in bottiglia- prodotte 15.000 bottiglie- gradazione: 14,5°.
Nel 1978 Amedeo Romanelli e il figlio Costantino di nascita allevatori, decidono di creare una realtà a San Clemente di Montefalco, basata sulla coltivazione della vite, la produzione di olio e di cereali per il loro bestiame, nel rispetto della conduzione biologica. Interessante, per chi ama la natura e i suoi abitanti, l’inserimento di nidi artificiali per Allocco, Cinciarella e Gheppio, posti nei tralicci elettrici immersi nelle vigne e nei boschi di proprietà, monitorati h 24 da alcune webcam. L’iniziativa è il frutto di un studio europeo ideato dall’Associazione Naturalista Artuà For Nature in collaborazione con l’Università Duisburg-Essen (Germania) e l’University Of Live Sciences a Praga (Rep. Ceca). Il connubio perfetto tra la filosofia naturale della fam. Romanelli e la natura stessa.
Il vino appare accattivante già nel luminoso colore rubino, invita a scoprire i profumi che si liberano intensi e composti. Giochi di frutta rossa, ciliegia, lampone, frutti neri, prugna, mirtillo, enfatizzati da sensazioni tostate di caffè, cremino, date da una maturazione in legno, si lasciano cullare sino alla bocca. Una bocca che fin da subito appare piena di estratto, materica nel dinamismo in cui le durezze fresche, sapide, tanniche si fanno travolgere dalle morbidezze lunghe e persistenti che proseguono oltre l’assaggio. Valutiamo il suo stato evolutivo pronto per essere apprezzato sulla tavola, perfetto fra qualche mese ma accattivante già da subito.
“Molinetta” Montefalco Rosso Riserva Doc 2015 – Romanelli
(Sangiovese 65% – Sagrantino 15% – Merlot 20%) – fermentazione sulle bucce 45-60 giorni- 24 mesi in barriques, 18 mesi in bottiglia – vinificato solo nelle migliori annate – prodotte 4.000 bottiglie- gradazione: 15,5°.
Il nome deriva da un antico mulino situato nelle vicinanze del vigneto che da origine al vino.
Una Riserva che ci ha convinto molto, probabilmente la migliore della batteria degustata, sia per il colore rubino pieno con qualche accenno di granato, sia per il naso che si è posto finemente elegante, dall’abito scuro. Piccoli frutti di bosco, cassis, ribes, mora di rovo, intervallati da iris blu, fiorellini di campo, violette, assecondano le nuances tostate di vaniglia avvolta in un abbraccio di cioccolato al latte. Il pepe verde fa capolino, mentre si accompagna il calice all’assaggio. Il sorso è lungo, mantiene l’eleganza olfattiva mentre incorre nella parte tannica che giustamente richiama l’attenzione. L’alcol avvolge il palato nel percorso gustativo suadente di un vino che si pone all’attenzione del degustatore e lo invita a proseguire nel finale della bottiglia.
Dopo una breve pausa, iniziamo ad entrare nel vivo dell’Anteprima:
Docg SAGRANTINO MONTEFALCO 2016
L’origine del vitigno Sagrantino in base a recenti studi genetici del Dna, sembra non avere nessuna parentela con altri vitigni italiani, ma probabilmente deriva dal Saperavi Georgiano (in lingua locale: საფერავი; letteralmente “dipingi, tingi, dai colore”; vitigno resistente al gelo, a bacca rossa con particolare tannicità ed acidità), coltivato da tempo immemorabile aldilà del Caucaso, portato in Italia dai frati francescani, i quali arrivavano per condurre una vita di penitenza e di espiazione. Nel 1452, a Camiano, una collinetta di Montefalco, si tenne il Capitolo del Terzo Ordine francescano, una piccola comunità in cui arrivarono frati e monaci da tutto il mondo. Con sé, avevano semi, piccole piante da frutto e barbatelle provenienti dalle loro terre d’origine. Grazie al suo alto tenore zuccherino e alla resistenza al marciume, il vino Sagrantino, veniva utilizzato per le cerimonie religiose (anticamente la comunione si effettuava con vino dolce rosso, infatti il sangue di cristo sarebbe rosso, ma successivamente sarà sostituito dal vino bianco dolce –vin santo- semplicemente perchè non macchiava i paramenti liturgici) e le feste famigliari, da cui le derivazioni “sacro” e “sagra” che compongono il nome di Sagrantino. Infatti nel Medioevo e fino ai primi dell’ottocento, si beveva solo la versione dolce del Sagrantino; le uve vendemmiate, venivano appassite per alcuni mesi, per concentrare gli zuccheri che si trasformavano in alcol durante la fermentazione, per arricchire l’estratto e il corpo, in modo da bilanciare i tannini astringenti per natura. Nel 1899, il Sagrantino ottenne un riconoscimento ufficiale come vino “da dessert o da pasto superiore” all’Esposizione Umbra.
