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Location 7.0
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Ambiente 6.0
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Cortesia del personale 8.0
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Competenza del personale 7.0
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Organizzazione 6.5
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Immagine aziendale 6.0
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Qualita/Prezzo Vini 8.0
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Le Classificazioni Degli Utenti (0 Voti)
0
Aspetti Positivi:
Aspetti Negativi:
Nome:
L’isola della natura e del Benessere di Perini Annamaria
Vini Bianchi
Vin Santo di Vigoleno D.O.P.(vino Passito, uvaggio di Santa Maria, Melara, Trebbiano Romagnolo e Bervedino bianco)
Vini Rossi
Gutturnio ; Gutturnio Superiore Riserva(Bonarda e Barbera)
Vini Rosati
no
Spumanti Metodo Classico
no
Spumanti Metodo Charmat
Vino Frizzante Bianco, Gutturnio frizzante
Ettari Vitati
3,5
Vitigni:
Santa Maria, Melara, Trebbiano Romagnolo, Bervedino bianco, ortrugo Barbera e Bonarda (croatina), Bervedino nero e Trebbiano nero (rarissime varietà in pericolo di estinzione)
n° Bottiglie per Anno
400 circa di cui meno di 200 di passito di vigoleno doc
Ristorazione_:
no
Pernottamento:
no
Organizzazione:
6.5
Il viaggio ci porta lungo la via Emilia, esattamente nel comune di Vigoleno, in provincia di Piacenza fra la Valle d’Ongina e la Valle dello Stirone.
Attraversato il castello, una curva ci consente di percorrere uno stradello bianco e dopo circa un chilometro, arriviamo da Annamaria Perini, che insieme al fratello rappresenta una delle sette
aziende che produce il Vin Santo di Vigoleno, una realtà di circa 20 ettari totali per tutta la DOC, ritenuta la più piccola d’Italia.
Nel 1998 il Vin Santo ottenne la Doc Colli Piacentini con il nome “Vin Santo di Vigoleno”; otto viticultori hanno costituito un Consorzio di Tutela con l’approvazione di un disciplinare di produzione, decisamente restrittivo rispetto ad altri disciplinari per i vini passiti.
Le uve atte alla produzione devono prevedere minimo 40% di Santa Maria e Melara, Berverdino bianco e Trebbiano romagnolo; devono inoltre essere vinificate nel comune di Vernasca, frazione di Vigoleno e imbottigliate nella caratteristica bottiglia renana.
L’esigenza di alcuni produttori fedeli alle tradizioni, portò nel 2008 alla fondazione dell’Associazione del Vin Santo di Vigoleno Doc, un organismo di tutela e salvaguardia del prodotto, che portò nel 2010 all’ approvazione della modifica del disciplinare, apportando l’uso di Santa Maria e Melara ad un minimo del 60% con Berverdino bianco e/o Trebbiano romagnolo e/o Ortrugo per il restante 40%.
La tenuta da noi visitata, è una delle realtà più piccole del territorio, con vigneti gestiti solamente in modo diretto, raccolta a mano delle uve, minime lavorazioni al vigneto ed appassimento sul granaio di casa.
L’azienda “l’Isola della natura e del Benessere “prende nome dall’attività principale di naturopata ed erborista che Annamaria Perini svolge quotidianamente, dopo aver dedicando ogni momento libero alla sua passione più grande ereditata dal padre, il Vin Santo.
Annamaria e il suo compagno ci accolgono con Rocky, il loro pastore maremmano, la cui priorità è avvisare i padroni dell’arrivo degli ospiti accompagnandoli per tutta la visita.
La passione che la proprietaria trasmette sin dall’inizio della nostra visita è tanta, racconta la lunga storia familiare mentre ci rechiamo verso vigna; con il compagno ci fa osservare la diversità delle varietà dei vigneti, l’esposizione e la pendenza ove sono messe a dimora le piante.
La storia della famiglia Perini inizia indietro nel tempo, nei primi del novecento, i bisnonni acquistarono i vigneti dalla Chiesa, allora proprietaria di numerose terreni. La maggior parte degli agricoltori che utilizzavano tecniche spartane sia in vigna che in cantina, capirono le potenzialità di queste uve, di cui la Santa Maria è sicuramente la protagonista; uva dolce non stucchevole, coltivata in un terreno sabbioso derivante dalla presenza del mare ritiratosi milioni di anni fa, e dalla presenza di calcare, con inclusioni di fossili marini.
