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Location 7.0
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Cortesia del personale 7.0
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Sito Web 6.8
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Qualita/Prezzo Vini 7.2
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Emozione 7.5
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Orange Wine 20-21-2019
Corte la Faggiola- Gariga di Podenzano (PC)
Siamo a pochi chilometri da Piacenza a Gariga di Podenzano, una minuscola frazione di Podenzano, nella storica Corte La Faggiola, ex azienda agricola inaugurata nei primi del 1900, per l’agricoltura del tempo fu una sorta di paradigma, di costruzione razionale e pratica per gli agricoltori più avanzati e avveduti di allora. Oggi è uno spazio che torna piano piano a vivere grazie all’Ostreria (non è un’ errore ortografico, ma si chiama proprio così) dei fratelli Pavesi ed alla presenza di due sale adatte a convegni ed eventi, che il 20-21 ottobre 2019 hanno ospitato i vignaioli “naturali” (con tutte le sfaccettature ed usi che tale abusata terminologia trasmette ai fruitori), la seconda edizione di Orange Wine – il nuovo colore del bianco.
Ma prima di descrivere la manifestazione vediamo cosa sono gli Orange Wine, che io preferisco definire Ambra Wine (e facilmente in un prossimo futuro saranno definiti in tale modo) per il loro colore più vicino a tale gemma di resina naturale, che a mio avviso rispecchia meglio la volontà dei produttori di cercare la vera espressione che l’uva può dare in un calice, valorizzando l’annata, fortunata o meno che possa essere, più che associare questi vini ad un semplice colore come l’arancione.
Ambra wine normalmente vuole anche significare nello stesso tempo uno stile dai sapori antichi ma dalle nuove prospettive. Il prolungato contatto con le bucce dell’uva prima con il mosto, poi con il “quasi vino”, dona sapori e colori inusuali per un bevanda derivata dalla fermentazione alcolica ottenuta da uve bianche; in realtà potremmo vederla similmente ad una classica vinificazione in rosso. Le bucce dell’uva cedono le sostanze in esse contenute rendendo il vino molto colorato (a seconda del tempo di permanenza), e complesso sia al naso che in bocca, con una minimo comune denominatore, il rispetto del varietale.
Le tecniche di vinificazione derivano normalmente dalla tradizione contadina, oggi in gran parte scomparsa con l’avvento delle nuove tecnologie di cantina, con macchinari, chimica e fisica che permettono di “correggere “ i vini a nostro piacimento donando, più o meno tannini, freschezza, profumi ecc., ma rendendo spesso i vini, seppur gradevoli, a volte “artefatti”, e non rispettosi del varietale, dell’annata e perdendo la loro naturalezza con pregi e difetti che possono avere. E qui l’uomo, l’agricoltore ha fatto un passo indietro, ha chiesto ai nostri “vecchi” che lavoravano in campagna, ha studiato su antichi testi, riscoprendo tecniche di potatura ormai abbandonate, di gestione del vigneto, del rispetto della pianta in senso olistico, della vinificazione in cantina, ed i più sensibili anche rispettando i cicli stagionali, lunari sia nelle potature che nelle raccolte e vinificazioni. Un piccolo aneddoto personale: siamo negli anni settata, io ero un cucciolotto piccolino, ancora con il moccolo al naso, quando mio zio Alfredo mi mise in mano una piccola vanghetta, e mi disse… bene da oggi t’insegno come si lavora la terra…..io chiesi perché oggi……perché siamo in febbraio e c’è la luna crescente, poi ripasseremo la vanga in luna calante, e poi nuovamente con la zappa ripasseremo la terra in luna crescente…..Vedete per mio zio, come per tanti altri uomini di allora che si adoperavano nell’arte di trarre i migliori frutti dalle piante era normalissimo operare in questo modo, che oggi definiremo “biodinamico”…… poi è arrivata la grande industria, e come un Tornado ha spazzato via tutta la nostra cultura appresa con fatica in centinaia di generazioni….facendoci credere che fino allora avevamo sbagliato tutto, e che i ”Grandi Scienziati” c’insegnavano come fare il buon vino, mediante concimazioni spesso non necessarie, anticrittogamici e pesticidi che a volte indebolivano le difese immunitarie delle piante, ecc….ecc…..situazione analoga l’ha subita anche il mondo dell’edilizia, della fitoterapia, dell’allevamento ecc.