Attraverso alcune indagini, si è scoperto che il Sagrantino rispetto alle 25 più diffuse varietà di rossi, presenta una concentrazione di polifenoli senza eguali, che oltre a essere i responsabili del colore, aroma, corpo e asprezza, svolgono anche azioni antiossidanti e antibatteriche. Ne contiene 4174 mg/kg, mentre le altre cultivar arrivano ad un massimo di 2500 mg/kg. Un vero paradosso.
Riconosciuto DOC nel 1979 e DOCG nel 1992, il disciplinare prevede la produzione di Sagrantino di Montefalco nella versione secco, Montefalco Sagrantino DOCG, e passito, Montefalco Sagrantino Passito DOCG, entrambe obbligatoriamente con il 100% di Sagrantino. Può essere prodotta nel territorio collinare di Montefalco e in parte dei comuni di Bevagna, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo. L’affinamento obbligatorio prevede 33 mesi a partire dal 1 dicembre dell’anno della vendemmia di cui 4 mesi in bottiglia. Per la versione secco, durante la maturazione è obbligatorio il passaggio in legno per almeno 12 mesi.
2016 Annata a cinque stelle per il Montefalco Sagrantino DOCG
Dopo il giudizio delle Commissioni interna ed esterna e degli operatori nell’ambito di ‘Anteprima Sagrantino 2016 la valutazione pressoché unanime è stata insignire l’Annata 2016 delle Cinque stelle con un punteggio di 95/100. Definito già un millesimo d’oro con un vino che evolverà con grandi potenzialità, dal colore rubino profondo, con una componente acida vivace ed una struttura ad ampio spettro; il tutto fa presupporre a vini longevi, eleganti dalla grande prospettiva futura.
Questa è l’eccezionale valutazione ottenuta dall’annata 2016 del Montefalco Sagrantino Docg, sicuramente da tenerne conto per i nostri acquisti in visione futura.
Ed ora la prima batteria di vini degustati è stata selezionata secondo il criterio di una produzione limitata di bottiglie. Alcuni campioni erano già imbottigliati, alcuni erano prove di botte in fase di affinamento.
Montefalco Sagrantino Docg 2016 – Terre di San Felice
(100% Sagrantino)- Fermentazione e macerazione in vasche inox per circa 15-20 giorni-affinamento 18 mesi in tonneau e poi 12 mesi in acciaio – prodotte 500 bottiglie (campione in affinamento) – gradazione: 14,0°.
L’azienda sorge a Castel Ritaldi, in un vecchio casolare ristrutturato nel cuore della proprietà gestita da Carlo e Douchanka Mancini, la cui famiglia risedeva già agli inizi del novecento. I 3,5 ettari sono coltivati prevalentemente con uve autoctone. Curiosità: ogni etichetta aziendale raffigura un animale del territorio umbro, testimonianza dell’amore per la propria terra; nello specifico il Sagrantino è rappresentato dall’Istrice con gli aculei che idealizzano i tannini, ma che una volta evitati si potrà apprezzare la sua carne, che diventa una prelibatezza culinaria.
Interessante l’interpretazione dell’annata, il colore che vira tra il rubino e il granato dai riflessi molto vivaci ci porta a considerare una perfetta maturazione delle uve. Ciliegia, frutti di bosco, prugna, timo, pepe verde, accenno di rabarbaro; un filo conduttore che esprime gioventù da tutti i pori. Al sorso è ampio, avvolge con il suo estratto il palato nella suadenza, nonostante il tannino vibrante e maestoso si libera senza indugio, supportato dalla freschezza che consente di berne un secondo sorso.
Montefalco Sagrantino Docg 2016 – Colfalco
(100% Sagrantino) – Fermentazione e macerazione in vasche inox per circa 15-20 giorni -36 mesi in botte da 25hl in rovere di Slavonia – 4 mesi riposo in bottiglia– 2000 bottiglie prodotte- (campione in affinamento).
Nel 1970 Giovanni Ruggeri realizza il suo sogno di far conoscere il Sagrantino al di fuori del territorio umbro. La tenuta, gestita dalla terza generazione, si trova in Loc. Belvedere sopra uno dei colli di Montefalco, ribattezzato dalla famiglia con il nome Colfalco, da cui prende il nome l’azienda. I 5,5 ha di vigneti terminano con la vendemmia a fine ottobre del Sagrantino e la tipica festa della “ Buona Finita”.