Il padre Enzo tramandò gli insegnamenti ai figli, tra cui l’antica tecnica dedicata all’appassimento delle uve; trascorsero gli anni e grazie all’aiuto del fratello Luigi, oggi scomparso, l’azienda si ampliò, fu una delle fondatrice della DOC di Vigoleno e sostenitrice del mantenimento di un disciplinare restrittivo di sole uve locali.
Tre ettari e mezzo a vigneto di proprietà, dislocati in più parcelle nel comune di Vigoleno e Bacedasco, di cui 1.5 ettari atti alla produzione del dolce nettare, in particolare di uva Santa Maria che compone circa il 60% del vin santo dell’azienda, di cui una vigna di 70 anni funge da madre per la selezione massale (si scelgono i soggetti con le caratteristiche migliori all’interno di un vigneto, si controllano prima della vendemmia le viti e gli eventuali attacchi di parassiti o virosi e si prelevano nel periodo della potatura invernale le marze – parte della vite che porterà foglie e frutti- adatte per l’innesto sulla talea americana) dell’azienda ed anche per altri produttori, in quanto non esiste un vivaista che produce le barbatelle di questi rari vitigni; questo è anche uno dei motivi che ha portato progressivamente all’abbandono della produzione del Vin Santo di Vigoleno.
L ’utilizzo di verde rame, sfalci a mano, vendemmia rigorosa a maturità completa degli acini, sono i fattori determinanti della vendemmia che avviene in base alla stagionalità e all’assaggio delle uve in base all’esperienza maturata negli anni.
Quest’anno, ad esempio, essendo un’annata calda, la vendemmia si è svolta verso la fine di agosto, quando gli acini dorati, non troppo schiacciati tra loro, sono stati assaggiati partendo dalla punta del grappolo.
Ma entriamo nella piccola cantina di vinificazione, in cui vecchie botti di cemento pitturate di rosso contengono le poche uve di barbera e bonarda utilizzate per il Gutturnio Superiore Riserva.
La nostra attenzione viene catturata dalla vista del piccolo torchio utilizzato durante la vinificazione delle uve atte alla produzione del Vin Santo. Un torchio manuale di stampo antico, in legno e metallo, dalla caratteristica vite centrale senza fine.
Successivamente c’immergiamo nel fruttaio aziendale, costituito dal piccolo granaio di casa, ove osserviamo uno spettacolo unico: due grappoli alla volta sono appesi sulle pertiche, legati da uno spago, creando un passaggio continuo di aria, evitando lo sviluppo di muffe, e formando un’unico grande soffitto d’uva.
La famiglia Perini è l’unica produttrice rimasta ad utilizzare ancora i cesti di vimini durante la vendemmia (il disciplinare consente in alternativa anche l’utilizzo di cassette), ed una delle poche ad utilizzare l’appassimento naturale dei grappoli mediante legatura con spago a due a due, successiva sospensione in verticale sulle “pertiche” orizzontali, anch’esse a loro volta distanziate, ed appese alle travi del tetto, formando una sorta di “festoni”.
Il tempo e il clima determinano il periodo di appassimento in solaio, generalmente fine dicembre primi gennaio, manualmente i grappoli poveri di acqua ma ricchi di zuccheri vengono messi nel torchio verticale in legno, dove per tre giorni si effettuano tre torchiature manuali, in modo da ricavare tutto il succo. Il mosto entra in un tino aperto coperto da un telo, rimane a riposo per circa un mese, finchè inizia la trasformazione dei lieviti, sviluppando un velo di muffa nobile; in questa fase si sviluppa un velo pellicolare superficiale di 4-5 mm. di spessore, bianco-verdastro all’esterno ed arancione nella parte a contatto col mosto-vino, le muffe ed i lieviti proteggono naturqalmente il mosto da eccessive ossidazioni.
Al suo sviluppo, il nettare viene trasferito nelle piccole botticelle di legno, iniziando la fermentazione e il suo invecchiamento, senza mai subire rabbocchi, ma perdendo una piccola parte del suo volume iniziale, diventando di fatto botti scolme (che perdono circa 1/3 del volume) in modo da innescare naturalmente il processo ossidativo caratteristico del Vin Santo di Vigoleno .