Comunque la volontà di questi nuovi produttori è ricreare anche un vino “alimento” che ben si accompagna alle cucine dei propri luoghi di origine, ma anche a cucine particolari come quella etnica e sicuramente da provare con la pizza. Come per tutti i vini è importante la temperatura di servizio, normalmente mai servirli freddi ma a temperature intorno ai 10-14°, sicuramente stappando la bottiglia qualche tempo prima di metterla in tavola, in modo che il vino vivo si apra e ricominci a respirare, donandoci il meglio delle proprie essenze.
Gli Ambra wine sono vini adatti a medi e lunghi invecchiamenti, soprattutto quelli nati da lunghe macerazioni; solitamente sono prodotti con uve da agricoltura pulita, biologica o biodinamica, in quanto tutto quello che è sulle bucce si ritrova anche nel vino (e questo vale ovviamente per tutti i vini); la maggior parte non sono certamente vini semplici dal facile primo approccio, ma sicuramente se fatti professionalmente e con criterio, sono delle vere e proprie esperienze emozionali.
Purtroppo dobbiamo anche diffidare da alcuni di questi vini, perché spesso realizzati non correttamente, con acetiche “alle stelle”, riduzioni impossibili ed ossidazioni estreme, in alcuni casi anche non “particolarmente” salutari per la nostra salute….. che vengono presentanti non come difetti, ma come pregi, come virtuosismi dell’enologia…etichettandoli con i nomi più impossibili. Ecco diffidiamo di questi “commercianti”, che “sbagliando un vino” lo vogliono vendere per eccelso, fatto come una volta, definendolo di casa, del contadino….perchè sono solamente “imbrogli” che non danno solo a noi, ma anche ai molti produttori seri e professionali che realizzano delle chicche senza tempo !
Ma ora parlano della manifestazione affermando con positività che l’affluenza è stata notevolissima, confermando il grande interesse per questa particolare tipologia di Vini, e la buona pubblicità e organizzazione creata nel pre-vendita dagli stessi organizzatori. La piacevole location scelta “Corte La Faggiola” era sicuramente particolarmente adatta all’evento, sia per struttura (rurale, ampia, ed ariosa con buon parcheggio attiguo) che per ideologia, meno per le dimensioni dei banchetti di mescita dei produttori che risultavano troppo esigui per la mole di gente presente. La maggior parte dei vini erano sicuramente interessanti, con la possibilità di degustarli senza l’ansia che alcuni potessero terminare precocemente, e serviti a corretta temperatura; discreto e di fruibile comunicazione risulta il sito web, come appropriato il calice da degustazione fornito, magari meglio se associato ad una tracolla, nello specifico non in dotazione. Positiva anche la scelta dell’orario di apertura che proponeva la degustazione dalle 10.00 alle 18.30, come il servizio del pane toscano ai tavoli, in associazione all’idea di “semplice ruralità” dei vini proposti. Un plauso particolare va sicuramente a Barbara Pulliero organizzatrice dell’evento che si è fatta carico di una mole di lavoro notevole, forse in parte non prevista, visto il gran successo dell’evento; probabilmente qualche aiuto in più avrebbe sicuramente migliorato l’organizzazione. Ma come di rito, con solo spirito costruttivo che ormai ci contraddistingue, passiamo alle note organizzative non propriamente positive, come lo svuotamento delle sputacchiere lasciato ai produttori (non avvisati) che troppo spesso erano inutilizzabili, i bagni non molto “curati” per la mole di gente che ne usufruiva. Punto dolente il servizio di ristorazione dell’Ostreria dei fratelli Pavesi con una selezione di tre piatti, di cui due primi (pasta) ed un secondo (mini cotechino), a nostro avviso c’era scarsa scelta (a Piacenza un tagliere di affettati/formaggi tipici non può mancare) e con prezzi eccessivi rispetto le quantità servite. Ultima osservazione riguarda la degustazione “6 Gradi di Macerazione” guidata dall’Enofilosofo Gae Saccoccio, per scoprire l’arte della macerazione sulle bucce giocando con il tempo e la materia, perché i bianchi macerati NON sono tutti uguali. Allora oltre all’assenza di un panel sotto-calice per i vini, del pane o grissini per spezzare la degustazione, e di un calice x l’acqua, sentendo i degustatori al mio tavolo ed alcuni vicini, senza nulla togliere alla professionalità e preparazione del relatore, purtroppo poco si è parlato di macerazione, cantina, vigneti e territori, e molto su come il mondo veda gli “Orange wine” e cosa ne pensavamo noi a riguardo. Anche i vini selezionati, seppur con criterio, erano quelli presenti in mescita alla manifestazione, senza etichette o annate di un certo significato. Buono invece il rapporto qualità prezzo dell’evento che con 20 euro permetteva la degustazioni di una vasta ed interessante selezione di Ambra Wine.