La veste luminosa che tende al granato, accompagna il calice verso un ventaglio olfattivo, che si presenta di colore scuro; prugna, mirtillo, ribes nero, viola appassita, cardamomo, sigaro toscano, percezioni che accompagnano la nota balsamica al finale olfattivo ma all’ingresso di bocca. Un sorso elegante, scuro, etereo, che pone la nostra attenzione sulla struttura che è alla ricerca dell’equilibrio quasi perfetto, sorretta da una scorrevole acidità che enfatizza il tannino fitto nella propria eleganza. L’alcol si fa sentire in tutto il palato, ma non stravolge le nostre impressioni positive.
Montefalco Sagrantino “Ma.gia” Docg 2016 – Montioni
(100% Sagrantino) – macerazione con le bucce per 5 giorni- fermentazione in acciaio senza lieviti indigeni – maturazione per 30 mesi in barriques nuove -12 mesi di riposo in bottiglia – 1.500 bottiglie prodotte – gradazione: 15,0°. (campione in affinamento)
Adeodato Montioni fonda l’azienda nel 1978, iniziando con l’attività di molitura delle olive, proseguita dal figlio Gabriele, sino al 1999. Oggi, dispone di 26 ettari coltivati sui pendii nella frazione Pietrauta di Montefalco, insieme a uliveti e colture cerealicole. Il Nome Ma. Gia deriva dalla nascita dei due pargoli aziendali Matteo e Giacomo.
Un Sagrantino che si differenzia all’aspetto olfattivo, in cui appare la pesca gialla e l’agrume di arancia, bergamotto. Il frutto del varietale non si fa attendere, esprime ampiezza, calore, marasca sotto spirito, prugna cotta, confettura di mora, funghi, tartufo, pepe nero, come se la maturazione delle uve fosse stata ritardata in un’annata calda. Sensazioni che la freschezza del sorso ricompone al suo cospetto, mentre il tannino urla il suo status. La rotondità del succo avvolge e accarezza le guance nel materico estratto che ci strappa un sorriso.
“Fortunato” Montefalco Sagrantino Docg 2016 – Valdangius
(100% Sagrantino) -macerazione post-fermentazione per 30 giorni a cappello sommerso – 12 mesi in barriques di rovere da 2,25 ettolitri, 18 mesi in botti di acciaio non utilizzando lieviti, ma solo fermentazioni spontanee, affinamento in bottiglia per almeno 6 mesi -2100 bottiglie prodotte – (campione in affinamento)
Agli inizi del novecento, Giuseppe Antonelli acquista la tenuta per coltivare la vite, gli uliveti e il bestiame che forniranno i loro prodotti utili al sostentamento per la famiglia e per le generazioni future che hanno saputo mantenere viva la tradizione. Oggi, Danilo e Sandra sono i conduttori di quella famiglia.
La vivacità della veste granata, ci conferma la gioventù del vino. Prugna, mirtillo, pepe, si alternano a sensazioni aromatiche di erba medica, fieno appena raccolto, spighe di frumento. Il sorso è gentile, entra in punta di piedi mentre il tannino fa il suo ingresso contrastato dall’alcol che si appoggia alle morbidezze. Un vino dalla struttura ricca, lascia piacevolmente il ricordo dei suoi profumi. Un vino che consideriamo didattico.
“Medeo” Montefalco Sagrantino Docg 2016 – Romanelli
(100% Sagrantino) – macerazione con le bucce per 40 giorni – 24 mesi barriques 1°-2° passaggio, 18 mesi riposa in bottiglia – 2800 bottiglie prodotte- gradazione: 16,0°
Creato in onore del fondatore Amedeo Romanelli. le uve provengono da una singola parcella di Colle San Clemente, che si distingue per l’incredibile equilibrio dell’ecosistema naturale e grazie alla collaborazione con l’Associazione Naturalista Artuà For Nature (vedi recensione Doc Montefalco rosso).
Granato all’aspetto visivo, esprime i suoi profumi nelle note affumicate, foglie di tabacco, caffè tostato, cioccolato fondente, seguite dalle tipiche note fruttate. In bocca è divertente, si muove sinuoso durante il percorso, nonostante l’alcol esce dal coro, mentre il tannino accende i riflettori su se stesso. Un vino che convince per la stoffa grintosa, che pone al centro un’annata quasi perfetta.
Montefalco Sagrantino “Colleallodole” Docg 2016 – Fattoria Colleallodole
(100% Sagrantino) fermentazione in acciaio inox senza aggiunta di lieviti – affinamento 16-18 mesi botte grande di rovere- 4-6 mesi riposo in bottiglia – 1300 bottiglie prodotte – gradazione: 16,0°. (campione in affinamento)
La bellezza dei vigneti collinari che percorrono la via tra Bevagna e Montefalco, sono i promotori di un territorio che verso la fine degli anni sessanta, ha avuto come figura di riferimento, il Cavaliere Milziade Antano. Il Sagrantino Colleallodole prende nome dall’omonimo cru, luogo in cui, come i poggi e i declivi delle colline, sono il passaggio delle piccole allodole nel mese di ottobre.