Per farci comprendere meglio le spiegazioni di Annamaria, veniamo accompagnati in una parte del solaio, dove le uve appese, mostrano un iniziale stato di disidratazione. Osservare i cestini di vimini appoggiati in un angolo, la sedia utilizzata durante la legatura dei grappoli, ci rende edotti di quanto tempo ed amore viene impiegato in azienda per questo vino; l’assaggio delle uve bianche che degustiamo man mano che ci vengono mostrate, sono un tripudio di emozioni, associate alla presa di coscienza della grande passione di Annamaria e del fratello maggiore che si trasforma in duro e paziente lavoro.
Un’emozione prolungata quando vediamo la parte di granaio in cui sostano le botti di affinamento del Vin Santo, ognuna con formato diverso, in base al periodo di affinamento. La prima barrique utilizzata è di 225 l ove il vino sosta per due anni , poi viene travasato in un legno da 150 l per tre anni fino ad arrivare all’ultimo anno di affinamento svolto in una piccola botticella da 100 l per un totale complessivo di sosta nel legno di sei anni, prima di essere imbottigliato e diventare Vin Santo di Vigoleno DOC.
Ogni anno si producono mediamente 190-195 bottiglie da 0,50 cl di vin Santo di Vigoleno DOC….. delle vere chicche.
Ma tra spiegazioni ed assaggi d’uva è passato tempo, ed accettiamo il cortese invito di Annamaria di fermarci a pranzo, con Rocky che ci segue scodinzolando ad ogni passo.
Successivamente, con tranquillità abbiamo la possibilità di degustare i vini dell’azienda ed in particolare ci hanno colpito:
Gutturnio Superiore Riserva 2016
60% Barbera e 40% Bonarda (croatina) 24 mesi affinamento in barrique usate
molto piacevole in apertura ove il sentore di frutta rossa, ti accompagna fino alla parte sapida ed acida, che con il gentil tannino scorrevolmente ti conduce in un lungo ed inteso sorso dal sentore di spezie esotiche come cannella e noce moscata.
Iniziamo con il Vin Santo di Vigoleno 2004;
60% Santa Maria 10 % Melara 15% Berverdino bianco e nero 10% trebbiano e 5% Ortrugo 6 anni di affinamento su botti scolme usate di varie dimensioni.
un nettare colore topazio che mostra la densità di un Occhio di Pernice. Meravigliose sensazioni di frutta candita, fichi secchi, datteri, ricorsi smaltati e balsamici accompagnano il sorso nell’infinta suadenza dal forte carattere del vino ma anche dall’eleganza di chi non teme il tempo, mostrando l’estratto nella sua completa armonia.
Il Vin Santo di Vigoleno 2009;
60% Santa Maria 10 % Melara 15% Berverdino bianco e nero 10% trebbiano e 5% Ortrugo 6 anni di affinamento su botti scolme usate di varie dimensioni.
appare molto più giovane, dinamico, ma non poteva essere diversamente. Ambrato nel colore, alla rotazione del calice, mostra il suo essere anarchico, fatto di ricchezze olfattive che risultano più intense del passito precedente ma di gran lunga più complesse. Le sensazioni di agrumi canditi calcano la scena, seguite da note di sottobosco, castagna, noce, accompagnate da sviluppi sapidi, saporiti di umami. Sentori scuri che seguono il sorso in uno sviluppo lungo e persistente, contando i secondi che diventano minuti durante la conversazione.
(Alcuni vini trattati sono recensiti sul sito www.lindovino.it)
E’ ora di congedarci, Annamaria ci saluta regalandoci un meraviglioso cesto di uva da tavola, dolce e succosa che ci accompagna durante il viaggio di ritorno, e chicco dopo chicco, il raspo è l’unico che rimane. Ma come si può resistere a tale tentazione?
![](https://www.lindovino.it/wp-content/uploads/2019/11/IMG_20190805_122356-300x225.jpg)
Il nostro racconto termina, ma solo per poco, poiché il 07 ed 08 Dicembre si svolgerà a Vigoleno la
Degustazioni di vini pregiati del territorio 2019, vin santo e passiti al Castello di Vigoleno, e sicuramente vi consigliamo di venire per degustare queste piccole ed uniche chicche dell’Emilia e non solo……
Per L?INDOVINO
Maura Gigatti