Ma veniamo ai vini che ci hanno colpito particolarmente, questa volta, vista la particolare manifestazione e vini degustati (biologici, biodinamici, olistici ecc.) aggiungeremo un parametro nuovo come l’energia trasmessa dal vino misurata radio-estesicamente in gradi Bovis (La scala Bovis, o biometro di Bovis, dal nome dell’ingegnere francese Andrè Bovis (1871-1947), è una supposta tipologia di misurazione utilizzata per quantificare le vibrazioni sottili che nell’ambito della radioestesia e rabdomanzia si ritengono emanate da luoghi, oggetti o esseri viventi, in base al valore delle radiazioni emesse – L’unità di misura della scala Bovis viene espressa in UB (Unità Bovis), come valori nell’ambito alimentare si prendono a riferimento da 0 a 18.000 UB):
In Stabile 2017 di Ricci Carlo Daniele (Piemonte) un Timorasso in purezza da uve stramature, intrigante e dalle note speziate uniche (energia 17.000 UB);
San Leto 2015 di Ricci Carlo Daniele (Piemonte) un ‘altro Timorasso in Purezza, dalle note esotiche e di idrocarburo che in qualche sfumatura ricorda un Riesling Renano (energia 12.000 UB);
Bure Bianca del “Garaggista” Val di Buri (Toscana) un Trebbiano toscano in Purezza prodotto in sole 150 bottiglie, ampio e minerale (energia 16.000 UB);
kalima 2018 della associazione di cantine Colbacco ( Lumiluna, Signor Kruz e Guido Zaffo Santarelli) un 50 % Trebbiano procanico (toscano) un 20% di grechetto e un 35% di Malvasia di Candia Aromatica, con 30 giorni di macerazione sulle bucce in vasche di vetroresina, ampio e dai piacevoli aromi della malvasia di candia (energia 13.000 UB)
San Vito 2016 di Valli Unite (Piemonte) un Timorasso in purezza macerato per 24 giorni con le bucce, e affinato 23 mesi in botti di acacia da 21 hl particolarmente fresco e citrino (energia 15.500 UB);
Monte del Cuca 2018 della Cantina Menti Giovanni (Veneto), una Garganega in purezza affinata per 9 mesi in tini di rovere da 20 hl dalla semplice ma non banale scorrevolezza (energia 15.500 UB)
Plinio 2013 di Terre della Luna (Liguria)100% Vermentino macerato 15 giorni sul 70 % delle bucce, molto equilibrato e minerale (energia 12.000 UB)
Scianfora 2017 di Cascina le Signorine (Piemonte) un 100% Chardonnay in Anfora (da qui il nome Scianfora) che fa una macerazione sulle bucce per 12 mesi in anfora di estrema piacevolezza minerale (energia 17.000 UB);
Ansm orange…senza nome 2018 della cantina Vigna di san Lorenzo (Emilia Romagna) un’Albana di romagna in purezza macerato per un mese sulle bucce in anfore georgiane da 350 l estremamente rispettoso del varietale (energia 14.500 UB)
Rebulan 2010 della cantina JnK (Slovenia) 100% Ribolla Gialla con 12 giorni di macerazione sulle bucce e dopo 120 giorni si aggiunge vino passito della stessa annata, un vino unico ed irripetibile di un ‘eleganza senza tempo, purtroppo non più prodotto (energia 14.000 UB)
(troverete alcuni vini descritti recensiti sul nostro blog ww. lindovino.it).
Un Grazie sentito alle Organizzatrici di Orange Wine, per portare avanti questo progetto con professionalità e seria selezione di piccole realtà rurali da tutta Italia e non solo, nella speranza….di ampliare l’evento ad altre nuove aziende agricole, magari organizzando l’evento itinerante anche nel centro e sud Italia.
Gariga di Podenzano (PC) 20-10-2019
L?Indovino