Un Sagrantino che colpisce per la sua massa compatta, impenetrabile dal colore rubino intenso, forse dovuto anche al terreno argilloso. Al naso è una sinfonia orchestrale, frutta rossa di ciliegia, arancia sanguinella; frutta scura, prugna in confettura, spezie pungenti del rabarbaro, sigaro, tartufo. Accompagniamo il calice alla bocca in cui avvertiamo la nota alcolica che si oppone al tannino, un tannino giovane, fitto, in cui l’acidità e la sapidità lo incalzano nel formare la struttura. Un vino generoso, che si lascia bere già adesso, in cui i ricordi di liquirizia e cioccolato lasciano il degustatore ammaliato.
Nella seconda batteria, sono state scelte sei rinomate aziende che hanno contribuito a rendere importante il Sagrantino e la sua terra d’elezione.
“Collenottolo” Montefalco Sagrantino Docg 2016 – Tenuta Bellafonte
(100% Sagrantino) – fermentazione spontanea in acciaio inox- 36 mesi in botti di Slavonia da 30hl – 12 mesi riposa in bottiglia – si produce solo nelle annate favorevoli- 13.000 bottiglie prodotte – gradazione: 14,5°. (campione di botte)
Abbiamo già avuto modo di conoscere lo stile aziendale con la degustazione del Montefalco bianco (vedi sopra). Le uve Sagrantino nascono da una vigna di vent’anni a cordone speronato su un terreno argilloso con formazione marnoso-arenacee, senza diserbi chimici. Il vino fermenta spontaneamente grazie ai lieviti indigeni presenti sugli acini. Il colore rubino intenso e impenetrabile presenta sensazioni di frutta sciroppata, liquirizia, cuoio, china, mentre foglie di tè verde fanno capolino nel finale. La degustazione apre su note terziarie coerenti con il naso, la struttura tannica conferma uno sviluppo in divenire, mentre la nota alcolica supporta la parte glicerica della morbidezza. Un vino avvolgente che mostra il carattere di un giovane leone pronto a conquistare il branco.
“Valdimaggio” Montefalco Sagrantino Docg 2016 – Arnaldo Caprai
(100% Sagrantino) – prima annata prodotta 2012- 24 mesi di barriques rovere francese- 8 mesi riposa in bottiglia- 10.000 bottiglie prodotte- (campione in affinamento)
Nel 1971 Arnaldo Caprai imprenditore tessile di successo, acquista quarantacinque ettari a Montefalco per realizzare il sogno di condurre un’azienda agricola per la produzione di vino.
Dal 1988 la conduzione aziendale passa nelle mani di Marco Caprai, il figlio di Arnaldo, che con grande passione dà l’impulso decisivo per l’affermazione dei vini della tenuta attraverso una conduzione di tipo manageriale e avviando la collaborazione con professionisti del settore e con Istituti di Ricerca, sia in campo agronomico che enologico. La selezione ’93 del Sagrantino di Montefalco (che celebra il venticinquennale dell’azienda) inserisce Marco di prepotenza tra i grandi produttori di vino italiano
Prima annata 2012. Ultimo nato della famiglia Caprai, il Sagrantino Valdimaggio, presenta un colore rubino con sfumature granate. Al naso è particolarmente fruttato, confettura di ciliegia e di fragola, susina nera, lamponi; si percepiscono le note dolci dell’uso della botte di legno di piccole dimensioni, probabilmente nuovo, mentre il rabarbaro e il tabacco concludono l’aspetto olfattivo intenso e complesso. Il primo assaggio, ci fa capire che è ancora troppo presto decifrare l’enfasi irruente e tannica, mentre la struttura è in cerca di equilibrio. Avvertiamo un po’ di petillant.
Non potevamo non degustare i tre cru di Sagrantino di Montefalco del produttore storico Tabarrini e fare una comparazione.
Da quattro generazioni, la famiglia Tabarrini coltiva i suoi 11 ettari di vigneti a Montefalco in località Turrita. Verso la fine degli anni novanta, Giampaolo inizia a imbottigliare i vini tra cui il Sagrantino, protagonista incontrastato del vigneto umbro, nonché protagonista principale dell’azienda. Da quando ha preso la leadership della cantina a metà anni Novanta, Giampaolo ha contribuito in misura determinante a rivoluzionare il vino della sua terra; con Federica, compagna nella vita e nel lavoro quotidiano, è riuscito in pochi anni a rendere il marchio Tabarrini un punto di riferimento per Montefalco e l’intera regione.
“Colle Grimaldesco” Montefalco Sagrantino Docg 2016 – Tabarrini
(100% Sagrantino) – macerazione sulle bucce per oltre 30 giorni- 36 mesi botti grandi di rovere, 12 mesi riposa in bottiglia – 10.000 bottiglie prodotte – gradazione 15,0°. (campione di botte)
Primo Sagrantino prodotto dalla famiglia Tabarrini, che l’ha resa famosa. L’abito rubino mostra subito interesse nel ventaglio dei profumi. Confettura di prugna, marasca, liquirizia e spezia piccante divertono il degustatore, consigliando di portare il calice alla bocca. Un vortice di estratto materico avvolge il palato, la forza tannica e alcolica formano un connubio giovane e dinamico. Il frutto si ritrova durante il percorso gustativo, che risulta essere lungo e intenso con finale speziato di pepe nero e tabacco Kentucky; un Sagrantino come ci si aspetta.
“Campo alla Cerquia” Montefalco Sagrantino Docg 2016 – Tabarrini
(100% Sagrantino) – macerazione sulle bucce per oltre 30 giorni – 36 mesi botti grandi di rovere, 12 mesi riposa in bottiglia – 2000 bottiglie prodotte – gradazione 15,0°. (campione di botte)
Un ettaro coltivato in un terreno ciottoloso, più sciolto e leggero, in cui il Sagrantino esprime eleganza, mantenendo intatta la sua identità territoriale. Ed all’olfatto è giocoso, divertente, si pone fruttato, confettura di ciliegia, gelatina di lampone, prugna disidratata, pot-pourri di sottobosco che mostra humus, funghi, spezie dolci e piccanti. Il sorso, nonostante la forza alcolica con cui fa il suo ingresso, mostra eleganza fruttata e fresca, data dall’acidità che consente un percorso lungo, senza fretta di chiudere, dal tannino fitto e teso. Un Sagrantino accattivante ed intrigante.
“Colle alle Macchie” Montefalco Sagrantino Docg 2016 – Tabarrini
(100% Sagrantino) – macerazione sulle bucce per oltre 30 giorni – 36 mesi botte grande da 12,5hl, – 12 mesi riposa in bottiglia – 2000 bottiglie prodotte – gradazione 15,5°. (campione di botte)
campione di botte
L’espressione più potente delle tre etichette, data dal terreno argilloso e l’esposizione del vigneto rivolto a sud. La forza si percepisce già al colore rubino dalla compattezza del nettare; scorci fruttati di mora di rovo, prugna, arancia sanguinella, rabarbaro, tartufo, cuoio, lavanda proseguono nel percorso gustativo che rafforza una struttura materica. Un vino che si fa masticare per la pienezza che viene resa scorrevole dall’acidità. Il carattere del tannino vigoroso racconta di un’attesa lunga per essere domato, apprezzato, goduto.
Ci concediamo una pausa, i tannini “sagrantiniani” ci hanno dato un stop obbligato, tra poco degusteremo altri Sagrantini ma questa volta alla cieca, dobbiamo farci trovare in forma.
La degustazione alla cieca è stata molto interessante, sia per la didatticità con cui l’abbiamo affrontata, analizzando colore, naso, bocca; sia per mettere alla prova le nostre sensazioni, gli stimoli chimici, i recettori e interpretare il vino nel bicchiere senza farsi condizionare dal nome dell’azienda, dal terreno, dall’età delle vigne e dall’uso del legno. I nostri sensi, nudi, pronti per scommettere con se stessi, una prova davvero stimolante, che consigliamo a tutti.
DEGUSTAZIONE ALLA CIECA
I campioni, tutti di Montefalco Sagrantino DOCG 2016, si basano su bottiglie con numeri progressivi, con vini coperti da un’astuccio in velluto; noi abbiamo una brochure specifica ed elenchiamo i numeri spuntandoli, il sommelier serve quanto richiesto, ed alla fine della degustazione, ci consegna una seconda brochure con numeri abbinati alla cantina e relativo vino di riferimento. Ma adesso partiamo con i campioni degustati:

N.3 – Montefalco Sagrantino Docg 2016
Colore porpora, impenetrabile; fruttato, ciliegia di Vignola, lampone, mora, spezie piccanti e dolci. Sorso fruttato e scorrevole, alcol, tannino, gioventù in cerca dell’equilibrio.
N.7 – Montefalco Sagrantino Docg 2016
Campione in affinamento. Colore rubino con nuances granate luminose, profumi frutta scura, mora, prugna, sigaro, tabacco, liquirizia. Sorso immediato, l’acidità accompagna la trama tannica elegante, compongono la struttura avvolta nell’alcol e le sue morbidezze.
N.15 – Montefalco Sagrantino Docg 2016
campione di botte. Le previsioni sono positive, naso frutto rosso con note vegetali che riconducono all’affinamento. La bevibilità del sorso stimola la freschezza e il tannino ponderato che formano una spina dorsale composta ed educata, grazie anche all’alcol.
N.16 – Montefalco Sagrantino Docg 2016
campione di botte. Un Sagrantino di non facile interpretazione. Note affumicate, inchiostro, grafite, fungo, frutta macerata, corpo tannico con discreta acidità, hanno condotto al sorso, sensazioni crude, di un vino d’antan, antico. Scomposto nell’equilibrio, forse giovane, forse qualche problema la bottiglia, non sappiamo, non ha convinto il nostro panel.
N.19 – Montefalco Sagrantino Docg 2016
campione di botte. Al naso è timido con profumi che si liberano piano, piano, carruba, rabarbaro, mallo di noce, mentolato, etereo. Al palato, si avverte la rosa rossa riscontrata all’olfattivo, una discreta acidità mal sopporta il tannino irruente, rendendo l’equilibrio scomposto.
N.21 – Montefalco Sagrantino Docg 2016
Il colore rubino pieno, consiglia l’aspetto olfattivo che si pone ampio nel frutto, ciliegia, mirtillo, ribes, mora, prugna, carruba, tartufo, cuoio, liquirizia. Il tannino fitto e astringente stuzzica l’assaggio, contrastato dalla morbidezza glicerica e alcolica, rendendo la struttura corposa, pronta per affrontare gli anni a venire.
N.25 – Montefalco Sagrantino Docg 2016
Rubino al visivo, al naso protagonista è frutta rossa dolce e succosa, fragola, ciliegia, lampone. Percettibile nota speziata. Sorso strutturato bilanciato dalle morbidezza che si oppongono alla gioventù del nettare enfatizzata dal tannino.
N.29- Montefalco Sagrantino Docg 2016
campione in affinamento. Se il colore rubino e le note olfattive fruttate e speziate appaiono stuzzicanti, è il palato a emergere. Dinamico l’ingresso nella freschezza supportata dalla sapidità, insieme enfatizzano il tannino. Il corpo è supportato dall’alcol, un corpo ricco che troverà l’armonia tra un po’ di tempo.
N.37 – Montefalco Sagrantino Docg 2016
Campione in affinamento. Colorato nelle sfumature odorose, rosso di piccolo frutti, arancione di sanguinella, viola di fiore, marrone di cioccolato, giallo di vaniglia, induce all’assaggio. Attacco fresco con l’avvolgenza morbida che accarezza le guance, stuzzicate dal tannino. Bella struttura.
N.43- Montefalco Sagrantino Docg 2016
campione di botte. Granato al colore, il naso mostra timidezza che nasconde i profumi. Passiamo all’assaggio, nell’attesa che l’olfatto possa esprimersi. Al sorso è austero, composto, forse troppo.
N.50 – Montefalco Sagrantino Docg 2016
campione di botte. Veste rubina intensa, mostra interesse nella composizione di piccoli frutti, mirtillo, cassis, prugna, cannella, tabacco, vaniglia. Il sorso si distingue nel tannino fitto e nell’alcol che compongono una struttura decisa e importante con finale lungo e speziato.
Ed ora i vini degustati alla cieca:
N.3 – Montefalco Sagrantino Docg 2016 – Fattoria le Mura saracene – Goretti-
N.7 – Montefalco Sagrantino Docg 2016 – Tenuta Colfalco –
N.15 – Montefalco Sagrantino Docg 2016 – Colle Ciocco-
N.16 – Montefalco Sagrantino Docg 2016 – Fongoli-
N.19 – Montefalco Sagrantino Docg 2016 – Fattoria Colsanto –
N.21 – Montefalco Sagrantino Docg 2016 – Perticaia-
N.25 – Montefalco Sagrantino “Sacrantino” Docg 2016 – Fr.lli Pardi-
N.29 – Montefalco Sagrantino Docg 2016 – Romanelli –
N.37 – Montefalco Sagrantino “Colleallodole” Docg 2016 – Fattoria Colleallodole-
N.43- Montefalco Sagrantino “ il Domenico” Docg 2016 – Adanti –
N.50 – Montefalco Sagrantino “ Colle Grimaldesco” Docg 2016 –Tabarrini-
Abbiamo avuto il piacere di degustare alcuni Sagrantino alla cieca, chiedendo appositamente al sommelier di servirci anche un vino difettoso (può capitare!!) ma non troppo, su sei serviti. Abbiamo anche messo alla prova la nostra capacità nel sapere interpretare l’annata, confrontarne la differenza con le annate passate, capire gli stili dei produttori, le operazioni in vigna, di cantina, valutando i metodi più tradizionali da quelli più innovativi. Ci siamo trovati come a scuola, pronti per imparare e conoscere un territorio, i suoi vini, le loro virtù, ed inoltre con soddisfazione seppur con molti occhi puntati abbiamo INDOVINATO l’intruso.
Ed alla fine ci vengono proposti alla cieca anche i Sagrantini Passiti, ma preferiamo apprezzarli direttamente con i produttori, per sentirne la passione e la storia che ogni uno di loro sa esprimere ed allora ci dirigiamo ai banchi d’assaggio del Chiostro Sant’Agostino, dove parte del nostro staff era già stato la mattina; ed è qui che tra quelli presenti, ci hanno particolarmente sorpreso:
Montefalco Sagrantino Passito Docg 2016 – Montioni
(100% Sagrantino) – Fermenta in barrique con macerazione sulle bucce per circa 50 giorni- matura in barrique nuove (le stesse usate per la fermentazione) per un totale di 30 mesi. Gradazione alcolica 15°.
Dal 1978 la famiglia Montioni produce nel territorio di Montefalco, nella provincia di Perugia, autentici prodotti della regione umbra come il vino e l’olio, quest’ultimo con una particolare versione di monocultivar di Moraiolo.
I frutti prodotti dai loro uliveti e vigneti vengono lavorati tradizionalmente da generazioni ma oggi con riguardo, allo stesso tempo, di utilizzare le recenti innovazioni tecnologiche al fine di migliora la qualità restando al passo con i tempi nel rispetto dell’ambiente ed in particolare del consumatore finale.
Il nostro calice è pervaso da un rubino intenso abbastanza luminoso, con sentori olfattivi di viola di sottobosco, te nero, fragolina matura e marasca sotto spirito, che donano al palato avvolgenza e un corpo fruttato di fico nero, ciliegia leggermente candita, ma anche cacao e tabacco Cavendish. La spalla acida è lieve ed i tannini risultano ancora in leggera evoluzione, ma la beva è sagace e intrigante anche ora, perchè impreziosita dal giusto equilibrio che un buon passito di Sagrantino deve avere.
Montefalco Sagrantino Passito Docg 2015 – Benetti & Grigi
(100% Sagrantino) – Fermenta in vinificatori di acciaio con macerazione sulle bucce per circa 30 giorni- matura in botti di rovere di Slavonia per un totale di 18 mesi. Gradazione alcolica 16°.
L’Azienda Vitivinicola Benedetti & Grigi nasce recentemente, nel 2014, dalla profonda convinzione di realizzare un sogno, e sono Umberto Benedetti e Daniele Grigi i due uomini che si sono addentrati in quest’avventura in tempi non certo facili. Con ben 68 ettari di proprietà, realizzano prodotti che spaziano dal Sagrantino Montefalco DOCG al Montefalco Grechetto DOC e allo Spoleto Bianco DOC.
Il color Rubino luminoso piuttosto intenso ma dai riflessi scarlatti, ci incuriosisce, avviciniamo il naso al calice, profumi di fragola, te rosso, rosa rossa ibrido di Tea e pepe rosa ci avvolgono e trasportano a sorso; un corpo caldo, setoso, dalle note di frutti rossi maturi, con leggeri sentori sapidi che ci preannunciano l’arrivo dell’acidità, delicata, sottile, che ci accompagna fino alla fine donandoci riverberi di rabarbaro, timo, e cannella. I tannini sono presenti e seppur non invasivi ci preannunciano un vino longevo dalle importanti prospettive.
Montefalco Sagrantino Passito Docg 2015 – Bocale Ennio
(100% Sagrantino) – macerazione di almeno 25 giorni esclusivamente con fermenti naturali- matura in barrique nuove per un totale di 24 mesi-riposa in bottiglia per 6 mesi- Gradazione alcolica 15,5°.
Piccola realtà artigianale gestita da due fratelli Valentino e Antonello Valentini, inserita nel cuore del Sagrantino, con cinque ettari vitati posti in Località Madonna della Stella Montefalco a 270 metri s.l.m. Ma è a partire dal 2002 che la famiglia Valentini è tornata ad interpretare questo patrimonio ambientale e culturale dando vita a Bocale, un’azienda nata per fare tesoro di quell’antica passione per il vino tramandata per generazioni.
Bocale è il termine dialettale che sta ad indicare il boccale da due litri di vino o olio, ma, soprattutto, l’appellativo con cui viene identificata da sempre questa famiglia di Montefalco. Con una produzione di 30.000 bottiglie la famiglia Valentini, da sempre legata a questo territorio, produce Sagrantino, vino emblema del territorio che trova espressione nella Selezione dedicata ad Ennio Valentini il padre fondatore.
La luminosità del rubino coglie subito i nostri occhi, ci immergiamo nel calice per sentire le note della mora matura, della salvia e della noce moscata, che in bocca si trasformano in elegante ampiezza di struttura, la fruttosità di una macedonia di nettarine con fragole e ciliege, con tannini leggermente giovani ma delicati. La sorpresa arriva dalla nota acida che rende molto piacevole l’equilibrio gustativo, e da una lunghezza che ci trasporta ad oriente dove incontriamo il tamarindo, il te nero, la vaniglia ed il pepe rosa.
E per ultimo un fuori annata di Montefalco Sagrantino Docg ……….
“Vitruvio” Montefalco Sagrantino Docg 2011 – Briziarelli
(100% Sagrantino) – Fermentazione sulle bucce per 25 giorni. Fermentazione malolattica separata per tipologia, in barriques di rovere francese – affinamento in barriques nuove per 24 mesi circa, successivamente in acciaio per 24 mesi, ed infine in bottiglia per almeno altri 24 mesi. Gradazione alcolica 15,5°.
La storia delle Cantine Briziarelli inizia in Umbria nei primi del Novecento (1906), grazie all’ingegno di Pio Briziarelli, imprenditore locale, filantropo, uomo di grandi ambizioni, dopo aver mosso i primi passi nei campi dell’argilla sceglie di sfruttare le potenzialità della terra fondando la sua azienda agricola. Comincia così la coltivazione dei vigneti e la lavorazione delle uve nella vecchia Cantina di Marsciano, l’allevamento e la selezione di vacche chianine in Località San Gemini e poi ancora negli anni la coltivazione degli oliveti di proprietà e dei seminativi. Nel 2000, le Cantine Briziarelli iniziano un nuovo progetto, in un podere di 50 ettari tra Bevagna e Montefalco. Immerse nella pregiata zona vinicola del Sagrantino DOCG, un’area sinonimo di vitivinicoltura di qualità che negli ultimi quarant’anni ha ampiamente potenziato e rivalutato il proprio territorio. L’attività cresce rapidamente, fino a rendere necessario un secondo impianto di vigneti solo pochi anni dopo, nel 2006. Nel 2012 arriva la nuova cantina.
Nuonces di erbe balsamiche inebriano i sensi per poi sviluppare sentori di marasca matura, timo e tabacco Kentucky, il calice si distacca dal naso per porsi alla bocca mentre l’occhio osserva il rubino intensamente profondo accolto nel cristallo. Il gusto è intenso, maschio, denso, con i tannini che scalpitano ancora, ma con la grazia di un camoscio, l’acidità in equilibrio armonico con la sapidità annuncia la mora, la marasca, il timo, per apprezzare la maestosa lunghezza che lascia nella propria coda il pepe nero e la noce moscata, per concludersi in una piacevole mandorla appena tostata.

La manifestazione si è già conclusa, ma noi ci intratteniamo con i produttori, a parlare della loro terra delle loro migliori annate, ma anche delle molte difficoltà che la burocrazia ogni anno gli affligge sempre più. Una manifestazione che complessivamente è stata ben organizzata, con due loghi separati per i giornalisti (molto bella la sala consigliare del municipio) e per il pubblico, con il personale disponibile e cortese (buono lo svuotamento delle sputacchiereed l’integrazione dei crocchetti), con una vasta gamma di vini da poter degustare; e qui ringraziamo il consorzio che ha voluto presenti anche le DOC del territorio, facendoci apprezzare anche vitigni poco conosciuti come il Trebbiano Spoletino, indiscusso leader nei bianchi di Montefalco. Reputiamo corretta anche la distanza dei banchi di assaggio e il rapporto qualità prezzo per il pubblico di questa anteprima. Come è nostra abitudine nell’ottica di proporre dei suggerimenti costruttivi, considerando il Montefalco Sagrantino uno dei vini tra i grandi rossi d’Italia, proponiamo di migliorare la location dei banchi di degustazione di sant’Agostino, semplice, spoglia, con servizi igienici datati e da manutentare, a nostro avviso non adeguata al vino che deve promuovere; con i palazzi che adornano la meravigliosa Montefalco sicuramente possono essere scelti ambienti più adeguati. Altra proposta, seppur quello previsto fosse idoneo, e di realizzare un calice identificativo per questo vino unico, e come nelle altre manifestazioni di rilievo, di affiancare una sala rinfresco per poter spezzare le degustazioni, particolarmente impegnative per vini rossi di gradazione importante e dai tannini in evoluzione; migliorabili i parcheggi.
Ma sicuramente un sentito ringraziamento va al Consorzio Vini di Montefalco e alle 68 aziende aderenti per averci dato la possibilità di partecipare all’Anteprima Sagrantino 2016, specialmente in un momento difficile che ci sta colpendo tutti, e nella speranza che almeno l’annata in corso possa aiutare i produttori a diventare a 5 stelle.
Maura Gigatti e L?INDOVINO